Modello AMA, come buttare milioni di euro nei cassonetti
22 Ottobre 2007
Nel raccontare la gestione dell’igiene urbana a Roma si è colti da un’incertezza: prenderla a ridere, vista la comicità involontaria che suscitano annunci, dichiarazioni e proclami se confrontati con la realtà dei fatti, o essere sopraffatti dallo sconforto di una situazione che anno dopo anno non migliora affatto, nonostante le centinaia di milioni di euro investiti e letteralmente buttati nei cassonetti? Certamente la materia è complessa, ma affermare, come ha fatto Walter Veltroni, che “non c’è città che abbia la dimensione di Roma che abbia risolto il problema della pulizia”, sembra un modo un po’ troppo comodo per scantonare dalle proprie responsabilità. Forse Londra è una piccola città di provincia?
Il Sindaco per evitare di rispondere delle inadempienze dell’AMA, la società del Comune che gestisce l’igiene urbana, stabilisce un principio – peraltro fatto valere in vari settori nei quali la sua amministrazione fa acqua, molti come si è visto – un principio, dicevamo, secondo il quale se la sua Giunta non riesce a risolvere un problema vuol dire che è impossibile riuscirci. Invocare le attenuanti generiche sarebbe legittimo, ma giocare la partita solo accampando l’improba difficoltà del compito ci sembra veramente un po’ meschino.
Per capire meglio quanto questo approccio sia viziato si deve ricorrere ancora una volta a un confronto con l’amministrazione precedente. Durante il governo a Roma di Francesco Rutelli il problema della nettezza urbana era centrale, affrontato con ben altra attenzione. L’igiene urbana è un banco di prova sul quale è facile percepire la differente “filosofia” amministrativa tra Veltroni e Rutelli. Quest’ultimo, pur non essendo esente da eccessi di ottimismo e non risparmiandosi annunci un po’ imprudenti, è stato più concreto, meno letterario e poetico nell’esercizio del suo mandato. Dopo la prima seduta del Consiglio comunale vissuta da Sindaco, fece la riunione inaugurale di Giunta il 17 dicembre del 1993, dalla quale uscì con un primo programma dedicato proprio alla pulizia della città: “Anno nuovo, Roma più pulita”. Da lì iniziò un’attività di riforma delle modalità di intervento dell’allora AMNU, divenuta poi AMA, che continuò per tutti e due i mandati. Nonostante si notasse nei risultati una netta inversione di tendenza rispetto al passato, Rutelli non smise mai di “marcare” stretta la dirigenza dell’AMA continuando a esprimere la sua insoddisfazione. In tutte le dichiarazioni sull’argomento non scelse mai di schermirsi di fronte alla difficoltà del compito, ma al contrario incalzava ogni volta dicendo che si doveva fare di più. Eppure in quel periodo fu avviata una pratica che, nonostante l’iniziale disagio per il parcheggio dei residenti, affermò per la prima volta la pratica della pulizia a turno di tutte le strade. Pulizia che si notava: le vie di Roma insomma erano più pulite.
O ancora si iniziarono ad elevare centinaia di multe per le “deiezioni canine” non raccolte dai padroni. La cosa fece notizia. Erano misure certamente impopolari, che segnarono però una netta discontinuità col passato, con le quali si riuscirono a ottenere dei risultati percepibili. Tant’è che all’inizio del 1999 in un sondaggio sui problemi della città solo il 2% dei cittadini mettevano l’igiene in cima alle loro preoccupazioni, preceduta da traffico, lavoro, parcheggi, trasporto pubblico, assistenza sanitaria, disoccupazione e smog. Altra misura interessante, già attuata in molte altre capitali, era la fascia oraria nella quale consentire il rilascio dell’immondizia. Tutto ciò non vuol dire che la gestione durante la sindacatura Rutelli fosse perfetta, anzi, ma almeno c’era una reale attenzione al problema. Inoltre nonostante non si sia mai arrivati a far diventare l’AMA un’azienda modello, certamente il primo esercizio in attivo nel 2001 non si registrò per le politiche dell’amministrazione Veltroni, ma ovviamente per le riforme realizzate durante la giunta Rutelli. Eppure, come in altri campi, è stato Veltroni a prendersi un merito non suo, strombazzando ai quattro venti quanto il “clima” a Roma fosse cambiato.
Veltroni peraltro sulla pulizia a Roma ha cambiato idea nel corso degli anni. Appena divenuto sindaco disse con piglio deciso: “la città deve essere pulita”. E presentando nel settembre 2001 con Massimo Tabacchiera, allora presidente dell’AMA, la sua “rivoluzione” annunciava l’attuazione di una serie di misure che avrebbero dovuto “migliorare moltissimo la situazione”: aumenti da tre a quattro dei turni di spazzatura, con una “copertura 24 ore su 24”, introduzione del “responsabile AMA” municipio per municipio, “pronto intervento nel centro storico per gestire immediatamente situazioni di degrado”. A distanza di sei anni, a giudicare dalle immagini, possiamo dire che qualcosa non è andato per il verso giusto (Consigliamo di visitare questo sito, “il degrado di Roma”, per rendersi conto). Queste affermazioni sembrano per chiunque viva la città più il copione di un comico che non le dichiarazioni del Sindaco.
Certamente non ha giovato lanciare l’AMA nell’attività internazionale con l’istituzione dell’AMA International. Così l’AMA ha acquisito un serie di appalti per la pulitura delle strade in vari Paesi del (Terzo) mondo: Egitto per la zona nord del Cairo, in Honduras nella città di San Pedro Sula, e in Senegal, a Dakar. Su quest’ultimo, l’appalto per la pulizia di Dakar, si sono registrati livelli di inefficienza e approssimazione tali da indurre a fare una pronta marcia indietro. Cosa è successo nella “campagna africana”? L’AMA in questo caso non vinse l’appalto direttamente ma arrivò a ruota della Alcyon società svizzera di un certo Alvaro Moretti. L’incarico riguardava sia lo smaltimento dei rifiuti, sia la costruzione di una discarica. Dopo un periodo d’avvio entusiasta, suggellato da un concerto con Youssoun’Dour alla presenza del benedicente Veltroni, si capisce che c’è ben poco da esportare “modelli”, come entusiasticamente scriveva “Nuova Ecologia”, rivista di Legambiente (dal link un articolo dal titolo oggi veramente grottesco: “Il modello AMA viaggia nel mondo”!). A Dakar vengono mandati mezzi vecchi e fatiscenti, fatti pagare ai “gonzi” africani per nuovi e la capitale senegalese comincia presto ed essere più sporca di prima. In Senegal iniziano le proteste. Alla fine dell’estate 2005, complice la siccità, nel mare di rifiuti di Dakar scoppia un’epidemia di colera: decine di migliaia i contagiati, centinaia i morti. Il Senegal denuncia l’AMA e ha inizio una lunga causa non ancora conclusasi. Il Sindaco sulla vergognosa vicenda tacque allora e continua a tacere, preferendo ricevere applausi in una presentazione dell’ennesimo libro su una scuola aperta a Maputo grazie ai contributi degli studenti romani, resi buoni da lui, dal Sindaco. E mostrando agli studenti del Liceo romano Augusto una foto di due dita, una nenche a dirlo della sua mano, l’altra della manina di una bimbetta africana, commenta così: “Queste foto danno il senso dei nostri viaggi in Africa e un’idea di mondo: che ci tocchiamo, siamo la stessa pelle, parte dello stesso progetto, ci scambiamo calore. Il consiglio che vi do è di dedicare una parte della vostra vita agli altri: si può fare per l’Africa si può fare nella nostra città, attraverso il volontariato, o semplicemente stando vicini a chi è in difficoltà”. E mentre il Sindaco predica, l’AMA sta vicino ai senegalesi in difficoltà esportando il suo Modello, garanzia di colera.
Viene da chiedersi: se un’azienda non riesce ad onorare i propri impegni, la propria mission basilare, è sensato che avvii altre attività, addirittura in altri continenti. No, evidentemente non è sensato. Ciononostante l’AMA dell’era veltroniana ha risentito dell’ottimismo ultroneo del suo ispiratore, il Sindaco. E AMA Roma si è dovuta “arricchire” del suo braccio estero, AMA International. Oggi la situazione è talmente fallimentare che la filiazione della tradizionale azienda è in via di dismissione, secondo modalità ancora non chiare ma certamente i progetti di grandeur di qualche anno fa sono ormai, ed è il caso di dire per fortuna, tramontati. Insomma dopo cinque anni di brutte figure in giro per il mondo si torna a casa. Ma non sarebbe stato meglio concentrarsi sull’area romana? Non sarebbe il caso di sfruttare tutti i soldi investiti per far funzionare per esempio il parco mezzi tanto ben illustrato sul sito aziendale? Che fine hanno fatto alcuni mezzi visibili solo sulle pagine web, ma mai messi all’opera. Ironicamente Fabrizio Santori e Farncesco Filini, consiglieri comunali di Allenza Nazionale, hanno lanciato un concorso a premi KillAMAivisto?, rivolto a chiunque abbia avvistato uno Squaletto, mezzo di ridotte dimensioni adibito alla pulizia dei marciapiedi e del fondo stradale o un Triciclone, mezzo (non) usato nel centro storico per la pulizia di strade e marciapiedi, che sarebbe particolarmente adatto per la rimozione di escrementi canini e cicche di sigarette, o ancora il Ciaoporter, termine aziendale per indicare un mezzo meccanico a tre ruote, su cui sono posti uno o due contenitori, normalmente di plastica, nel quale depositare i rifiuti raccolti.
Aggiungeremmo anche la Kamoto, mezzo a due ruote per il pronto intervento di aspirazione delle “deiezioni canine”. Davanti alla scuola elementare dei miei figli, conto tutti i giorni decine di variopinte “deiezioni”, che ho segnalato al numero verde AMA, eppure la Kamoto non l’ho mai vista. Pecccato perchè sarebbe anche divertente vederla in azione. Forse bisognerebbe spiegare che non basta comprare nuovi mezzi o cambiare il logo e i colori sociali dell’Azienda – passando dal verde al giallorosso capitolino con simpatica manina – per rendere Roma pulita. Insomma l’AMA non fa il suo mestiere e non rispetta neanche il già molto generoso Contratto di servizio.
D’altra parte anche l’Autorità di controllo e la qualità dei servizi pubblici locali, filiazione dello stesso Comune di Roma, aveva segnalato nella sua Relazione all’inizio dell’anno – prima dell’epurazione del suo bravo presidente Bernardo Pizzetti – quanto l’Azienda Municipale Ambiente fosse inadempiente rispetto al Contratto con il Campidoglio. Cinque i livelli di giudizio: buono, più che sufficiente, sufficiente, meno che sufficiente, insufficiente. Il rapporto cominciava prendendo in esame l’igiene del suolo. La pulizia delle strade era “più che sufficiente” nel 40 % dei casi, “buona” nel 9. Complessivamente si andava oltre la sufficienza appena nel 49 % dei casi. In parole povere, l’AMA alla fine del 2006 teneva pulita una strada su due, eppure il Contratto di servizio prevederebbe il 90% delle strade “sufficientemente pulite”, formula già ambigua e stigmatizzata dalla stessa Agenzia.
Nella Relazione si legge: “Limitandoci al solo standard definito per l’igiene del suolo, il Contratto prevede che ‘almeno il 90 % delle strade risulti sufficientemente pulito’. Poiché una strada ‘sufficientemente pulita’ non è una strada pulita (secondo il Contratto di servizio, infatti, è tale una strada con moderata presenza di rifiuti e cartacce), ciò può comportare il paradosso che il livello di servizio possa risultare pari o superiore al parametro del Contratto senza che una sola strada della città risulti effettivamente pulita. Inoltre, la definizione di tale parametro appare strutturalmente in contraddizione con l’obiettivo di maggior decoro della città, poiché accetta implicitamente che il 10 per cento delle strade possa risultare non sufficientemente pulito. L’assenza di un sostanziale sistema di sanzioni e penali – generali e specifiche – contribuisce all’incompletezza del quadro contrattuale”.
Allo stesso modo il decoro e la funzionalità dei contenitori erano “più che sufficienti” solo dal 24 al 36 % dei casi, la pulizia dell’area circostante le postazioni solo dal 37 al 51%. Dunque, raccolta in affanno e cassonetti vecchi e malandati in circa un caso su due. Tutto questo nonostante le periodiche conferenze stampe nelle quali si è annunciato l’acquisto di qualche migliaio di nuovi cassonetti, i modelli dei quali sono ormai talmente tanti da aver perso il conto. Una realtà che il cittadino vede ogni giorno con i suoi occhi, confortata dal dossier dell’Agenzia di Controllo. Le cifre parlano chiaro. L’Ama ne esce impietosamente bocciata, senza appello. Nonostante l’epurazione di Pizzetti la Relazione è ancora lì sul sito dell’Agenzia per chiunque la volesse leggere. Inoltre la contestazione del Contratto di servizio tra Comune e Ama da parte dell’Agenzia risale al 2000. Sette anni per metterci mano. Cosa è successo nel frattempo? Assolutamente nulla. Il Contratto è sempre quello, prorogato di volta in volta.
O meglio, qualcosa è successo: il costo dello spazzamento delle strade è superiore dell’ 83% rispetto alla media nazionale e la raccolta dei rifiuti costa il 17% in più delle principali città italiane. A questi numeri già abbastanza emblematici del fallimento se ne aggiungono altri: a Roma l’88% dei rifiuti finisce direttamente in discarica contro una media nazionale del 57%, mentre la quota riciclata è pari all’8% contro una media del 23%. Il Sindaco vanta l’aumento della raccolta differenziata, ora vicina al 20%. Peccato che il piano annunciato nel 2001 prevedeva di raggiungere la quota del 35%, quella prescritta dal decreto Ronchi, entro il 2004! Inoltre tenendo conto che Milano è al 43%, Torino al 40% e Napoli vicina al 15%, non ci pare che ci sia granchè di cui menar vanto. Intanto le tasse sui rifiuti sono aumentate del 15,8% per le famiglie e del 31,6 per gli esercizi commerciali. L’aumento di gettito ha portato l’introito a 475 milioni di euro nell’anno, ai quali si aggiungeranno gli 80 milioni del conguaglio 2006. Un mare di soldi, è proprio il caso di ribadirlo, finiti nei cassonetti e invece l’immondizia rimane fuori. Se questo è un modello, fate voi…