Migranti, Ue contro Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria
14 Giugno 2017
di Redazione
La Commissione europea ha deciso di lanciare le procedure di infrazione contro Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca per i mancati ricollocamenti dei profughi da Italia e Grecia. Ad annunciare i provvedimenti è stato il commissario Ue Dimitris Avramopoulos in occasione della presentazione della relazione di giugno sullo stato di attuazione delle ‘relocation’.
“Dispiace constatare che nonostante i ripetuti appelli, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia” non abbiano ancora agito. “Spero che” questi tre Paesi “possano riconsiderare la loro posizione e iniziare a “contribuire in un modo giusto”, dice Avramopoulos con una certa animosità. “Questi tre Paesi non hanno fatto niente per oltre un anno”, avverte Avramopoulos. In particolare “l’Ungheria, non ha mai fatto niente – aggiunge -. La Polonia si è offerta di accogliere nel 2015 e poi non ha fatto altro. La Repubblica Ceca non ha più ricollocato dall’agosto 2016″.
Immediate e prevedibili le reazioni. È un “puro ricatto e un atto antieuropeo” da parte della Commissione europea voler sanzionare i Paesi che non hanno rispettato gli impegni sulla ricollocazione dei migranti. Ha detto, ieri, in Parlamento, il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto dopo l’annuncio di Bruxelles dell’apertura delle procedure di infrazione per Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca sui mancati ricollocamenti dei profughi da Italia e Grecia.
Anche Praga difenderà la sua posizione, contro le quote sui migranti, alla luce della procedura d’infrazione di Bruxelles, anche davanti agli organi giudiziari. Lo ha detto il premier Bouhslav Sobotka. “La Repubblica ceca non è d’accordo con il sistema, anche a causa del peggioramento delle condizioni della sicurezza in Europa”, ha affermato. Ribadendo che Praga non parteciperà alla relocation, il premier ha aggiunto: “siamo pronti a difendere coerentemente questo nostro atteggiamento nell’Ue e davanti ai rispettivi organi giudiziari”. E poi è toccato al presidente Andrzej Duda replicare, “a mia opinione sull’avvio di una procedura dell’Ue contro la Polonia è decisamente negativa. La Polonia è un paese aperto”, dove chi ha bisogno di aiuto può riceverlo, ma non in modo “forzato” come vorrebbe l’Ue.
Le procedure di infrazione lanciate dalla Commissione europea contro Ungheria, Polonia e Repubblica ceca, per non aver accolto richiedenti asilo da Italia e Grecia, “non sono sanzioni”, ha detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, minimizzando la portata della decisione assunta ieri per far rispettare gli impegni previsti dal programma di “relocation”. Dopo diversi avvertimenti “non avevamo altra scelta”, ha spiegato Juncker durante un dibattito all’Europarlamento. “Siamo obbligati a lanciare procedure di infrazioni” ma “non si tratta di sanzioni. Si tratta di constatare che il diritto europeo non è rispettato.
Va detto, comunque, che l’accordo raggiunto dai Ventotto nel 2015 è stato imposto a una piccola minoranza dalla maggioranza qualificata dei Paesi membri. Ad Est, l’arrivo forzato di nuovi immigrati ha provocato non poche tensioni sociali e politiche. In questo contesto, da mesi i Ventotto stanno cercando un difficile accordo su una revisione del diritto d’asilo, che prevede qualche forma di redistribuzione dei profughi. La partita che si è aperta ieri rischia di un essere vespaio politico e giuridico che si trascinerà nel tempo.