Mutui: è meglio che il Governo ne stia fuori

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Mutui: è meglio che il Governo ne stia fuori

10 Dicembre 2007

Il rialzo dei tassi
di interesse che colpisce i paesi della UE e gli Stati Uniti sta mettendo a
dura prova il bilancio di molte famiglie che negli anni scorsi avevano assunto
debiti con il tasso di interesse variabile.

Nell’ipotizzare misure correttive, occorre
evitare inutili demagogie e interventi di natura espropriativa. Il rischio
infatti è che si danneggi in maniera permanente il settore cruciale dei mutui
ipotecari, con la conseguenza che per aiutare, oggi, alcuni, ne
risulteranno danneggiati,  per molti anni
a venire, tutti coloro che vorranno indebitarsi per acquistare una casa.

Se infatti il
governo dovesse intervenire di imperio per congelare gli interessi sui mutui a
tasso variabile, come richiesto da alcuni, si determinerebbe un grave precedente
che farebbe venire meno la certezza dei contratti. Di fatto per tutti gli
operatori che offrono prestiti si renderebbe necessario aumentare il premio al
rischio su tutti i prestito, con un aumento dei tassi che affliggerebbe anche i
debitori virtuosi.

Dannosa sarebbe
anche l’ipotesi di intervenire con risorse pubbliche per concedere sussidi in
conto interesse a soggetti fragili. In questa maniera si allevierebbero nell’immediato
i problemi dei debitori, e anche delle banche, ben liete di vedersi ripagate
dallo Stato invece che dal mutuatario. Il danno permanente che si farebbe, in
questo caso, sarebbe di creare un grave precedente e accrescere l’azzardo
morale. Ossia sarebbe disincentivata, in futuro,  la attenta valutazione del merito di credito
da parte della banca, nella consapevolezza che un soggetto terzo, lo Stato, interverrebbe
se ci fossero problemi.

 La questione
andrebbe quindi affrontata ricercando soluzioni di mercato e non contro il
mercato. Per le banche, d’altronde, un mutuo in sofferenza rappresenta comunque
un costo, una perdita. Potrebbe essere per loro molto più conveniente
acconsentire a una libera rinegoziazione o sostituzione del vecchio mutuo, pur
di evitare le procedure di recupero del credito, lunghe e incerte.

Negli Stati Uniti,
ad esempio, i principali operatori del settore starebbero considerando di
congelare i tassi di interesse sui mutui a tasso variabile per alcune categorie
di debitori più disagiati, onde evitare di dovere avviare le procedure di
recupero. Certo,  il progetto è sostenuto
dal Segretario del Tesoro Paulson,  ma in
questo caso la soluzione è stata messa a punto e concordata  tra gli operatori,   non imposta dal Governo.   

Purtroppo, ne l
nostro paese, ciò che ostacola la riformulazione del contratto di mutuo è la
presenza di elevati costi di transazione, costituiti dalle imposte che si
andrebbero a pagare per cancellare e iscrivere una nuovo mutuo, e le spese per
il servizio del notaio. In queste circostanze, se lo Stato volesse intervenire  potrebbe sospendere l’imposta dovuta per l’iscrizione
dell’ipoteca sui nuovi mutui contratti dai debitori disagiati in sostituzione
dei vecchi mutui, contribuendo quindi a ridurre i costi di transazione e facilitando
l’accordo spontaneo tra le parti.