Mussi rimuove Pistella dal Cnr ma non è ancora soddisfatto
23 Luglio 2007
Alla
fine Fabio Mussi ce l’ha fatta. Cacciare Fabio Pistella dal Cnr era l’unica,
tra le promesse elettorali con cui ha incantato le folle dei ricercatori
italiani, che il ministro fosse in grado di mantenere. Ci aveva già provato
l’anno scorso, cercando di nominare Pistella all’Autorità per l’Energia, ma il
Parlamento aveva bloccato la nomina. Poi ci aveva provato con il dileggio e
discredito, facendo circolare dubbi – poi rivelatisi inconsistenti – sul
curriculum dello stesso Pistella. Alla fine, dopo più di un anno di tentativi,
il colpo è andato a segno: il Consiglio dei Ministri del 20 Luglio ha nominato
il Prof. Fabio Pistella alla presidenza del Centro Nazionale per l’Informatica
nella Pubblica Amministrazione (CNIPA). Si tratta di una importante istituzione
pubblica ed è dunque un concreto riconoscimento
a Pistella per la sua professionalità e per i buoni risultati conseguiti alla
guida del CNR, che il ministro dovrebbe intanto avere il buon gusto di ammettere
in pubblico.
Ma
la partita di Mussi è vinta solo a metà. Pistella, infatti non è facilmente
sostituibile. Dal consuntivo del CNR si rileva che il contributo dello Stato di
548 milioni di euro non basta nemmeno per gli stipendi. Gli oltre 520 milioni
necessari per le attività scientifiche
dell’Ente provengono da una vasta attività di collaborazione promossa da Pistella
e dal CdA con Unione Europea, Regioni, enti pubblici ed industrie. E ciò
richiede competenze di tipo manageriale non
comuni in un presidente, pena il dissesto dell’ente.
Pistella aveva la presidenza del Cnr quando questo era appena uscito da una
lunga fase di commissariamenti e da un succedersi di riforme che avevano per
lungo tempo impedito l’assestamento dell’ente. L’arrivo del governo Prodi aveva
di nuovo aggravato la situazione: sia con l’accanimento monomaniacale sulla
rimozione del presidente in carica, sia per l’ assenza di chiari indirizzi su
missione, struttura, organizzazione e finanziamenti del CNR. Nel disegno di
legge Mussi infatti, la cui inconsistenza e strumentalità ha richiesto finora
quattro letture in Parlamento, evita completamente qualsiasi indicazione di
questo tipo e si limita a manovrare la governance dell’ente per facilitare il controllo del
governo sulla sua attività.
La
mancanza di una visione strategica del Ministro e del Governo Prodi sullo
sviluppo scientifico e tecnologico del paese (Il Piano Nazionale della Ricerca,
come richiesto per legge, non è stato aggiornato da Mussi, il DPEF tace
sull’argomento, e i finanziamenti alla ricerca si avviano a toccare il minimo
storico di sempre), i lunghi tempi previsti per approvare un nuovo Statuto
e regolamenti del CNR pongono pesanti
interrogativi sul futuro di oltre 15.000 persone che operano nell’Ente.
In
tutto questo Mussi sembra pensare solo a portare a termine il suo gioco di
potere. Per prendere il controllo del Cnr deve infatti nominare il nuovo
presidente e abbiamo visto che non è facile. Nel frattempo, secondo le regole,
la gestione passerebbe al vice-presidente, Roberto De Mattei, docente di storia
moderna all’Università di Cassino, che Mussi sembra avere in dispetto più
ancora di Pistella. Se non va via anche lui la conquista del Cnr non è
completa. Così sembra aver pronta una nuova strategia che, se confermata,
assomiglierebbe molto all‘ “affaire” del Generale Speciale messo in moto dal
ministro Visco. Secondo un comunicato del 20 luglio 2007 dell’Usi/RdB un
sindacato di base di categoria, “si è in attesa della nomina di un commissario
al CNR dopo che lo stesso Pistella e
almeno 3 componenti del CdA del CNR avranno rassegnato le dimissioni”. Secondo la legge n.127 del 4 Giugno 2003, nel
caso di contemporanea cessazione del Presidente e di un terzo dei componenti
del CdA (e cioè di tre degli attuali membri), il Presidente del Consiglio dispone la
decadenza degli organi in carica.
Ora, dei sette membri del CdA, i due nominati
dal precedente Governo sono refrattari ad indebite pressioni. Gli altri membri
designati dalla Conferenza
Stato-Regioni, (Prof. Federico Rossi), dall’Unione delle Camere di Commercio, (Dr.
Vico Valassi), dalla Confindustria (Dr.ssa Diana Bracco)e dalla Conferenza dei
Rettori (Prof. Marcello Fontanesi) hanno operato con competenza e
professionalità nel loro incarico senza alcun rilievo degli organi di vigilanza.
Ma, sembra far intendere il comunicato dell’Usi, potrebbero essere revocati
dalle rispettive istituzioni e senza motivo. O peggio potrebbero essere indotti
a dimettersi per accelerare la morte di tutto il Cda. Le voci che circolano
danno questa operazione già in corso. Eppure il governo dovrebbe aver imparato
dai casi “Speciale” alla Guardia di Finanza e del consigliere Petroni alla Rai,
che forzare le regole non conviene e che gli illeciti, quando ci sono, prima o
poi vengono a galla. Davvero Prodi, dopo aver pagato l’alto prezzo della
vicenda Visco-Speciale è pronto a immolarsi per il caso Mussi-Cnr?