Moussavi non si arrende e giudica “illegittimo” il governo Ahmadinejad
01 Luglio 2009
Il leader riformista Mir Hossein Moussavi va all’attacco di Ahmadinejad sul suo sito, esortando le autorità iraniane a liberare “i figli della rivoluzione” e a togliere il blocco parziale sui siti internet e i blog dei moderati. “D’ora in poi – ha detto Moussavi – avremo un governo la cui legittimità non è riconosciuta dalla maggioranza della popolazione, me incluso”.
Dichiarazioni che sicuramente non gettano acqua sul fuoco, in uno scenario in cui, dopo due settimane ininterrotte di scontri di piazza, pare essere tornata un’insolita calma per le strade di Teheran. Sembrano sparite le squadre antisommossa della polizia e i miliziani filo-governativi Basiji, ma potrebbe essere una quiete destinata a durare poco. Fino adesso, secondo il capo della polizia iraniana, sono 20 i manifestanti uccisi durante gli scontri e oltre un migliaio gli arresti.
La denuncia di Moussavi, che non appariva in pubblico da diversi giorni (e che ha comunque deciso di farlo sul web), segue di poche ore quella di Mehdi Karroubi. Quest’ultimo è l’altro candidato di area riformista che non ha riconosciuto la rielezione di Ahmadinejad, bollando come “illegittimo” il nuovo governo di Teheran. Le autorità della Repubblica Islamica hanno quindi bloccato immediatamente l’uscita del giornale di Karroubi su cui avrebbero dovuto essere pubblicate queste affermazioni.
Anche l’ex presidente Mohammad Khatami ha da dire la sua: “Le elezioni del 12 giugno sono state un ‘colpo di stato’ e il loro risultato è inaccettabile”. La dichiarazione è apparsa sul sito del principale partito moderato iraniano, il “Fronte per la partecipazione dell’Iran Islamico”, fondato dai riformisti vicini all’ex presidente Khatami. Alcuni membri di questa formazione politica sono stati arrestati dopo le proteste che si sono scatenate nel Paese al momento dell’annuncio del risultato del voto.
Se non bastasse tutto ciò, ecco arrivare puntuale una dichiarazione dai toni fortemente antiamericani fatta da Ahmadinejad al ministro dell’Energia del Venezuela. Il premier iraniano ha affermato che “la mia rielezione è una grande vittoria per il campo anti-imperialista”, riferisce l’agenzia ufficiale Irna. “D’ora in poi affronteremo le questioni globali con maggiore forza – ha aggiunto Ahmadinejad – l’Iran e il Venezuela staranno l’uno a fianco all’altro fino alla vittoria finale”.
Per quanto riguarda le 6 impiccagioni di sostenitori di Moussavi denunciate oggi dal Jerusalem Post, e avvenute presumibilmente nella città santa di Mashaad, il giornale israeliano precisa che si tratta di una notizia non ancora confermata. Fonti iraniane hanno riferito che, malgrado la repressione del regime e il diffuso clima di paura, in Iran ci sono ancora numerosi focolai di opposizione. La situazione dunque resta critica, tanto che Ahmadinejad oggi ha cancellato una missione in Libia (era atteso al vertice dell’Unione Africana) spiegando che in questo momento l’Iran ha “altre priorità”.
Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del clero conservatore avevano esortato il potere giudiziario a condannare a morte gli organizzatori delle proteste. L’ayatollah Hadi Gafouri ha difeso in pubblico i riformisti aggiungendo che per quest’intervento “la sua vita adesso potrebbe essere in pericolo”.
Martedì un altro religioso, l’ayatollah Seyyed Jalaleddin Taheri-Esfahani, aveva pubblicamente difeso Moussavi in un comizio nella città di Isfahan. Taheri ha criticato il bavaglio messo alla tv di stato, definendola un megafono della Guida Suprema Khamenei e del presidente Ahmadinejad. Ha inoltre accusato i vertici politici iraniani di aver abusato dell’eredità dell’ayatollah Khomeini, il fondatore della Repubblica Islamica: “Khomeini avrebbe mai permesso che le risorse del Tesoro pubblico venissero usate da uno dei candidati senza alcun limite?”.
“Il regime vuol far credere di aver vinto la partita, ma non dovete prestargli ascolto” ha detto un sostenitore dei riformisti al Jerusalem Post. “Anche se fosse sull’orlo del collasso, il governo non permetterebbe che si sapesse fino all’ultimo istante”.