Napoli muore sotto i colpi della Camorra e dei politici corrotti
01 Febbraio 2008
Nessuno sa davvero quanta sia l’immondizia che nelle ultime settimane si è ammassata nelle strade di Napoli, la mia città preferita. La puzza è sempre più insopportabile e in alcuni punti vi sono montagne di rifiuti alte diversi metri; in tutto potranno essere decine migliaia di tonnellate. La gente fa quello che ci si aspetta, dà fuoco alle montagne, così come le autorità, che ammoniscono i cittadini per aver violato le regole sulla protezione dell’ambiente.
Napoli è sempre stata una città in rovina, è solo una questione di tempo prima che il Vesuvio si risvegli di nuovo. Lo prevedono anche i titoli dei giornali: “Napoli sotterrata da un’eruzione d’immondizia”.
La prima emergenza rifiuti è stata proclamata ben 14 anni fa, ma i commissari speciali che si sono susseguiti hanno tutti fallito miseramente. Dirigenti corrotti e incompetenti hanno fatto affari con i Mafiosi locali, garantendo il massimo guadagno per loro stessi e il minimo aiuto alla popolazione e alla loro terra. Sin dal secondo dopo guerra, generazioni di giornalisti e intellettuali hanno accusato di queste pratiche i governi di centro-destra di Roma e Napoli. Ma la sinistra ha fatto molto peggio.
Napoli e la Campania sono stati nelle mani della sinistra per buoni vent’anni, per la precisione nelle mani del tanto celebrato e pittoresco presidente della Regione Antonio Bassolino, per due volte anche sindaco demagogo di Napoli, mentre nella capitale regnava Romano Prodi. La corruzione e gli intrecci con la criminalità sono dilagati: i tre anni d’indagini hanno rivelato che uno degli amici del signor Bassolino ha stipendiato se stesso con 40 mila euro l’anno per una consulenza presso il consorzio incaricato dello smaltimento dei rifiuti. E questo è il minimo.
Le origini del dramma risalgono comunque agli anni 80, quando l’inceneritore di Firenze si ruppe, lasciando l’amministrazione della Toscana in un bel pasticcio. La Mafia napoletana, la Camorra, risolse il problema, portando al sud i rifiuti in eccesso non trattati gettandoli nelle cave, nelle discariche, nei fiumi, nei laghi e nei crateri. Nacque così il business dei rifiuti, con cui la Camorra ha fatto a dir poco una fortuna. Quando le autorità locali sollevarono la questione, la Camorra creò una rete di laboratori incaricati di produrre documenti fasulli in cui si affermava che i rifiuti tossici non erano innocui. Ciò consentì alla Camorra di massimizzare i guadagni per la raccolta e di minimizzare i costi per lo smaltimento. Scoppiò il business.
Gli affari erano così vantaggiosi che la rete si estese anche al di fuori dell’Italia. Tonnellate d’immondizia furono trasportate dalla Croce Rossa svizzera nei remoti paesini del sud; in una sola cava le autorità trovarono l’equivalente di 28 mila autotreni di rifiuti. Nelle aree inquinate, la media dei tumori divenne quattro volte la media nazionale, interi allevamenti di bestiame furono giocoforza eliminati, e molte sorgenti d’acqua furono dichiarate off limits per il pubblico utilizzo.
Uno degli esempi più agghiaccianti della distruzione della popolazione e del territorio è la città di Pianura, situata in un’area vulcanica dove il magma bolle fino alla superficie. Nel cratere che per anni ha fatto da pattumiera, è ribollita ogni sorta di schifezza senza che le autorità muovessero un dito. E’ stata chiusa, ma troppo tardi: il territorio e la popolazione sono stati avvelenati, e questo spiega perché gruppi di cittadini sono rimasti barricati ventiquattr’ore su ventiquattro di fronte alla discarica nel timore che venisse riaperta.
Come al solito, non c’è segno che la classe politica italiana voglia assumersi le responsabilità della crisi, o che voglia prendere misure efficaci per risolverla. Quando 10 mila napoletani hanno chiesto le dimissioni di Bassolino e della sua corte, i politici hanno rifiutato perché sarebbe stato ‘irresponsabile’ abbandonare Napoli in simili condizioni.
Ora, dopo aver incassato i giudizi umilianti di tutta l’Europa e dopo le manifestazioni che invocavano la rimozione in massa di tutti i politici, il governo ha mandato l’Esercito nella città a liberarla dalla sporcizia. Navi sono partire alla volta della Sardegna e della Sicilia, dove sono subito montate le proteste. Ma anche se le montagne di rifiuti dovessero scomparire, la crisi si ripresenterà un’altra volta perché il business che c’è sotto è molto molto ricco.
La ricchezza delle organizzazioni criminali è di gran lunga superiore a quella del governo e il loro potere è tale da determinare l’esito di ogni elezione. Negli ultimi anni, 70 amministrazioni comunali su 92 sono state commissionate perché implicate con la Camorra. I camorristi sono di gran lunga gli uomini d’affari e i manager più abili, come anche la fonte principale delle campagne elettorali, dei guadagni personali e delle dure punizioni per quelli che rompono le regole. Nei giorni peggiori dell’emergenza rifiuti, i quartieri preferiti della Camorra a Napoli avevano le strade perfettamente pulite. Il governo si è dimostrato impotente: è la criminalità a svolgere le sue funzioni.
Se il governo italiano avesse davvero voluto risolvere la crisi di Napoli, avrebbe dichiarato guerra alla Camorra, ordinando all’Esercito di occupare la città. Qualsiasi governo, in tal modo, avrebbe guadagnato la gratitudine e il rispetto della popolazione, e avrebbe offerto una speranza ai napoletani. Ma ciò, a ben vedere, è quanto accaduto sotto il regime fascista, ecco perché è altamente improbabile che accada di nuovo oggi: nessun politico italiano correrebbe il rischio di compromettere la sua reputazione per emulare Mussolini.
E’ davvero straziante: Napoli è l’ultima delle città creative europee. Non esiste un posto che ha la stessa energia, lo stesso incanto, un cibo così eccezionale; un posto con la sua musica leggendaria e le sue bellezze artistiche. Napoli può morire, vittima di una criminalità cui non importa nulla della città e dei napoletani e di politici corrotti cui manca il fegato per far rispettare la legge. Senza la possibilità di prendere misure drastiche, l’unica speranza è che una nuova generazione di napoletani trovi il coraggio di liberare la propria città da Roma e dalla Camorra. E’ difficile, ma la storia di Napoli è piena di miracoli. Non si sa mai.
Michael A. Ledeen è Freedom Scholar all’American Enterprise Institute