Napolitano. Il mondo del lavoro non deve arroccarsi, serve uno sforzo

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Napolitano. Il mondo del lavoro non deve arroccarsi, serve uno sforzo

19 Marzo 2009

Serve "consapevolezza dell’esigenza di uscire da logiche puramente difensive, di non farsi guidare da vecchi riflessi di arroccamento attorno a visioni e conquiste del passato, rispetto a mutamenti obiettivi innegabili e a scelte ineludibili di riequilibrio e rinnovamento nel sistema delle garanzie e delle tutele, a favore, soprattutto dei meno protetti". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel passaggio finale del suo intervento, oggi a Modena in occasione della cerimonia di commemorazione di Marco Biagi, il giuslavorista bolognese assassinato dalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002, invita a "liberarsi dallo spirito di fazione" che "significherebbe dare quel senso di maturità – osserva – della nostra vita democratica che da troppo tempo si attende".

A Modena per commemorare con un convegno il professor Marco Biagi, ucciso sette anni fa dalle nuove Brigate Rosse, Giorgio Napolitano ha apprezzato la decisione di ricordarlo non solo come vittima ma attraverso l’impegno sociale che ha espresso e che ne ha fatto, come altri, un bersaglio preciso per "l’estremismo politico e ideologico, sfociato nel terrorismo, che considerava uno scandalo intollerabile" che uomini di valore potessero mettersi al servizio dello Stato democratico. Già l’anno scorso, ha ricordato Napolitano, sottolineai "l’esigenza che tutti gli uomini cui è dedicato il ‘Giorno della memorià siano ricordati non solo come vittime ma come persone che hanno vissuto, hanno avuto i loro affetti, il loro lavoro, il loro posto nella società prima di cadere per mano criminale. Apprezzo che Marco Biagi sia ricordato per il suo percorso di vita, rimasto impresso in modo incancellabile nel sentimento della moglie, dei figli e dei familiari e scandito da un impegno scientifico e civile che continua a dare frutti per il suo e il nostro paese. Fu quell’impegno che il terrorismo nelle Brigate Rosse volle colpire". In questo ricordo Napolitano ha accomunato quello di Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona ed altri "che si sono esposti generosamente sul fronte dell’elaborazione di nuove politiche del lavoro" il tentativo delle Brigate Rosse di troncare la loro battaglia, ha concluso Napolitano è fallito, perchè altri hanno raccolto il testimone. Facciamo appello ad un maggiore contributo attivo della società civile, del mondo della cultura e dell’università allo Stato e alla comunità nazionale.

Il mondo del lavoro non deve arroccarsi di fronte ai mutamenti inarrestabili della società. Il Capo dello Stato ha auspicato uno sforzo comune e congiunto di tutte le componenti della società, che superino "lo spirito di fazione che da tempo avvelena la lotta politica e sociale" per giungere "alla consapevolezza, da diffondere finalmente nel mondo del lavoro, dell’esigenza di uscire da logiche puramente difensive, di non farsi guidare da vecchi riflessi di arroccamento attorno a visioni e conquiste del passato rispetto a mutamenti obiettivi innegabili e a scelte ineludibili di riequilibri e rinnovamento nel sistema delle garanzie e delle tutele, a favore soprattutto dei meno protetti". "Procedere in questo senso, liberarsi dallo spirito di fazione – ha concluso – significherebbe dare quel segno di maturità della nostra vita democratica che da troppo tempo si attende".

Per far sì che le università italiane tornino a contare è necessario "uno sforzo di autoriforma" e che "siano poste attraverso serie e coerenti politiche pubbliche in grado di fare la loro parte". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aprendo il suo intervento oggi a Modena, nella sede della fondazione intitolata a Marco Biagi, nel giorno della commemorazione dell’anniversario del suo barbaro assassinio da parte delle Brigate rosse, risponde con queste parole all’appello lanciato poco prima dal rettore dell’università di Modena e Reggio Emilia, Aldo Tomasi. Secondo il rettore, infatti, la causa della evidente crisi dell’università "è da ricercare all’interno dell’università stessa, che non ha utilizzato bene l’autonomia di ricerca e didattica. Ma -sottolinea- da questo a passare al taglio ‘sic et simpliciter’ dei fondi per l’università ad un livello tale che non consentirà di rispettare le regole di bilancio, potrebbe far pensare ad un intento punitivo". "È un momento grave per il paese -aggiunge Tomasi- ma non è con tagli indifferenziati, come quelli adottati nella finanziaria approvata nel 2008 che si potrà uscire dalla crisi dell’università". "Ci unisce -assicura il presidente della Repubblica- un comune sentire rispetto alle gravi difficoltà e alle complesse sfide cui il nostro sistema universitario è oggi esposto".

"Mi pare un appello giusto". Così il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola ha commentato le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che di fronte ai problemi seri della crisi economica l’Italia ha bisogno di eliminare "le zavorre" che frenano lo sviluppo del Paese. Intervenendo a Pisa alla giornata inaugurale del Festival dell’industria ‘Manifuturà, Scajola ha ricordato come "lo stato di incertezza e di sfiducia che domina i mercati è, allo stesso tempo, un effetto della difficile crisi che stiamo attraversando e uno dei fattori che la alimenta". "È compito della politica -di tutta la politica e non solo del governo- infondere fiducia agli operatori ed ai cittadini, con comportamenti responsabili e misure in grado di assicurare un quadro di certezze".