Mondiali. Ancora pari e sofferenza: rischio eliminazione per gli Azzurri

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Mondiali. Ancora pari e sofferenza: rischio eliminazione per gli Azzurri

20 Giugno 2010

Neanche il sole di Nelspruit è riuscito a riscaldare il mondiale dell’Italia. Ancora una gara churchilliana di lacrime e sangue, ancora una rincorsa: contro i modestissimi neozelandesi gli azzurri replicano brividi, risultato e modalità dell’esordio al freddo di Città del Capo con il Paraguay.

Allo Mbombela Stadium finisce 1-1 con vantaggio avversario di Smeltz forse viziato da fuorigioco e pareggio di Iaquinta su rigore: e stavolta il passo indietro è chiarissimo, se non altro perchè nella gara di chiusura del girone giovedì contro la Slovacchia (battuta oggi 2-0 dal Paraguay) per qualificarsi agli azzurri toccherà vincere a tutti i costi, se vorranno evitare la lotteria dei calcoli comparati, persino un’ipotesi di sorteggio. È questo il dato più significativo di una partita per altri versi ingannevole: lo score dei 15 calci d’angolo a zero, il palo interno colpito da Montolivo, e anche le parate di Paston e gli errori sotto porta degli attaccanti italiani.

Tutto questo conta poco, perché va messo in relazione alla povertà tecnica di un avversario tra i più scarsi mai visti a questo livello. La Nuova Zelanda è squadra con giocatori prestanti fisicamente e sempre pronti ad agitare le mani, forse per una sorta di astinenza dal rugby tanto popolare dalle loro parti: ma con il pallone tra i piedi incapaci di inventare alcunchè. Niente di più. L’Italia vista oggi invece conferma in filigrana quanto si sapeva: fa circolazione di palla e gioco, grazie a due centrali di centrocampo (soprattutto Montolivo). Dispone anche di buon dinamismo sulle fasce laterali, garantito da Zambrotta e Criscito. Ma davanti fatica enormemente a fare gol e dietro la fesseria su calcio piazzato dell’avversario (e quindi con i centrali schierati) è sempre dietro l’angolo.

Stavolta, poi, Lippi ha provato a cambiare l’ordine dei fattori, inserendo sull’undici iniziale gli invocati Di Natale e Pazzini oltre a Camoranesi: nulla è mutato nel prodotto. L’avvio era stato da incubo per gli azzurri, che pure avevano tutte le condizioni per decollare subito. Invece il 4-4-2 di Lippi offriva subito motivi di apprensione, perchè non riusciva nei primi minuti ad occupare bene il campo. E al 7′ riservava ai tifosi italiani un maligno revival di quanto vissuto contro il Paraguay. Ancora una volta una punizione dalla trequarti a gettare nel panico i centrali italiani: la calciava Elliot, e via via attraverso spizzate di ogni genere e grado (Gilardino, Reid, e qui forse l’arbitro avrebbe dovuto fischiare un fuorigioco, Cannavaro), la palla arrivava a Smeltz che metteva in rete da due passi. Lo schiaffone aveva almeno il merito di scuotere la nazionale italiana che finalmente regalava qualche accelerazione, costringendo i neozelandesi ad un primo tempo di totale copertura.

Gli all whites mai più superavano la metà campo nei primi 45′, e i campioni del mondo se non altro sull’onda del forcing andavano spesso al tiro. Ci provava Montolivo al 9′, ma Gilardino non riusciva a deviare e Paston si salvava sul pallone sbucato a tradimento. Al 16′ era maldestro Chiellini nel tiro da buona posizione, e al 21′ Zambrotta, tra i più attivi, tira alto di un soffio. Se Zambrotta spingeva bene a destra, altrettanto faceva Criscito a sinistra: il gioco sembrava farsi fluido e mancava solo la realizzazione: sfiorata davvero da Montolivo al 26′ (botta da 30 metri) con lo Jabulani che girava fino a colpire il palo interno senza entrare. Ma due minuti dopo l’arbitro coglieva una spinta più sgambetto dell’ ingenuo Smith a danno di De Rossi e concedeva il rigore: che Iaquinta trasformava ridimensionando i toni da tregenda azzurra. Ci provava ancora, l’Italia di Lippi: e al 45′ su tiro di De Rossi Paston si salvava in angolo. Serviva verve, comunque, per decollare: lo capiva Lippi che lasciava negli spogliatoi Pepe e Gilardino, lanciando nella ripresa Di Natale e Camoranesi. Di Natale si presentava bene (gran tiro con respinta a pugni al 3′). Ma doveva passare quasi un quarto d’ora prima che gli azzurri si facessero vivi di nuovo dalle parti del portiere avversario: lancio di De Rossi per Iaquinta che si girava bene ma calciava male. Era già esaurita la spinta che aveva portato al pareggio? Lippi nel dubbio provava il tutto e per tutto inserendo Pazzini al posto di Marchisio e passando così a un 4-3-3 mascherato.

Dopo un tentativo di Vicelic senza fortuna, l’Italia riprendeva a tessere all’uncinetto il suo gioco: ne sortivano molte opportunità (le più interessanti: un paio di tiri di Montolivo e Camoranesi, altrettanti colpi di testa di Iaquinta e Chiellini, un contropiede veloce non sfruttato). Ma a pensarci bene un’occasione limpida se la costruiva invece la Nuova Zelanda quando al 37′ Wood si liberava di cannavaro e di sinistro sfiorava la rete. Sarebbe stata una beffa, fortunatamente e giustamente scongiurata: ma intanto quella più grande, l’eliminazione dal mondiale dei campioni in carica, non è più così fantascientifica.