Monarchie al tramonto nella stagione dei congressi

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Monarchie al tramonto nella stagione dei congressi

13 Aprile 2007

Sarà l’Udc a inaugurare oggi l’affollata stagione congressuale 2007. In giornata partono anche i lavori dell’assise dello Sdi, mentre il prossimo fine settimana toccherà ai vertici di Ds e Margherita confrontarsi con la pancia dei rispettivi movimenti. Piccole monarchie al tramonto, nuove opposizioni che crescono, rapporti tesi con gli alleati: i sintomi della crisi dei partiti sono più o meno gli stessi. E di solito arrivano alla sublimazione proprio in concomitanza con i congressi.

Prendiamo l’Udc, per esempio. La partita del segretario è chiusa da tempo. Sarà riconfermato Lorenzo Cesa, uomo di fiducia di Pier Ferdinando Casini. Ciononostante, per i due il congresso di Roma non sarà una passeggiata di salute. Casini e Cesa dovranno fare i conti con l’opposizione interna – l’ala polista guidata da Carlo Giovanardi – che controlla circa il 10 per cento dei delegati. Ma i dioscuri centristi saranno anche alle prese con un regolamento congressuale che si presta a diverse interpretazioni e con una rogna fresca di giornata. Si tratta della cordata guidata da Mario Baccini e Bruno Tabacci. I due non sono intenzionati a presentare una candidatura alternativa o una mozione in dissenso: arrivati all’appuntamento nazionale oramai le regole congressuali non lo permettono più. L’idea allora è quella di convocare una riunione di fedelissimi nel bel mezzo dell’assise, contarli e fargli firmare un documento. Baccini e Tabacci sostengono di controllare il 20% del partito. Sono numeri che trovano conferma anche a Via dei Due Macelli. Il progetto è quello di far pesare il proprio appeal interno quando si tratterà di dividere le cariche direttive che fanno da contorno alla segreteria nazionale. Ciò affermerebbe un principio inedito per l’Udc: l’assegnazione di incarichi in ragione della rappresentanza interna e non più per gentile concessione del leader. Ed ecco la prima piccola monarchia che cade: quella di Pier Ferdinando Casini.

Acque un po’ meno agitate in casa Sdi. Il segretario Enrico Boselli oggi riunirà i suoi a Fiuggi per lanciare la Costituente socialista. L’ennesima. Stavolta però Boselli è fiducioso. Crede sul serio di poter far confluire tutti (o quasi) i craxiani sotto le sue insegne e di porre fine a una diaspora che va avanti da quasi quindici anni. Lo Sdi guarda con molto interesse alla possibile scissione del correntone Ds dalla Quercia. L’idea è quella di costituire un unico gruppo degli eredi della tradizione socialista, l’unico referente italiano del Pse. In quest’ottica il progetto Rosa nel Pugno, cartello elettorale con cui Sdi e Radicali si sono candidati insieme alle scorse politiche, rimane a mezz’aria. Non viene sciolto. Ma neanche fa passi in avanti.   

Settimana prossima, s’è detto, sarà la volta di Ds e Margherita. I due partiti sono chiamati a ratificare la scelta del Partito democratico, movimento che non è ancora nato ma che già si porta appresso una scia di psicodrammi. I dl si riuniscono a Cinecittà. E qui si sprecano le battute sul partito-fiction che ha scelto la location più adatta ai suoi lavori: gli studios cinematografici romani. Ironia a parte, è un fatto che la fase precongressuale della Margherita sia stata condizionata dalla polemica tra fazioni che si rinfacciavano a vicenda casi di tesseramenti gonfiati. Anche quella di Francesco Rutelli quindi è una piccola monarchia che crolla. Ciononostante, il vicepremier ha ancora i numeri per essere riconfermato leader e per avviare la fase costituente del Partito democratico. Con sé, il segretario uscente ha i rutelliani e i popolari. Contro di lui ci sono i parisiani, fenomeno correntizio tutto sommato residuale.

Rimangono aperte “solo” un paio di questioni: il dilemma dello scioglimento dei due partiti (Ds e Margherita) per fonderli in uno e la collocazione europea della nuova “cosa” riformista. Dl non ha nessuna voglia di aderire ai socialisti europei, i Ds tantomeno di collocarsi tra i liberaldemocratici. Piero Fassino, inoltre, malgrado abbia vinto molto bene i congressi provinciali, deve fare i conti con due opposizioni interne: il correntone di Fabio Mussi e la correntina di Gavino Angius. La prima è già con le valigie in mano. E difficilmente dalla dialettica del congresso di Firenze ne verrà fuori un ripensamento. Tanto che Fassino sembra già aver somatizzato il problema. E’ altro ora a preoccupare il riconfermato segretario diessino. Come per esempio i sondaggi sul Pd, partito non ancora nato e già dato in caduta libera.