Myanmar: il governo annuncia nuovi arresti

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Myanmar: il governo annuncia nuovi arresti

07 Ottobre 2007

Si acuisce la pressione che il regime militare di Myanmar sta imponendo ai monaci buddisti che hanno provato a manifestare il loro dissenso. Nuovi arresti e perquisizioni sono stati annunciati da parte del governo militare e alcune armi sono state sequestrate dai monasteri.

La protesta iniziata a metà agosto a causa dell’aumento dei prezzi della benzina ha trovato il uso culmine nel corso del 26 e 27 settembre scorsi, quando la polizia ha aperto il fuoco sui dimostranti, uccidendo almeno dieci persone, secondo le fonti governative, che diventano molte di più stando invece ai testimoni oculari. Inoltre, almeno un migliaio di manifestanti sarebbero stati arrestati.

Stando alla Associated Press, almeno 135 monaci buddisti sarebbero tuttora detenuti nelle carceri di Myanmar. Un portavoce del governo militare ha fatto sapere che durante gli ultimi raid all’interno dei conventi buddisti sono state rinvenute armi di vario genere e visto che “I monaci devono aderire

alla legge di Dio e del Governo” , ha dichiarato il portavoce, “nel caso di violazione di queste regole si può agire legalmente contro di loro”.

Intanto monta la condanna internazionale contro il governo militare di Myanmar ed entra in gioco anche la Malesia che ha presentato oggi al regime una richiesta ufficiale di colloquio con il leader democratico Aung San Suu Kyi, oggi agli arresti domiciliari.

Myanmar è sotto il controllo militare dal lontano 1962 e il partito democratico di Suu Kyi aveva vinto le elezioni nel 1990, solo che il risultato non è stato riconosciuto dal regime attuale, giunto al potere nel 1988, dopo una violenta repressione di una rivolta popolare, costata la vita ad almeno 3000 persone.