Mosca condanna gli omicidi in Cecenia ma Kadyrov continua a farla franca
12 Agosto 2009
Un mese dopo l’omicidio di Nataliya Estemirova, giornalista e collaboratrice dell’ong Memorial, un altro assassinio scuote la martoriata Cecenia. I corpi senza vita di due attivisti per i diritti umani sono stati ritrovati lunedì pomeriggio nei pressi di Grozny. Si tratta di Zarema Sadulayeva, responsabile dell’organizzazione non governativa “Salviamo la generazione”, e di suo marito Alik Dzhabrailov.
Secondo quanto spiegato dalla polizia locale, la responsabile della Ong e suo marito sono stati prelevati dall’ufficio della loro organizzazione da sconosciuti armati, che si sono qualificati come uomini delle forze di sicurezza. I loro corpi con i segni di numerosi colpi di arma da fuoco sono stati ritrovati all’alba di martedì mattina alla periferia di Grozny, nel portabagagli della loro auto. A darne notizia è stato Aleksandr Cerkasov, del direttivo di Memorial, sulla radio Eco di Mosca e poco dopo è giunta la conferma del ministero dell’Interno ceceno all’agenzia Interfax.
Zarema Sadulayeva lavorava in Cecenia dal 2001 e, insieme al marito, si occupava di fornire supporto medico e psicologico alle giovani vittime del conflitto ceceno, con l’obiettivo principale di favorire il loro inserimento nella società ed evitare di finire nell’orbita dei tanti gruppi armati di matrice islamica attivi in Cecenia. I due si erano sposati recentemente, dopo che Dzhabrailov aveva terminato di scontare quattro anni di reclusione per legami con gruppi separatisti.
“Il loro lavoro non aveva alcun connotato politico”, ha dichiarato Lyudmila Alekseyeva, attivista del “gruppo di Helsinki” di Mosca. “Aiutavano solo bambini disabili o provenienti da famiglie povere”. Alekseyeva ha puntato il dito contro il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, colpevole di non garantire la piena sicurezza di tutti i cittadini. “Nell’epoca sovietica ci mettevano in carcere, ma non ci uccidevano”, ha aggiunto polemicamente la militante per i diritti umani.
Il duplice omicidio è stato condannato anche da Human Rights Watch: la responsabile della filiale di Mosca Tatiana Lokshina lo ha definito “un crimine orrendo”. Gli ha fatto eco il presidente russo, Dimitri Medvedev, che ha parlato di “crimine vile e brutale” e ha chiesto alle forze dell’ordine di far piena luce sull’accaduto. "Purtroppo – ha osservato una fonte della presidenza russa – non si tratta del primo crimine in Cecenia diretto contro coloro che aiutano con metodi civili i cittadini e la gente semplice a difendere i propri diritti e a ottenere giustizia".
Il collega ceneno Kadyrov ha immediatamente accolto l’invito di Medvedev, dicendosi “sdegnato” per l’accaduto e pronto ad assumere personalmente il comando delle indagini. Tuttavia su Kadirov aleggiano pesanti ombre. Stando alle accuse dell’ong Memorial, infatti, il presidente ceceno sarebbe il mandante, il 15 luglio scorso, dell’uccisione di Natalia Estemirova, la più importante attivista per i diritti della Cecenia. Anche in quel caso, la donna era stata sequestrata, portata in una località isolata e crivellata di colpi d’arma da fuoco. Non solo: il premier ceceno è sospettato anche di violente rappresaglie contro le famiglie di sospetti separatisti e oppositori del governo.
“Sono convinto che il governo della repubblica federale cecena sia dietro questo assassinio", aveva tuonato il presidente di Memorial, Oleg Orlov, dopo la morte di Estemirova, ricordando che, in passato, il presidente Kadirov aveva attaccato duramente il lavoro dell’attivista per i diritti umani. Intanto Amnesty International chiede la fine di quella che ha definito la "caccia ai militanti per i diritti umani", denunciando il "clima di impunità esistente in Cecenia. Nel paese, però, regna il clima di terrore e la popolazione si chiede chi sarà il prossimo.