Mps, resa dei conti su conversione bond. Fondo sovrano Qatar alla finestra
04 Dicembre 2016
Fiato sospeso sul destino del piano di ricapitalizzazione di Monte Paschi Siena (MPS). Con il via libera dell’assemblea all’aumento di capitale e con il miliardo di euro acquisito dalla conversione di bond in azioni, finora il piano di salvataggio di Mps sembra essere stato rispettato. Domani, sono in programma una serie di incontri e call fra i vertici di Rocca Salimbeni, le banche del consorzio di garanzia e gli investitori ‘papabili’.
Per l’aumento di capitale della banca servono infatti investitori forti. In campo c’è il fondo sovrano del Qatar, intenzionato a impegnarsi per un miliardo di euro. Circolano anche altri nomi, Soros, Pimco e Paulson, che valutano investimenti fra i 100 e i 300 milioni di euro. L’andamento della borsa e dei titoli bancari nei giorni precedenti al voto di oggi sul referendum danno l’impressione che i mercati abbiano già digerito la consultazione popolare in Italia, qualsiasi sia l’esito del voto. Previste turbolenze se vincesse il NO al referendum, ma basti pensare alla velocità con cui è stata assorbita la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti sui mercati.
Martedì, a Siena si riunirà il cda della banca. A quel punto il board di Mps potrà decidere se passare all’aumento di capitale vero e proprio. Oltre alla ricerca degli investitori, si attende anche l’esito definitivo della conversione dei bond in azioni e la firma a garanzia del consorzio di banche guidato da Mediobanca e Jp Morgan perno della operazione. Per quanto riguarda la conversione dei bond in azioni, il risultato parziale è al momento su un miliardo di euro. A Siena si ipotizza che il dato finale possa attestarsi fra l’1,1 e l’1,2 miliardi di euro, in linea quindi con le stime e oltre la ‘soglia dio soddisfazione’, ma sotto il miliardo e mezzo auspicato all’avvio dell’operazione.
L’obiettivo è lanciare un aumento di capitale da 2 miliardi, in modo da coprire i 5 miliardi di rafforzamento patrimoniale chiesti dalla Bce per assorbire le perdite della cessione al 33% dei 27,7 miliardi di sofferenze. Se l’operazione dovesse fallire a intervenire sarà lo Stato e dovrebbe scattare la procedura del “bail-in”. La Bce è pronta a fare da scudo ai titoli di Stato se la speculazione dovesse partire all’attacco, ma i motivi di incertezza non mancano. Primo tra tutti un aumento dei tassi d’interesse sui titoli di Stato che renderebbe più oneroso non solo il servizio del debito ma anche la ricapitalizzazione delle banche, con Mps in prima fila.