Mezzogiorno: Popolari e medie imprese arginano le spinte recessive

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Mezzogiorno: Popolari e medie imprese arginano le spinte recessive

Mezzogiorno: Popolari e medie imprese arginano le spinte recessive

13 Dicembre 2012

Il nostro Paese sta attraversando una recessione quanto mai, e questo è ancora più vero per le regioni meridionali, le cui imprese hanno visto scendere vistosamente redditività e produttività dal 2008 in poi. Tra queste le Pmi, hanno dimostrato di rispondere meglio agli effetti negativi della recessione rispetto alle imprese di maggiori dimensioni.

Il vero problema, secondo quanto emerge dal recente rapporto della Fondazione La Malfa sulla base dei dati di bilancio di imprese industriali del Meridione di medie e grandi dimensioni, è che nel Mezzogiorno, nonostante il buon potenziale, le medie imprese continuano ad essere ancora poche. Infatti i numeri confermano lo storico divario esistente tra il Sud ed il resto dell’Italia, e la divergenza tra le 2 aree si riduca soltanto per via di un peggioramento al Centro-Nord causato dal rallentamento dell’attività.

Nel rapporto viene evidenziato come il fatturato delle imprese campione mostri una significativa flessione tra il 2008 e il 2009 (-26%), per poi riprendersi nel 2010 e superare del 6% nel 2011 il fatturato del 2008. Un simile trend ha riguardato l’export, calato del 30% nel 2009, e risalito poi a circa 18 miliardi nel 2011, senza tuttavia riuscire a recuperare i livelli del 2008. Tutto ciò ha comportato, com’era prevedibile, risvolti sul piano occupazionale; infatti nel quadriennio l’occupazione si è ridotta quasi dell’8%. Vi è stata anche una netta caduta degli investimenti tecnici (-37%), cui si è accompagnato un vistoso calo della redditività, con perdite nel 2008 per circa 150 milioni di euro e di quasi un miliardo nel 2009, e, dopo una parentesi positiva nel 2010 quando l’utile è stato di 600 milioni, nel 2011 l’aggregato è tornato profondamente in rosso con perdite per 1,82 miliardi.

È interessante notare che, fra le imprese considerate dall’analisi, quelle di medie dimensioni sembrano resistere meglio alla crisi: per esse non si è ridotta la quota delle esportazioni che è rimasta stabile, gli investimenti sono diminuiti di poco, e lo stesso è accaduto per il fatturato e l’occupazione. Anche nelle regioni meridionali tali imprese hanno sempre trovato nelle Banche Popolari, un riferimento stabile, in particolare in questi anni di crisi. Come testimoniano i dati, gli impieghi del Credito Popolare rivolti alle aziende del Sud sono cresciuti nel periodo 2008-2011 del 16,7%, supportando i flussi necessari allo svolgersi della propria attività. È di conseguenza cresciuta anche la clientela, con un aumento di quasi 10mila nuovi imprenditori affidati nello stesso periodo.

Ciò è stato possibile principalmente per via del legame col territorio degli istituti della Categoria, la cui presenza ampia e diffusa si traduce in una quota di mercato pari al 33%, superiore di quasi 5 punti percentuali rispetto a quella nazionale. Il legame è stato riconosciuto anche dalla clientela che ha potuto contare su istituti del luogo, infatti nell’area i due terzi delle dipendenze sono riconducibili alle 23 banche del Credito Popolare Cooperativo con sede nelle regioni del Mezzogiorno.

Queste risultanze mostrano che la continua attenzione verso le esigenze delle imprese piccole e minori resta al centro dell’azione delle Banche Popolari e, nonostante l’avversa congiuntura e le difficili condizioni ambientali, esse hanno continuato ad impiegare le proprie risorse finanziarie in favore delle imprese di piccole e medie dimensioni, permettendo loro di affrontare la crisi con rinnovata fiducia.