Mitrokhin. Gli storici rispondono a Guzzanti

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Mitrokhin. Gli storici rispondono a Guzzanti

17 Aprile 2007

“Basta con questa leggenda nera che la Commissione Mitrokhin non ha prodotto nulla”. Inizia così l’intervista rilasciata domenica al suo Giornale da Paolo Guzzanti, parlamentare di Fi, vicedirettore del Giornale nonché Presidente della Commissione Mitrokhin in tutti gli anni in cui questa ha svolto la sua attività d’inchiesta. È una “leggenda nera che circola non solo a sinistra ma anche nel mio partito”, aggiunge entrando nel merito di quanto è emerso nel corso della conferenza stampa tenuta venerdì al Senato da Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Piero Craveri, durante la quale è stato richiesto espressamente al Presidente del Senato Marini di desecretare gli atti della Commissione. “E’ un’assoluta sciocchezza, oltretutto infondata dal punto di vista giuridico. Si tratta di note e segnalazioni risalenti a decenni fa, ma prive di alcun riscontro. Non c’è segreto di Stato, semplicemente quegli atti restano coperti per tutelare la privacy delle persone in assenza di prove. In ogni caso io li ho visti tutti e posso dire che non c’è proprio niente”. Parole che taglierebbero la testa al toro se non ci fosse un appello firmato da cinquanta storici a richiedere espressamente la pubblicazione degli atti per motivi di studio e ricerca scientifica.

Da che parte sta la storia, dunque? Secondo Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea alla Luiss di Roma e uno dei sottoscrittori dell’appello dei cinquanta, la storia sta dalla parte del rigore scientifico e non delle strumentalizzazioni politiche: “Non ci interessano i nomi e cognomi, non vogliamo violare la privacy di alcuno, ciò che ci interessa è la rilevanza del fatto raccontato. Si può pubblicizzare il corpus dei documenti, rispettando la privacy dei protagonisti, così come è stato fatto per la Commissione stragi, i cui atti sono stati pubblicati, con la secretazione dei cosiddetti dati sensibili. E il lavoro dello storico non ne subirebbe alcuna lesione. La Commissione è stata istituita con lo scopo di capire quale sia stata l’influenza del comunismo internazionale sulla storia d’Italia e di liberalizzare il numero più ampio di documenti per ricostruire quella storia. Non spetta dunque alla Commissione entrare nel merito del valore storiografico dei documenti, quello è il lavoro degli storici”.

Ad entrare in maniera più tranchant nel merito dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin è Salvatore Sechi, ordinario di Storia contemporanea, che della “Mitrokhin” è stato consulente: “Non esiste, non è mai esistita, né una leggenda nera né un’età dell’oro della Commissione Mitrokhin. Nessuno ha screditato i suoi lavori, perché a travolgerla sono stati la mediocrità della relazione finale approvata e i rapporti eccessivamente privilegiati tra qualche consulente e il presidente”. Poi continua: “Su queste liaisons dangereuses si sono annodati i pregiudizi delle vecchia sinistra, alla quale si è data una mano solidissima non indagando con rigore scientifico sulla rete del Kgb nelle forze armate, nelle imprese pubbliche e private, in seno ai dirigenti comunisti ecc. Questo tipo di ricerca avrebbe dovuto essere fatta, come ho proposto in più occasioni, in maniera coordinata, cio