Moratti: “Clandestini che non hanno lavoro regolare, normalmente delinquono”
10 Maggio 2010
di redazione
"I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono". Ad affermarlo è il sindaco di Milano, Letizia Moratti, durante un convegno all’Università Cattolica di Milano dedicato all’immigrazione. L’affermazione pronunciata dal sindaco nell’Aula Magna dell’ateneo alla presenza del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha suscitato brusii di disapprovazione da parte del pubblico in platea. Lasciando l’Università, il sindaco Moratti ha rinnovato il suo appello al Viminale a modificare il reato di clandestinità per rendere possibili espulsioni rapide nel caso lo straniero irregolare sia in attesa di un processo per altri reati.
Letizia Moratti è tornata a rinnovare all’università Cattolica di Milano durante un convegno su immigrazione e integrazione, il suo appello ad una riforma del reato di clandestinità per renderlo prevalente rispetto ad altre fattispecie delittuose, in modo da rendere immediata l’espulsione degli irregolari. "Visto che la clandestinità è un reato – ha osservato, Letizia Moratti, lasciando il convegno – le leggi devono essere rispettate, ma un clandestino colto in flagranza non può essere espulso se ha altri processi a suo carico".
"Per garantire l’efficacia del reato di clandestinità – ha osservato – occorrerebbe assorbirlo con altre fattispecie di reato e renderlo prevalente per rendere effettive le espulsioni". Nel corso del suo intervento nell’ateneo milanese Letizia Moratti ha sottolineato che le politiche del comune in merito all’integrazione sono basate sul principio della accoglienza nella legalità e nel rispetto delle leggi. "Noi sosteniamo – ha chiarito la Moratti – tutti gli stranieri regolari che intendono avviare percorsi di integrazione".
Politiche per la sicurezza, dunque per il sindaco Moratti sono collegate a quelle per l’accompagnamento sociale, con l’obiettivo di prevenire fenomeni come quello scoppiato nel febbraio scorso in Via Padova, quartiere multietnico infiammato da una sommossa di immigrati. "Casi come via Padova – ha concluso – a Milano ci sono e ci possono essere anche in altre situazioni".