“Monsignor Padovese voleva il dialogo ma in Turchia c’è una campagna contro i preti cristiani”

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“Monsignor Padovese voleva il dialogo ma in Turchia c’è una campagna contro i preti cristiani”

03 Giugno 2010

Monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, è stato assassinato a coltellate dal suo autista nell’abitazione di Iskenderun. A quattro anni dall’omicidio di don Santoro, un altro sacerdote cattolico italiano viene ucciso in Turchia, confermando che le condizioni di vita della minoranza cristiana nel Paese islamico sono sempre più insicure. Ne parliamo con Padre Cervellera, direttore di "Asia News".

Padre Cervellera, chi era Monsignor Padovese?

Aveva 63 anni e dal 2004 era vicario apostolico dell’Anatolia oltre ad essere l’attuale presidente della Conferenza Episcopale turca. Domani avrebbe incontrato Papa Benedetto XVI a Cipro, in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris del Sinodo per le Chiese del Medio oriente.

Che può dirci del suo assassino?

Lavorava come autista e inserviente di Monsignor Padovese. Per adesso si sa soltanto che da diversi mesi soffriva di depressione e che aveva manifestato dei comportamenti violenti.

Si parla di un visto d’ingresso che il vescovo avrebbe dovuto dargli per entrare in Italia. Potrebbe esserci qualche collegamento?

No, anche perché era già accaduto in passato. In ogni caso in queste ore l’uomo è sotto torchio interrogato dalla polizia turca.

Nel 2006 l’assassinio di Padre Santoro. Oggi Monsignor Padovese. La Turchia continua a essere un posto poco sicuro per i cristiani?

Be’, certo che lo è. Soprattutto per i sacerdoti cristiani. E’ in atto una campagna denigratoria dai toni molto forti contro i sacerdoti cristiani che vengono accusati di fare proselitismo e di attentare con il loro operato alla integrità della identità turca.

Il governo turco nega che sia in atto una campagna del genere.

Il governo dice che non è vero, i turchi dicono di non crederci, ma poi basta guardare la tv o leggere i giornali per accorgersi che invece è vero. E le autorità locali non si danno da fare per fermarla. In Turchia non viene assicurato il diritto di poter praticare liberamente la propria fede religiosa.

"La testimonianza più bella – diceva Monsignor Padovese – è quella di vedere uomini e donne di fedi diverse che pregano insieme…"

Monsignor Padovese non aveva nulla di antislamico. Era molto impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo con l’Islam, come anche nel far rivivere le diverse comunità cristiane turche.

Visto quanto accaduto, dobbiamo rassegnarci al fatto che il dialogo interreligioso sia una utopia?

No che non dobbiamo. Il Vescovo ci metteva ‘anima e sangue’ nel suo lavoro anche se va detto che il dialogo si fa in due, assicurando, quindi, i diritti dei cristiani e garantendo loro la libertà di fede.

Si può stabilire un rapporto fra l’omicidio di Don Santoro e l’assassinio di monsignor Padovese?

Aspetterei di capire meglio le motivazioni che hanno portato all’omicidio prima di fare delle supposizioni.

A che punto è il processo di beatificazione di Don Santoro?

Sono passati soltanto cinque anni dalla morte di Don Santoro. Occorre tempo per raccogliere il materiale necessario… La beatificazione è un processo lungo.