Myanmar: 90 minuti di colloquio tra inviato Onu e capo giunta militare

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Myanmar: 90 minuti di colloquio tra inviato Onu e capo giunta militare

01 Ottobre 2007

Ibrahim Gambari ha incontrato Aung San Suu Kyi. Novanta minuti di colloquio.

Dopo aver incontrato il regime a Naypyidaw, la cittadella blindata in mezzo alla giungla che la giunta del generale Than Shwe ha trasformato nella nuova capitale, l’inviato Onu è tornato a Yangon dove avrebbe visto la leader dell’opposizione, agli arresti domiciliari da 12 anni.

Arrivato ieri in Myanmar, Gambari ha incontrato alcuni membri della giunta nella capitale Naypyidaw, 500 chilometri a nord di Yangoon (centro nevralgico del paese e fino a qualche anno fa capitale) e ha anche potuto vedere Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace da quattro anni agli arresti domiciliari e guida del movimento di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Lnd).

Nell’Angelus di ieri a Castelgandolfo Papa Benedetto XVI ha dedicato un pensiero al Myanmar: “Seguo con grande trepidazione i gravissimi eventi di questi giorni, sono vicino alla gente e invito a trovare una soluzione pacifica”.

Intanto, a Yangon, dopo le proteste delle ultime settimane, la situazione, secondo fonti concordanti, sarebbe tornata alla “normalità” anche se la presenza dei militari resta molto evidente. Le ultime dimostrazioni si sarebbero tenute sabato, quando circa 500 manifestanti sono stati dispersi dalle forze di sicurezza nei pressi del mercato di Bogyoke Aung San.

Questa mattina, secondo l’agenzia missionaria Misna, i militari avrebbero iniziato a riaprire alcune strade e a smantellare le barriere di filo spinato disposte nei giorni scorsi per rispondere alle grandi manifestazioni guidate dai monaci buddisti che avevano portato in piazza molte migliaia di persone.

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Nonostante circolino diversi bilanci sul numero di vittime e di arrestati, è molto difficile riuscire ad avere notizie dal Myanmar che siano di fonti indipendenti e in ogni caso l’impossibilità di accesso ad ospedali, obitori e carceri rende difficile fare elaborare delle stime.

Finora, il governo ha ammesso dieci morti in un comunicato trasmesso dalla televisione di stato lo scorso mercoledì, primo giorno della repressione delle proteste: tra questi un fotoreporter giapponese. L’uccisione del giornalista ha portato alla visita in Myanmar del viceministro degli Esteri nipponico Mitoji Yabunaka.