Migranti: riti voodoo per costringerla a prostituirsi

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Migranti: riti voodoo per costringerla a prostituirsi

08 Novembre 2016

Ricatti, violenze e riti voodoo. La polizia di Stato ha fermato tre nigeriani accusati di avere ridotto in schiavitù una connazionale, fuggita attraverso il deserto e il Canale di Sicilia dalla miseria del suo Paese e finita nelle mani di una spietata organizzazione criminale. Gli agenti della Squadra mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti, in collaborazione con i colleghi di Trapani e Castelvetrano, hanno individuato e bloccato Juliet Matthew, 27 anni, la sorella 28enne Precius e Daniel Eguavon, 26 anni, accusati di sequestro di persona e induzione alla prostituzione.

Durante la sua prigionia la donna, attraverso un dispositivo cellulare, è riuscita a contattare l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che a sua volta si è messa immediatamente in contatto con gli Uffici della Squadra Mobile di Palermo.

La vittima, una volta soccorsa, ha raccontato agli agenti i particolari della sua odissea per raggiungere il nostro paese, iniziata circa tre mesi fa e scandita da stenti, privazioni, viaggi estenuanti e minacce: “spinta dal desiderio di una vita migliore per se e per il figlio la donna si era rivolta, nel suo paese, ad alcuni connazionali che le avevano presentato un uomo, il quale avrebbe provveduto ad organizzarle il viaggio per l’Italia”. Da qui il calvario. Per assicurarsi il prezzo del viaggio, di circa 30.000 euro, l’uomo non avrebbe esitato a sottoporre la giovane donna, ad un inquietante rito «voodoo» terrorizzandola sulle nefaste conseguenze alle quali sarebbe andata incontro se non avesse corrisposto quanto pattuito.

Dopo lo sbarco la donna è stata accompagnata dalle autorità italiane presso una struttura di accoglienza di Padova. Poco dopo si è messa in contatto con i suoi referenti nigeriani in Italia, i quali hanno provveduto a farle raggiungere, attraverso diverse tappe, Castelvetrano, dove ad attenderla c’era Precius Matthew, figlia dell’uomo che nel suo paese l’aveva sottoposta al rito voodoo. “Quest’ultima con la complicità della sorella Juliete e di Daniel Eguavon, ha messo la donna davanti alla cruda realtà: per onorare il debito di 30.000 euro, precedentemente contratto, si sarebbe dovuta prostituire. Al suo rifiuto, i tre sono passati alle vie di fatto, rinchiudendola in una stanza senza viveri per un giorno intero”.

Gli  investigatori all’interno dell’appartamento sono stati ritrovati quattro telefoni cellulari, alcune scatole di profilattici e cinque feticci di varie forme (un corno, un lucchetto, un oggetto di legno con materiale pilifero, una bustina contenente peli verosimilmente di pube e un osso di noce di cola) tutti utilizzati per i riti voodoo.