MO, ministri UE a Blair: 4 obiettivi per la pace
09 Luglio 2007
di redazione
In una lettera a Tony Blair, dieci ministri degli esteri del
mediterraneo dell’Ue, tra cui Massimo D’Alema, titolare della Farnesina,
dichiarano: “La road map è fallita”. La lettera, pubblicata su alcuni
quotidiani europei, vorrebbe suggerire quattro
obiettivi per la pace in Medio Oriente.
“Lo status quo che prevale dal 2000 non porta a nulla” e “le
condizioni troppo rigide che avevamo l’abitudine di imporre come preliminari
alla ripresa del processo di pace non hanno fatto altro che aggravare la
situazione”, è quanto affermano ministri di Italia, Bulgaria, Cipro, Francia,
Grecia, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna. La situazione attuale
offrirebbe, a loro avviso, delle “opportunità”.
Infatti, si afferma
nella lettera, “la presa di Gaza da parte di Hamas è una sconfitta da cui può
nascere una speranza. Il rischio di guerra civile in Cisgiordania, le minacce
della divisione di fatto della Palestina e del ritorno degli scenari giordano e
egiziano di prima del 1967 possono effettivamente dare uno scossone”. Si può
inoltre ancora “sperare nella determinazione dell’Arabia Saudita, Emirati e
Qatar a fianco dell’Egitto e della Giordania”. Prendendo dunque atto di
questa situazione, i ministri si dichiarano autorizzati a ridefinire “quattro
obiettivi che siano – si precisa – alla nostra portata”.
In primo luogo è necessario offrire “una vera soluzione
politica ai popoli della regione mediorientale. Questo passa attraverso
negoziati, senza preliminari, sullo statuto finale, salvo che il percorso
avvenga per fasi successive. Comprendendo le questioni di Gerusalemme, i
rifugiati e le frontiere, questi negoziati permetteranno di fissare un
obiettivo condiviso e realistico”.
In secondo luogo si deve “prendere in considerazione il
bisogno di sicurezza di Israele. Vale la pena esaminare l’idea di una forza
internazionale robusta del tipo Nato o Onu capitolo VII”, che avrebbe “ogni
legittimità ad assicurare l’ordine nei territori e a imporre il rispetto di un
necessario cessate il fuoco”.
Il terzo obiettivo sarebbe poi quello di “ottenere da
Israele provvedimenti concreti e immediati a favore di Mahmud Abbas, tra i
quali il trasferimento della totalità delle tasse dovute, la liberazione di
migliaia di prigionieri che non abbiano le mani macchiate di sangue, la
liberazione anche dei principali leader palestinesi per assicurare il ricambio
in seno a Fatah, il congelamento della colonizzazione e l’evacuazione degli
insediamenti selvaggi”.
Infine bisognerebbe evitare di “spingere Hamas a rilanciare.
Questo implica riaprire le frontiere tra Gaza e l’Egitto, facilitare il
passaggio tra Gaza e Israele, e incoraggiare l’Arabia Saudita e l’Egitto, come
il presidente Mubarak ha proposto, a ristabilire il dialogo tra Hamas e Fatah”.