Muammar Gheddafi è arrivato a Roma tra polemiche e disagi

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Muammar Gheddafi è arrivato a Roma tra polemiche e disagi

10 Giugno 2009

Il leader libico Muammar Gheddafi è da poco arrivato all’aeroporto di Ciampino, dove è stato accolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il premier lo ha abbracciato e gli ha subito spiegato i problemi  che in un primo tempo avevano messo in dubbio la sua presenza nello scalo aereo.

In questi intensissimi tre giorni di colloqui saranno argomenti centrali una messa a punto delle strategie anti-immigrazione, politica estera per la conferma della disponibilità italiana a favorire l’Accordo quadro Ue-Libia e infine la tematica“business”, con le aziende italiane che vogliono approfittare delle aperture e delle promesse di Muammar Gheddafi. Con Silvio Berlusconi, che lo ha accolto all’aeroporto, avrà un colloquio nel pomeriggio, seguito da una conferenza stampa mentre a pranzo incontrerà  il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si tratta della prima visita in assoluto in Italia da quando, nel 1969, il colonnello prese il potere, mantenendolo per ben 40 anni.

Questo il menù politico della visita del leader libico a Roma, che inizia oggi in una Capitale blindata. Altissima è l’attenzione della sicurezza per una visita che si annuncia colorata e complessa, densa di rischi ed aperta a ‘fuori-programmà dell’ultima ora.

Quella di oggi sarà un’altra giornata difficile per i romani: i primi disagi si sono verificati per la circolazione con la chiusura delle strade che dall’aeroporto militare di Ciampino hanno condotto il lungo corteo di auto, circa venti, verso il centro della capitale. In particolare la zona del Quirinale è presidiata da uomini delle forze dell’ordine e tiratori scelti. A garantire una maggiore sicurezza anche le immagini dall’alto riprese dalle telecamere installate su un elicottero. Anche la zona vicino a Palazzo Chigi è praticamente off limits. Chiusure e interdizioni al traffico anche per un lungo perimetro attorno a Villa Phampili quartiere generale del leader libico nella tre giorni romana. Non mancherà infatti la tradizionale tenda beduina che, dopo attente valutazioni di sicurezza e protocollo, il Governo ha deciso di far montare ai piedi della secentesca villa Doria Pamphili, una delle ville romane in dotazione all’esecutivo.

“È una visita storica, vogliamo trattarla come tale”, ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, confermando così l’attenzione con la quale il Governo italiano guarda oggi alla nuova linea di Gheddafi. Una linea di leadership che convince sempre più l’Occidente e che ha permesso l’anno scorso una visita del colonnello a Bruxelles e la riapertura di canali diplomatici con gli Stati Uniti. A tutto ciò bisogna aggiungere che la Libia da settembre avrà la presidenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e sarà membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Una visita importante quindi, al punto tale che il leader libico terrà un discorso in aula al Senato nella sua veste di presidente di turno dell’Unione Africana (Ua). Discorso che ha già scatenato proteste in Parlamento da parte di alcuni parlamentari dell’opposizione di centrosinistra. È stato soprattutto l’Idv, con il senatore Stefano Pedica, a protestare vivacemente in aula ma proteste sono giunte anche dai senatori del Pd e dalla radicale Donatella Poretti.  Dopo la fine del decennale contenzioso con Tripoli per i danni causati dall’occupazione coloniale grazie all’Accordo di amicizia e cooperazione (siglato nell’agosto scorso), l’Italia vuole oggi superare il tradizionale saldo negativo dell’interscambio commerciale dovuto alle importazioni di petrolio e gas che rappresentano il 4,6 per cento delle importazioni italiane e collocano la Libia al quinto posto tra i Paesi fornitori di energia dell’Italia. Obiettivo certamente realizzabile, visto che l’interscambio è aumentato del 28 per cento dal 2007 al 2008, cioè prima della firma dell’Accordo siglato dal premier Silvio Berlusconi a Bengasi.

Soprattutto, spiega una fonte diplomatica, sarà l’occasione per verificare se le contropartite dell’Accordo di Bengasi sono già sul tavolo: se cioè le aziende italiane saranno veramente messe in condizione di stipulare contratti e di penetrare con decisione il mercato libico partecipando alla ricca torta di lavori infrastrutturali previsti da Gheddafi e in parte finanziati dall’Accordo stesso.