Mogherini e quei devoti di Obama che ancora sognano la primavera dell’Iran
15 Ottobre 2017
Gli esperti di relazioni internazionali ci dicono che l’Iran con l’aiuto della Russia nel giro di pochi anni diventerà la potenza egemone in medio oriente. Il presidente Trump avverte che il congresso americano è pronto a intervenire per evitare che Teheran, in barba all’accordo sottoscritto con la comunità internazionale non più tardi di un paio di anni fa, sviluppi missili intercontinentali dotandosi di un arsenale atomico.
Davanti a questo scenario non si capisce perché l’Alto rappresentante dell’Unione Europea Federica Mogherini continui a ripetere che l’accordo sul nucleare “funziona e continuerà a funzionare”, tanto più che allo scadere di alcune clausole il regime iraniano riprenderà attività fino a ora proibite (per non dire delle difficoltà che incontrato la comunità internazionale nel verificare l’esecuzione degli accordi).
La verità è che per i devoti di Obama, come i renziani in Italia, non è ancora iniziata una seria autocritica sulle conseguenze generate dal fallimento della politica estera dei democratici americani. Inseguendo il mito delle primavere arabe, Obama ha seminato il caos tra Siria e Medio Oriente, mentre i falchi iraniani si rafforzavano, e i pasdaran e i loro alleati come l’Hezbollah libanese diventavano la vera grande minaccia per la pace dei nostri tempi, una minaccia per l’esistenza stessa dello stato di Israele e per la sicurezza dell’Occidente.
Adesso l’Europa, che spinse tanto per quell’accordo, Mogherini in testa, farebbe bene a capire che bisogna correggerlo, come lascia intendere il segretario di stato americano Tillerson, dietro i toni più irruenti e minacciosi di Trump. Ma per i devoti dell’ex presidente non si può neanche cambiare una virgola del (fu) verbo obamiano.