Myanmar. San Suu Kyi resta agli arresti domiciliari, respinto l’appello
26 Febbraio 2010
di redazione
La Corte suprema birmana ha respinto l’appello presentato da Aung San Suu Kyi sulla condanna a 18 mesi di reclusione comminatale nell’agosto dello scorso anno. La leader di Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd) dovrà quindi rimanere agli arresti domiciliari fino a novembre prossimo.
A questo punto la sua liberazione potrebbe coincidere con il voto nazionale programmato per quest’anno dalla giunta militare birmana. A oggi l’Spdc (State Peace and Development Council, il governo birmano) non ha ancora promulgato la legge elettorale, né annunciato la data del voto. Secondo quanto riferito recentemente da alcuni politici asiatici, le elezioni multipartitiche in Myanmar dovrebbero tenersi proprio durante il prossimo autunno.
Elezioni a cui Suu Kyi non avrebbe potuto comunque prender parte, così come dettato dal testo costituzionale approvato con voto referendario nel maggio del 2008. Un voto tenutosi in piena emergenza umanitaria, quando il passaggio del ciclone Nargis causò la morte di oltre 140mila persone e la distruzione dell’intera zona del delta dell’Irrawaddy, a sud del Paese. Aung San Suu Kyi era stata condannata ad agosto dello scorso anno a 18 mesi di reclusione perchè accusata di aver dato riparo nella sua abitazione di Rangoon a un cittadino statunitense, John Yettaw, che nei primi giorni di maggio aveva raggiunto la sua casa a nuoto attraversando il lago adiacente.