Migranti, pm Palermo vogliono ergastolo per scafisti. “Uccisero 200 persone”
07 Dicembre 2016
A Palermo, i pm chiedono l’ergastolo per tre scafisti che procurarono secondo l’accusa la morte di almeno 200 migranti in una delle tante stragi del mare degli ultimi anni. Gli scafisti vennero tratti in salvo insieme ad altri migranti durante il naufragio, ma adesso la procura chiede per loro il massimo della pena, aggiungendo alla accusa di favoreggiamento dell’immigrazione quella di omicidio.
I tre hanno scelto il rito abbreviato. Insieme ad altri due criminali arrestati avrebbero costretto 600 migranti a salire su un barcone stipato all’inverosimile, costringendo alcune persone a viaggiare chiuse in stiva e nel vano motore e fornendo giubbotti salvagente soltanto a chi pagava un supplemento. Si tratta di due algerini Ali Rouibah e Imad Busadia, e del libico Abdullah Assnusi. Altri due indagati, Suud Mujassabi e Shauki Esshaush, sono sotto processo in ordinario davanti alla corte d’assise.
Il naufragio avvenne a 22 miglia da Zuwara, in Libia, dove furono recuperate 373 persone e 25 cadaveri; altri morti vennero trovati successivamente. La prima nave a raggiungere il barcone in avaria fu una imbarcazione della Marina militare irlandese. Alla vista dei soccorritori, i migranti si spostarono su una fiancata del natante, che si capovolse davanti agli occhi dei marinai irlandesi.
Il processo di Palermo è stato istruito dai pm Claudio Camilleri e Renza Cescon. L’indagine è coordinata dall’aggiunto Maurizio Scalia. Per la Procura, gli scafisti furono responsabili del decesso per asfissia dei migranti, rimasti incastrati in stiva. La tesi dei pm è stata accolta anche dalla Cassazione, che annullò l’ordinanza con cui il gip di Palermo aveva scarcerato i 5 per l’accusa di omicidio, lasciando la misura solo per il favoreggiamento.
Intanto, il Tribunale del riesame di Catania, in un altro provvedimento che dispone la scarcerazione di altri due presunti scafisti, stabilisce una differenza tra “lo ‘scafista professionale’ al soldo di un’organizzazione dedita al traffico di migranti, che puo’ tornare in Libia e reiterare” il reato, e “lo ‘scafista occasionale e obbligato’ che nel perseguire il proprio obiettivo personale di raggiungere il territorio italiano come clandestino ha favorito anche l’immigrazione clandestina di terzi”. La pronuncia si riferisce a uno sbarco avvenuto a Pozzallo il 14 novembre scorso.
Per i due è stato disposto il solo obbligo di firma e il trasferimento nel Cara di Mineo. Il provvedimento fa seguito a due ricorsi contro la decisione del Gip di Ragusa, presentati dagli avvocati Massimo Garofalo e Elisa Simonelli.