Monti spinge sulle pensioni, Pd e sindacati tra dubbi e veti incrociati

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Monti spinge sulle pensioni, Pd e sindacati tra dubbi e veti incrociati

01 Dicembre 2011

Manovra correttiva entro Natale agganciata a riforme strutturali. È la cornice del pacchetto che il governo varerà lunedì in Cdm, già svelato da Monti a Merkel e Sarkozy ma non ancora al Parlamento. Per ora si sa che nel pacchetto da circa venti miliardi ci stanno l’Ici, l’aumento dell’Iva e una stretta sulle pensioni. Insomma, si sa abbastanza sul rigore, poco o nulla sulla crescita. Pensioni: parola magica che fa infuriare i sindacati e crea non pochi imbarazzi nel Pd alla prova ‘responsabilità nazionale’, quella che per un anno ha invocato per far cadere il Cav. e che adesso rischia di rivelarsi un boomerang (elettorale).

All’Ecofin il premier conferma il pareggio di bilancio entro il 2013 (ieri varato dalla Camera) ma non si fa imbrigliare dai veti dei sindacati e dai dubbi del Pd sulle pensioni, primo vero nodo del suo mandato. Tanto che si aspetta ‘senso di responsabilità’ dalle parti sociali e dalle forze politiche perché se così non fosse, se si cominciasse col balletto dei veti incrociati “le conseguenze per l’Italia sarebbero molto gravi per tutti”. Non a caso ricorda che il suo governo è stato chiamato a fare “cose che le ritualità tradizionali forse non hanno consentito di fare”. La cornice entro la quale si muove è quella tracciata dal governo Berlusconi le cui manovre adesso vanno consolidate e implementate.

L’attenzione dell’esecutivo in questa prima fase si concentra su casa e pensioni. Il ritorno all’Ici ormai è pressoché scontato: si pensa a una modulazione progressiva che tenga conto del reddito o del numero degli immobili di cui si è proprietari, anche se il tutto sarà armonizzato con la nuova Imu (l’imposta comunale introdotta col federalismo fiscale), come ha chiesto il Pdl. Le rendite catastali saranno riviste e all’orizzonte potrebbe esserci una rivalutazione pari al 15 per cento. L’aumento dell’Iva dovrebbe oscillare di 2 o 2 punti percentuali, ma in tema di crescita l’orizzonte è ancora confuso: si parla di un alleggerimento della pressione fiscale su lavoratori e imprese ma per ora siamo ai titoli di testa.  

Le pensioni restano il capitolo più controverso e i problemi stanno tutti nel campo del centrosinistra. Intanto la levata di scudi dei sindacati segnala a Monti che il cammino sarà tutt’altro che spedito come invece sollecita l’Europa con l’obiettivo di adeguare il sistema previdenziale italiano a quello tedesco. Se il Pd Massimo Cacciari ieri sera a LineaNotte (RaiTre) è sembrato dare la sveglia ai suoi affinchè non si chiudano in resistenze ideologiche perché è ora di agire per il bene del paese e le pensioni in tempi di crisi non sono più un tabù, Bersani è apparso in grande impaccio su un tema che la base democrat non sarà così contenta di digerire e non è detto che il partito nei prossimi giorni si trovi a dover fare i conti con la ritrosia (alias contrarietà) delle componenti interne. In ballo ci sono i voti e un elettorato che prima di toccare le pensioni, chiede e quasi pretende dal leader Pd un impegno deciso e risolutivo ad esempio sui costi della politica, o sulla patrimoniale per far pagare di più chi ha di più. Ma non si può certo partire dalle pensioni, è il ragionamento. Che nasce anche da come il governo Monti sembra intenzionato a muoversi.

Tra le correzioni che dovrebbero essere introdotte ce ne sono due in particolare sulle quali il Pd fa fatica ad adeguarsi: l’innalzamento dei 40 anni di contributi (si parla di una forbice che oscilla tra i 41 e i 43 anni) e il blocco della perequazione per tutte le pensioni in essere relativamente al 2012. Bersani è costretto a dire che su alcune cose il suo partito dirà sì’ e su altre no, dopochè la Camusso (Cgil) è stata categorica: “il 40 è un numero magico intoccabile”. E Bonanni (Cisl) mette le mani avanti: prima il governo dica cosa vuole fare su spesa pubblica e patrimoniale. Entusiasta, invece, la Marcegaglia che su questo capitolo pare aver velocemente archiviato il suo feeling  in chiave anti-berlusconiana con la leader della Cgil. E la replica a distanza è netta: “Ormai di intoccabile non c’è piu’ niente. Le pensioni vanno toccate: 40 anni non è un numero invalicabile”. Fine dei giochi, Emma e Susanna tornano alle rispettive barricate.

In mezzo il Pd, spiazzato dalla determinazione di Monti che sì dialogherà con i partiti e le parti sociali, ma fin d’ora dice che bisogna fare in fretta e che agirà “rapidamente”. Insomma, la trattativa non sta troppo nelle corde del Prof. di Varese. Con buona pace dei democrat e dei sindacati. Che ora dovranno tradurre in fatti la sponsorizzazione  di un governo di ‘responsabilità’, ‘salvezza’, ‘emergenza’  nazionale.