Migranti a Calais: bocche cucite e minacce di suicidio. Francia a GB ai ferri corti

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Migranti a Calais: bocche cucite e minacce di suicidio. Francia a GB ai ferri corti

03 Marzo 2016

A Calais, nel nord della Francia, dove è in corso per il terzo giorni di fila lo sgombero dei migranti, alcuni iraniani si sono cuciti la bocca in segno di protesta. Hanno imbracciato cartelli con scritte “Siamo umani” e “Dov’è la vostra democrazia? E la nostra libertà?”. Nella serata di ieri sono arrivate le dichiarazioni del prefetto di Calais, Desplanques: “quelle immagini mi hanno fatto profonda impressione, ma nulla giustifica tali gesti estremi quando lo stato si adopera con tutti i mezzi per far uscire i migranti dalle condizioni indegne nelle quali sopravvivono”. 

 

Ieri il cima si è fatto davvero teso. I profughi si sono ribellati, a farsi sentire anche gli attivisti di “No borders”. Qualcuno dei migranti dal tetto di una baracca ha minacciato di tagliarsi le vene armato di coltello. Il Ministro dell’Interno francese, Cazeneuve, che sta facendo del suo meglio per monitorare la delicata situazione, ha risposto così ai tafferugli: "L’attivismo di una manciata di militanti ‘No Borders’, estremisti e violenti non cambierà niente". Aggiungendo, poi: "L’operazione di sgombero e distruzione degli alloggi di fortuna della bidonville continuerà nei prossimi giorni, con calma e metodo, offrendo a ciascuno un posto, come da impegni del governo". Il ministro è tornato a ribadire "la determinazione del governo a mettere al riparo i migranti in conformità con la decisione del tribunale amministrativo". 

 

Il Tar di Lilla è stato costretto ad dover respingere, in queste settimane appena trascorse, tutti i ricorsi contro l’evacuazione della zona sud della "jungla", com’è stata definita la bidonville a Calais. Secondo gli attivisti, proprio lì si troverebbero circa 3.000 profughi che vorrebbero attraversare la Manica e raggiungere la Gran Bretagna. Proprio per questa ragione, nonostante le pressioni dello stato per trasferire i migranti in 102 centri pronti ad accoglierli, ma lontani dalla frontiera britannica, la stragrande maggioranza di loro allora si ostina a rimanere nella bidonville di Calais, in condizioni di grave disagio. L’altro ieri gli scontri avevano ferito undici poliziotti e avevano portato al fermo di 3 attivisti. I "no borders" erano stati tenuti a distanza fin dal mattino.  Alcuni di loro, in particolare inglesi, hanno scatenato la guerriglia. 

 

La Francia potrebbe mettere fine agli accordi di Calais in caso di uscita della Gran Bretagna dall’Ue e lasciar partire verso l’Inghilterra i profughi attualmente accampati da questo lato della Manica, lo ha detto ieri il ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron, in una intervista al Financial Times. Intanto il governo francese lascia filtrare che la Gran Bretagna sarebbe pronta a stanziare circa 20 milioni di euro a beneficio della Francia in aiuti per far fronte alla crisi dei rifugiati al campo migranti di Calais. A dirlo il segretario di Stato francese Harlem De’sir.