Mozioni Italicum: Renzi prende in giro la Camera ma tanto ha già deciso
22 Settembre 2016
«Consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza di proposte». Se non vi è scoppiato ancora il mal di testa, avrete capito che la mozione di maggioranza sull’Italicum passata ieri alla Camera, versione concordata tra il pd Rosato con l’alleato Alfano, è una pantomima: il parlamento, che di solito, con lo strumento delle mozioni, impegna il governo a fare qualcosa, stavolta ha deciso di impegnare se stesso a discutere una legge (sic).
Nonostante l’encomiabile sforzo di riunirsi e dibattere, però, la mozione non indica né quali saranno le “eventuali proposte di modifica” dell’Italicum, né la tempistica di quella “convergenza”. «Le mozioni sono come gli ordini del giorno: non si negano a nessuno», il commento acido che arriva dai banchi della minoranza dem, minoranza che non vota il testo.
In realtà dietro questo gioco delle parti un po’ ridicolo si delinea la nuova strategia di Matteo Renzi, il quale, superate a quanto pare le incertezze mostrate negli ultimi tempi sul referendum, e ammaccato com’è dai dati negativi sull’andamento dell’economia, torna alla prassi politica che gli è più congeniale: il rifiuto di ogni trattativa e reale alleanza, l’avanzata tipo panzer, giocarsi il tutto per tutto sul risultato della consultazione popolare.
Si fissi pure la data del referendum, rimandando sine die ogni decisione sulla legge elettorale (la paradossale sintesi della mozione potrebbere essere: il parlamento parlerà), ma quello che adesso interessa a Renzi, ai renziani e i loro alleati è concentrarsi pancia a terra sulla campagna per il Sì, un Sì sempre più aggressivo. Basta vedere lo stile Giachetti con D’Alema nell’ultimo confronto tra i due alla Festa dell’Unità di Roma, dove il vecchio leader, noto per la sua arroganza, appariva come un gentlemen rispettoso di fronte a un Giachetti che si scatenava a colpi bassi.
E l’Italicum? Che fine farà la legge elettorale? Se Renzi vince il referendum, si terrà la legge liquidando le opposizioni, minoranza Pd compresa. Farà piazza pulita com’è già accaduto con i media, tutti – ma proprio tutti, a parte le solite due eccezioni il Fatto e la Verità – schierati per il Sì; com’è accaduto con i poteri forti, Marchionne, Confindustria, le dichiarazioni calate dall’alto delle ambasciate, e con gli attacchi riservati agli avversari dalla stampa estera. Insomma tutto il complesso nazionale e internazionale interessato a tenere in sella il premier, ma che deve aver confuso il concetto di stabilità con quello di democrazia, visto che il rischio è regalare agli italiani una riforma della costituzione che non funziona.
Se invece il premier dovesse perdere il referendum costituzionale, vedrete, l’Italicum sarà tranquillamente derubricato. E nessuno sentirà più parlare della legge che, parola di Renzi, tutta l’Europa avrebbe dovuto invidiarci.