Migranti,  “Guardian” accusa, Sicilia terra delle nuove schiave

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Migranti, “Guardian” accusa, Sicilia terra delle nuove schiave

13 Marzo 2017

Violentate, picchiate, sfruttate: il Guardian punta l’indice sullo sfruttamento schiavistico delle immigrate romene nelle serre della provincia di Ragusa, la terza in Europa per la produzione di beni agricoli. In una lunga inchiesta, condotta sul territorio raccogliendo le testimonianze di forze dell’ordine, associazioni di categoria e dieci donne che hanno accettato di parlare, il quotidiano britannico denuncia situazioni dramamtiche. Turni di lavoro più che massacranti, paghe ben al di sotto delle previsioni di legge, “cibo per gatti dato come pasto, rifiuto di prestare la dovuta assistenza sanitaria” e, soprattutto, schiavitù sessuale. “La sera le donne divengono il divertimento per gli agricoltori ed i loro amici, e raccontano di violenze e umiliazioni durate anni”: si legge nel duro reportage, che descrive come “nascoste dietro campi di serre dalla plastica bianca mossa dal vento, almeno 5.000 romene lavorino nel settore agricolo”.

“Il modo in cui sono trattate è un sempre più grande scandalo contro il rispetto dei diritti umani”, accusa senza mezzi termini, “uno scandalo che viene perpetrato nella quasi assoluta impunita’”. Se si considera la Sicilia nel suo complesso i numeri aumentano, perché le donne che “vivono in schiavitù in tutta la regione” sono 7.500. Ma intervenire è difficile, perché “non è facile aprire un’indagine quando le vittime sono troppo impaurite per parlare”, dicono i carabinieri.

Non solo: “il clima in cui si lavora comprende spesso la violenza fisica, le intimidazioni a mano armata, il ricatto e la minaccia di rivalersi sui familiari, in particolare i figli”. Quei figli che sono rimasti a casa in Romania, perché il numero di aborti, dovuti certamente alle continue violenze sessuali, è tale “da preoccupare, a causa della sua costante crescita, i medici e i gruppi per la difesa dei diritti umani. Secondo l’organizzazione Proxyma, le donne romene costituiscono appena il 4% della popolazione di Ragusa e il 26 % delle interruzione della gravidanza ufficialmente registrate”.