Mps, il governo clone fa il regalo di Natale agli italiani
23 Dicembre 2016
Fa bene il Guardian a scrivere che gli elettori si ricorderanno di Mps nelle urne quando dovranno scegliere se votare il Partito democratico alle elezioni. Matteo Renzi nel luglio scorso, in pieno trip referendario, aveva promesso che non avrebbe fatto pagare agli italiani la (ennesima) ricapitalizzazione di Monte Paschi, che non ci sarebbe stata una manovra aggiuntiva e che la sua missione era difendere i risparmiatori.
Sei mesi dopo, e dopo la sberla presa al referendum, scopriamo qual era la verità; il governo clone succeduto al parolaio di Rignano sull’Arno ha chiesto al Parlamento uno sforamento alla manovra di ben 20 miliardi (manovra che a sua volta era stata appena approvata, un vero record), cifra giudicata da alcuni esperti sottostimata, che servirà per puntellare il sistema bancario e in primis Mps. A pagare per primi saranno però gli obbligazionisti che Renzi diceva di voleva proteggere, mentre le associazioni dei consumatori stimano in 800 euro a famiglia il costo complessivo della operazione. Un bel regalo di Natale, non c’è che dire.
Monte Paschi, lo ricordiamo, è la più antica banca al mondo, passata dai pastori sui pascoli medievali ai derivati della finanza postmoderna, spalmati con nomi fantasiosi, da manager finiti sotto processo, per coprire anni di mala gestione. Ma se per coprire gli enormi buffi in nome dell’interesse nazionale adesso ci sono poche alternative, non c’è alternativa al giudizio politico, totalmente negativo, sui fallimenti collezionati dal centrosinistra in campo senese. Dal 2007, quando al potere c’erano i Prodi e i Veltroni, con il capolavoro della acquisizione di Antonveneta (comprata da Mps a un valore maggiore di quello che aveva realmente, operazione considerata il guasto alle origini delle rovine moderne), alla mancata ricapitalizzazione renziana e postrenziana, con tanto di fondo del Qatar che sgattaiola via al momento della verità.
“Il voto di oggi ha un significato politico,” ha detto Gaetano Quagliariello, “che investe il giudizio sulla gestione fallimentare della crisi del Monte dei Paschi di Siena negli ultimi due anni. Un giudizio sul pressappochismo di impegni presi dall’ex presidente del Consiglio, acriticamente assunti dal ministro dell’Economia e comunicati con troppa leggerezza alla pubblica opinione”. “Un giudizio sul perché alcune soluzioni alternative a quelle che ruotavano attorno a JP Morgan non sono state mai prese in considerazione.
Un giudizio sul fatto di non aver mai fugato l’impressione – che ora è più di un’impressione – che tutto ciò sia accaduto perché vi sia da coprire un passato che non passa”. Ricordiamo ad esempio il modo in cui è stata liquidata la proposta di Passera, senza nemmeno darle un’occhiata: forse il problema è che il Pd, e il toscano Renzi, non voleva che qualcun altro potesse andare a vedere nei cassetti segreti della banca. E ha ragione Ferruccio De Bortoli quando chiede che, se la banca sarà salvata con fondi pubblici, almeno ci sia trasparenza e si faccia sapere chi sono i grandi debitori insolventi che hanno prodotto la voragine.
Già, il passato non passa e la leggerezza in quello che viene comunicato neppure. Adesso prepariamoci a un’altra infornata di dichiarazioni rassicuranti su Mps, dal Tesoro, dai Ceo delle banche, dai politici renziani e non, cioè da tutti quelli che invitano gli italiani ad avere fiducia nel sistema, più che pensare a risolvere i problemi di sistema. Tipo la promessa che i “bondholders” saranno ripagati con azioni che definire “volatili” è fargli un complimento. Nonostante tutto c’è sempre chi riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, evocando i salvataggi delle banche fatti da altre nazioni prima della nostra, che hanno prodotto buoni risultati per gli Stati in questione.
Visto il clima natalizio, spiace ricordare che altrove è finita diversamente. A Cipro nel 2012 si parlava di “bail in” per evitare il fallimento delle banche, se ne discusse per un mese, poi, di colpo, nel giro di un weekend, zacchete, il bail in venne approvato e i risparmiatori e correntisti persero 40% dei loro soldi versati in Bank of Cyprus e il 60% di Laiki. Basta un attimo per fare un falò di tutte le belle promesse renziane, vere e proprie balle, e ritrovarsi con quello che potete solo immaginare finito a terra.