Moriremo antiberlusconiani
24 Gennaio 2011
di FR
Il Partito democratico ha ritrovato tra gli applausi la sua unità, al Lingotto di Torino: e l’ha ritrovata nel modo peggiore, accantonando ancora una volta le profonde divergenze che lo lacerano (rendendolo impotente e marginale) nel nome sacro dell’antiberlusconismo.
Dal convegno dei veltroniani ci si aspettava, come gli stessi promotori avevano annunciato, una riflessione approfondita sullo stato del partito, sul suo orizzonte, sulle scelte programmatiche e sulla strategia delle alleanze. Ci si aspettava una parola chiara su Vendola, su Di Pietro, su Casini. E ci si aspettava un po’ di chiarezza sulla natura e sulla portata del dissenso interno, che a qualche osservatore nei giorni scorsi era parso talmente grave da far ipotizzare una scissione.
Walter Veltroni ha scelto invece la strada di sempre: l’unità del partito è più importante del partito. Non importa che la crisi del berlusconismo aggravi, anziché risolvere, la crisi del Pd; non importa che sulla Fiat o sul nucleare o sull’acqua pubblica le posizioni siano due o tre o quattro; non importa che il Pd non sappia con chi e come allearsi, né chi candidare a palazzo Chigi alle prossime elezioni; non importa che un giorno insegua Vendola e un altro l’Udc e il terzo Repubblica. E non importa neppure che sia la Procura di Milano a stabilire l’ordine del giorno, l’obiettivo e i mezzi per raggiungerlo.
La sola cosa importante per Veltroni è unirsi contro il Caimano e schierarsi contro “la livida prosecuzione di un governo al tempo stesso inesistente e pericoloso”. E se si andrà alle elezioni, ammonisce l’ex segretario, “non si ripeta mai più il tragico errore del ’94, quando le divisioni nel campo democratico spianarono la strada all’avventura berlusconiana”.
L’errore del 2006, quando l’Unione del “campo democratico” riportò Prodi a palazzo Chigi a capo della più rissosa, inefficiente e instabile coalizione della storia repubblicana, consegnando a Berlusconi in meno di due anni la più grande vittoria di sempre, è invece cancellato di colpo. La storia è maestra: ma, come diceva Gramsci, ha pessimi allievi.
“Non vedo lontananze con Walter – s’affretta a dichiarare Bersani – e sul piano programmatico è possibile una sintesi. Ribadiamo le fondamentali ragioni di questo grande partito, che è pronto alla battaglia”. Per Franceschini si tratta di “un contributo davvero utile alla definizione programmatica del Pd”. Enrico Letta definisce il Lingotto “un momento cruciale della vita del Pd”. E Veltroni conclude: “Oggi abbiamo fatto un passo in avanti. Questo è l’obiettivo che ci proponevamo”.
No, non era questo l’obiettivo che si proponeva il Modem. E certo non è questo l’obiettivo che si propone chi non vede l’ora di trovare un’alternativa a Berlusconi, e si ritrova invece prigioniero un’altra volta dell’antiberlusconismo mediatico-giudiziario che ha distrutto la vita democratica del Paese.