Napolitano (con Draghi) convince la Borsa, scende lo spread
02 Aprile 2013
Piazza Affari tiene e Mister Spread scende, questa in sintesi la temuta riapertura dei mercati dopo l’annuncio fatto dal Presidente della Repubblica Napolitano di costituire due commissioni di saggi per le riforme politico-istituzionali ed economiche in chiave europea.
Milano non sembra risentire della perdurante instabilità politica e della mancata formazione del governo, guadagnando lo 0,6 per cento, pochi decimali in meno delle altre principali piazze europee. Contiene le perdite anche il titolo Monte Paschi (-6 per cento). In mattinata c’è stato un rialzo dei BTP e lo Spread è ridisceso sotto 340 punti base.
E’ il primo risultato per il Capo dello Stato, che la scorsa settimana, lasciando intendere tra le righe che avrebbe anche potuto dimettersi, aveva spinto il governatore della BCE Draghi a "consigliare il presidente della Repubblica" nel prendere altro tempo, come dichiarato da Emma Bonino e riportato oggi da Salvatore Merlo sul Foglio.
"E’ stato Draghi a dipingere a Napolitano un quadro catastrofico qualora le sue dimissioni si fossero aggiunte alla mancanza di un governo", scrive Merlo, "come nei giorni del 2011 in cui si immaginavano le architetture che avrebbero retto il governo tecnico di Mario Monti, Draghi ha di nuovo consigliato le mosse migliori per evitare, o quanto meno ritardare o contenere, un riflusso speculativo sul debito e sulla Borsa per effetto della prolungata instabilità".
Scampato pericolo, dunque, almeno per adesso. Ma il problema è che non bisogna tranquillizzare solo i mercati, c’è anche l’economia europea e italiana in particolare avvolta ancora dalla spirale della crisi. L’indice Pmi ha segnato una nuova contrazione del manifatturiero e non basta quel decimale di disoccupazione recuperato rispetto a gennaio (dall’11,7 torniamo all’11,6) per raffreddare gli animi degli italiani spaventati dalla recessione, dal lavoro che manca e dalla povertà che si allarga. Per non dire dello spettro cipriota dei prelievi forzosi dai conti correnti.