“Modello Roma”, sul turismo Veltroni dà i numeri

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“Modello Roma”, sul turismo Veltroni dà i numeri

18 Giugno 2007

Nelle prime due puntate della nostra inchiesta sul cosiddetto “Modello Roma” abbiamo rilevato quanta distanza ci sia tra la Roma in rima baciata della saga veltroniana, tutta successi e imprese, e la città reale, indecorosa nonostante l’Ufficio Decoro e sostanzialmente immobile malgrado le “rivoluzioni” della mobilità. Analizziamo ora uno dei settori di maggior vanto per il Sindaco e la sua Giunta: il turismo. Anche solo facendo una ricerca nell’archivio dell’agenzia Ansa, ci si può render conto quanta importanza Veltroni dia a un settore certamente “strategico” per una città come Roma, come lui stesso ama dire. Sono molte decine, centinaia le dichiarazioni rilasciate in questi sei anni di governo. E ogni occasione è buona: la presentazione di un libro, l’inaugurazione di una delle tante “case”, il restauro di una fontana, la pedonalizzazione di una piazza e così via. Il suo predecessore Francesco Rutelli sull’argomento esternava molto raramente: il compito di commentare i meri dati dei flussi turistici lo delegava al fedele Paolo Gentiloni, allora assessore al Turismo, oggi ministro delle Comunicazioni.

E’ particolarmente interessante seguire l’evoluzione che il settore ha avuto tra l’inizio degli anni Novanta e l’alba del nuovo millennio, per capire quanto i meriti di un indubbio progresso registrato negli ultimi quattordici anni, vadano spartiti tra i due sindaci e non attribuiti, come si tende a fare, solo all’attuale primo cittadino. E una lettura più attenta induce a rivedere gli entusiasmi da miracolo romano che contraddistingue qualunque sortita sull’argomento. Ma non c’è da stupirsi: si sa, la comunicazione è il punto su cui Veltroni è divenuto maestro a livello nazionale. Tanto per fare subito un esempio, i punti d’informazione turistica, molto utili e, quelli sì, consoni a una capitale europea vennero introdotti da Rutelli, come del resto il “Visitors Center” ai Fori Imperiali.

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Uno dei venti punti di “Informazioni turistiche”, introdotti da Rutelli in vista del Giubileo

Quando Rutelli nel novembre 1993 – grazie alla nuova legge sui sindaci, prima prova della neonata Seconda Repubblica – giunse allo scranno più alto del Campidoglio, la situazione del turismo a Roma era indubbiamente depressa. Si usciva da un anno di stagnazione, con alcuni dati addirittura negativi rispetto all’anno precedente. Iniziò il lavoro di ricostruzione e si fornirono strumenti più adeguati a una città che fino ad allora era priva delle più elementari strutture di accoglienza, viveva con orari da socialismo reale e aveva a tal punto sindacalizzato le aperture dei musei, da arrivare al ridicolo di chiuderne molti alle due del pomeriggio, quasi fossero sportelli dell’ufficio anagrafe. L’impegno profuso diede i suoi risultati: già il 1994 segnava un incremento delle presenze nella Capitale da record: la migliore annata dal 1970. Roma era uscita dal cono d’ombra nel quale l’avevano fatta entrare le gestioni di fine anni Ottanta, opache e lottizzate.

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Il “Visitor center” di Via dei Fori Imperiali creato in occasione del Giubileo

Dodici milioni erano i turisti arrivati nella Capitale nell’anno che segnò l’avvento sulla scena politica di Silvio Berlusconi. La risalita continuò negli anni seguenti, con incrementi continui fino ad arrivare alla cifra record di venticinque milioni di presenze dell’anno giubilare con un straordinario aumento del 23% sull’anno precedente. Nel 2001 si registrò una brusca frenata con un crollo del 35% delle presenze, in parte anche dovuta all’11 settembre. E’ l’anno in cui Veltroni diventa sindaco: guarda caso all’inizio del 2002 non si profonde in dichiarazioni, anzi. Giustamente, essendo sindaco da soli sei mesi non vuole sposare la propria immagine con una cifra così negativa, sulla quale, a onor del vero, non ha responsabilità. E infatti nell’archivio Ansa non risulta nulla. Risultano però le dichiarazioni da candidato sindaco dell’aprile 2001. In un incontro con gli operatori turistici Veltroni individua tre punti su cui operare per “fare di Roma una delle tre mete mondiali come turismo di presenza” e per far funzionare al meglio la macchina dell’accoglienza turistica: “Riaprire il dibattito sulla questione della mobilità al fine di evitare che ci siano linee di trasporto pubblico affollate e altre vuote”. Su questo primo punto, come risulta dalla nostra precedente inchiesta (link?), pare aver fallito. Vediamo il secondo: “Intervenire sul decoro urbano anche prevedendo la realizzazione di consorzi fra commercianti e operatori per far gestire loro la pulizia e impegnarsi a migliorare l’ornato cittadino nella loro zona, avendo in cambio l’esenzione della tassa per la nettezza urbana, come avviene sugli Champs-Elysées a Parigi”. Anche qui rimandiamo alla prima puntata sul “Modello Roma” per dimostrare quanto l’obiettivo sia stato mancato. E in ultimo: “Semplificare la burocrazia e creare una ‘casa del turismo’ ove periodicamente possano confrontarsi e discutere sullo stato del turismo gli amministratori e gli operatori”. Ebbene di “case” in questi anni ne sono nate tante – cinema, jazz, letteratura, architettura, memoria, bimbi, teatro – ma ancora non risulta l’auspicata “casa del turismo”. Rutelli aveva condotto una dura battaglia per far uscire i bus turistici dalle Mura Aureliane. L’esodo, tra le proteste degli operatori, era iniziato. Con Veltroni si torna all’antico: bus in tutto il centro e il Lungotevere trasformato come si può notare nella foto che pubblichiamo, trasformato in un parcheggio.

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Due tratti del Lungotevere nei quali sarebbe vietato sostare trasformati in parcheggio di bus turistici

Veltroni alla fine del 2002, con straordinaria capacità degna di miglior causa, volge in positivo quella che, cifre alla mano, è semplicemente una tenuta rispetto al catastrofico dato dell’anno precedente, e dichiara: “Il numero di presenze turistiche a Roma nel 2002 sarà più o meno uguale a quello del 2001”. L’onere di sbilanciarsi lo lascia al suo vicesindaco Enrico Gasbarra: “Sarebbe straordinario confermare i risultati dello scorso anno, quando abbiamo avuto oltre 16 milioni di presenze”. Nessun confronto con un l’annus mirabilis, il 2000. Particolare prudenza anche nel 2004 sul bilancio dell’appena trascorso 2003. In un incontro definito “gli stati generali del turismo romano”, Veltroni non sembra ostentare particolare ottimismo e si rifà a un solo dato che, come d’abitudine, “vende” al meglio: “Il dato di permanenza a Roma (2,6 giornate) è minore di quello di Londra e di New York, ma superiore a molte altre città europee, come Parigi, Lisbona e Monaco.” E a seguire, con un pizzico di malcelata rabbia per i dati, rigorosamente non citati: “Roma ha tutte le risorse per essere competitiva ed è necessario superare quel complesso di inferiorità che è il nostro vizio nazionale e che frena ogni dinamismo”. Quanto a presenze, si parla di “una sostanziale tenuta sull’anno precedente”.

Passa un anno e mezzo e nel semestre 2005 si registra un +12,8%, il primo segno + dall’inizio del suo mandato, che fa scattare l’osanna veltroniano: “Gli incrementi a due cifre ci fanno parlare, con legittimo orgoglio, di boom del turismo a Roma, percepita come una città serena e sicura, in cui avvengono grandi eventi e che si prepara a un settembre straordinario: la Notte Bianca, il Festival del Teatro e il campionato europeo di pallavolo”. Però! E concludeva: “Nei prossimi anni quando avremo anche la Fiera di Roma, il centro congressi e il parco a tema sul cinema, l’offerta turistica di Roma sarà irraggiungibile”. Eh sì, veramente irraggiungibile.

E all’inizio del 2006 si raccoglie il frutto maturo commentando le statistiche con un entusiasmo forse un po’ spericolato. In una conferenza stampa convocata il 17 gennaio, appena sono disponibili i dati dell’anno trascorso, Veltroni dice: “Nel 2005 Roma per la prima volta ha sfondato il tetto dei 16 milioni di turisti toccando quota 16.581.000 presenze, che diventano 18 compresa la provincia, nell’arco dell’anno. Con un incremento negli ultimi due anni del 15%”. Tutto molto bello, ma come “la prima volta”? In che senso? Allora, cerchiamo di capire, delle due l’una: o i dati dichiarati negli anni precedenti e precisamente dal Touring Club Italiano il 19 gennaio 2001, le venticinque milioni di presenze a Roma nel 2000, erano falsi o Veltroni si è fatto un po’ prendere dall’entusiasmo. Capiamo che con tutte queste cifre e confronti tra un’annata e l’altra può venire il mal di testa, ma non era stato lo stesso Gasbarra a dichiarare tre anni prima che si confermavano per il 2002 le “oltre sedici milioni di presenze del 2001”? C’è qualcosa che non quadra.

Detto tutto ciò, bisogna ammettere che in questi anni, al contrario di quel che è successo in settori più “noiosi”, quali l’igiene, la manutenzione urbana e il traffico, il lavoro profuso dal Sindaco e dalla sua Giunta nelle pubbliche relazioni, nella comunicazione e nella promozione dell’immagine di Roma è stato rilevante e degno di nota. Veltroni ne è cosciente, e dunque governa a fatica il suo entusiasmo. Nella stessa occasione in cui annunciava il sorpasso del muro dei sedici milioni di presenze, diceva: “Il grande lavoro che abbiamo svolto in questi anni sta dando i risultati che speravamo ed è per questo che mi sento di fare un ringraziamento speciale a Maria Pia Garavaglia, che si impegna quotidianamente per assicurare alla città uno sviluppo turistico continuo. Ebbene i numeri ci stanno premiando, ma il nostro modus operandi non è quello di cullarci sugli allori ma di analizzare i risultati e cercare nuovi obiettivi per crescere ancora, perché questa è una città che non ha limiti. Dobbiamo e possiamo ancora crescere, abbiamo studiato un piano quinquennale per portare il numero di turisti dai sedici milioni registrati nel 2005 a venti milioni…e questo è solo il primo passo, perché il mio sogno è quello di raggiungere, prima o poi, i trenta milioni di turisti annuali di Parigi. Roma ha tutte le carte in tavola per avere la stessa appetibilità della capitale francese, dobbiamo solo riuscire a cambiare quel falso storico che fa considerare la nostra come una città museo dove ci si va una sola volta. La nostra dev’essere una città dinamica, energica con un’offerta culturale in continua espansione e con un ventaglio di offerte il più variegato possibile”.

A distanza di un anno e mezzo possiamo dire che le cose vanno anche meglio del previsto, ormai si veleggia verso i ventidue milioni di presenze.

Tutto molto bello. Il problema però è che, oltre alla città che produce eventi, il “divertimentificio”, ci vorrebbe la città che funziona, “a prescindere” come direbbe Totò. Una città, insomma, nella quale un turista non si debba sentire in colpa se deve far ricorso a un servizio igienico (e resta da capire dove si debbano espletare le funzioni fisiologiche primarie? In modo agreste, nei cespugli?). Se c’è un concerto o uno spettacolo in piazza ci sono decine di bussolotti chimici istallati per l’occasione, ma nella quotidianità si deve ricorrere al baretto all’angolo, che spesso espone sulla porta della toilette il cartello “Guasto”.

Veltroni: “Roma non ha limiti!”. Purtroppo ce l’ha eccome i limiti, sono evidenti. Se vuole raggiungere Parigi, e non abbiamo dubbi che con Veltroni possa riuscirci, si deve capire come questo avverrà, a quali condizioni. L’importante è che non collassi la città “normale”, quella che non partecipa al grande circo turistico. Altrimenti dagli entusiasmi si potrebbe passare, come in una bolla speculativa borsistica, al tracollo con danni irreversibili.

In conclusione, al di là delle incongruenze statistiche e dei limiti infrastrutturali, il turismo sta vivendo un boom a livello mondiale e tra breve sarà il più grande business del pianeta, dunque Veltroni è bravo ad averlo capito, ma la questione è preparare adeguatamente e responsabilmente la città. Già oggi siamo al limite. Insomma, più che avvitarsi nella stimolante sfida con Parigi sul numero delle presenze, Veltroni dovrebbe andare al di là dei meri dati statistici e degli eventi attira gonzi. Dovrebbe dare assoluta priorità ai problemi strutturali, ai limiti evidenti di una città che ancora non ha la cultura dell’accoglienza, le infrastrutture e l’organizzazione dei servizi per reggere un serio confronto con le capitali europee, anche se il Sindaco un giorno sì e l’altro pure sostiene l’esatto contrario.