Moschea, Cofferati costretto a fare retromarcia
19 Settembre 2007
Tutti gli atti della giunta azzerati. E’ la prima vittoria significativa
dell’opposizione contro l’amministrazione Cofferati e il progetto di una moschea
di 52.000 metri quadrati
da costruirsi nelle vicinanza del Centro agroalimentare di Bologna, addirittura
sopra un oleodotto Nato.
La moschea, infatti, dovrebbe sorgere su di un’area comunale
che la giunta Cofferati vorrebbe permutare con un’area già di proprietà del
fantomatico Centro di Cultura Islamica, dietro il quale aleggia l’Ucoii (Unione
delle Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia). L’accusa principale
dell’opposizione era che con una permuta non paritaria, scambiando un terreno
di minore valore con uno di maggiore, il comune avrebbe finanziato la
costruzione della moschea.
Due giorni fa, il consigliere di Forza Italia Lorenzo
Tomassini, intervenendo in consiglio comunale, carte alla mano, aveva sostenuto
che l’assessore Virginio Merola era stato sconfessato dagli stessi legali del
comune che avevano sostenuto che la scelta dei parametri di stima dei terreni
era del tutto discrezionale e non derivava da alcun obbligo normativo.
Si ricomincia da capo, dunque, ma la decisione arriva solo
al termine di una giornata nera per la giunta Cofferati, segnata da un vero e
proprio scaricabarile, nel pieno delle polemiche sulla permuta per la moschea,
tra l´assessore Virginio Merola e i tecnici di Finanziaria Bologna
Metropolitana (Fbm) che hanno fatto le stime sul valore dei terreni oggetto di
permuta tra il comune e gli islamici.
La relazione tecnica sulla permuta è stata firmata
dall´ingegnere Gaetano Miti per conto di Fbm, società partecipata dal Comune (e
anche su questo la Cdl
aveva da ridire). Secondo l´opposizione, forte dei documenti ufficiali
dell´amministrazione, per abbassare i valori dell´area sarebbe stato usato un
atto di indirizzo della giunta precedente – sindaco Guazzaloca – dell´aprile
2000 che faceva riferimento alla normativa sugli espropri. In sostanza i
tecnici avevano motivato la stima del terreno, ipotizzando un esproprio di un
terreno che gia appartiene al comune, come se il comune potesse espropriare se
stesso.
Merola, dopo la denuncia di Tomassini, aveva preso le distanze
dai consulenti di Fbm: “Non ho mai detto
ai tecnici di applicare quell´atto del 2000”, mentre i tecnici di Fbm hanno
sempre giustificato il dimezzamento del valore di quel terreno, dagli oltre 3
milioni di euro di mercato a 1,5 milioni di euro, proprio col documento del
2000. Persino la Margherita,
col capogruppo Giovanni Mazzanti, suggeriva, al termine della giornata, di
trovare un altro luogo per il centro islamico.
Cofferati, vista l’evidenza e la gravità dei fatti (la
dimostrazione che la perizia tecnica è stata fatta con criteri discrezionali),
ha deciso di revocare ogni atto della giunta, mascherando questa decisione come
una scelta di democrazia, per poter consentire un cosiddetto “percorso partecipativo col quartiere”. Un
percorso che potrebbe essere democratico esclusivamente se la scelta finale non
fosse già scritta, mentre lo stesso Cofferati, smentendosi, dichiara che il
percorso partecipativo avverrà “fermo restando
che la nostra intenzione è fare la moschea e farla a San Donato nell’area
dell’ex Caab”.
Siamo dunque alla farsa di una giunta che, costretta ad
annullare i propri atti per evidente incongruenza, non solo scarica la colpa ai
tecnici ai quali aveva richiesto di fare una perizia con criteri del tutto
discrezionali, chiedendo di applicare normative non proprie, ma giustifica la propria
retromarcia come un atto di democrazia.