Napolitano oggi alle Camere, fare presto ma bene
21 Aprile 2013
LA PAZIENZA DI NAPOLITANO. Inizia una settimana strategica per uscire dallo stallo delle elezioni e la sofferta nomina del Presidente della Repubblica. Oggi Giorgio Napolitano chiederà ancora una volta ai partiti di essere responsabili e già da martedì potrebbero iniziare le consultazioni per il nuovo governo. L’aspetto più critico a questo punto è la guerra intestina scoppiata nel Pd, con la rediviva Rosi Bindi che dopo le dimissioni subito taglia la strada a una eventuale candidatura Letta (Enrico) al governo del Paese (contro anche renziani, giovani turchi, malpancisti pro-Grillo). Vedremo che succederà nel Congresso invocato in fretta e furia per questa settimana. Ma stavolta c’è Napolitano, con potere di scioglimento delle Camere, a dettare i tempi. Probabilmente il Presidente non sarà così comprensivo con le doglie Democrats.
GOVERNO DEL PRESIDENTE O AL VOTO. L’ala dialogante del Pd, il Berlusconi istituzionale e Lista Civica sembrano pronti a reggere il tentativo di "Re Giorgio" di formare il nuovo governo – grande favorito Giuliano Amato – affrontando poi il processo costituente. Sarebbe un governo destinato a durare più del previsto, almeno un paio d’anni, che se mancasse i suoi obiettivi segnerebbe la disfatta della classe politica che ha resistito fino all’ultimo alla pressione della piazza. Il governo sarà composto da tecnici di area, pronti a seguire la roadmap tracciata dal Presidente alla fine del primo mandato con la nomina dei saggi. Se Amato saltasse, il nome andrebbe cercato tra i tecnici per un governo comunque a trazione presidenziale.
IL PDL VUOLE LA CONVENZIONE PER LE RIFORME. Il Pdl che per adesso insieme ai montiani sembrano le forze che scommettono maggiormente sul governo del Presidente spinge affinché venga costituita la Commissione Mista redigente, composta da parlamentari e non parlamentari, che dopo essere stata formalizzata tramite una legge costituzionale proporrà il testo di riforma sul quale saranno le Camere a deliberare. Il metodo è dar vita a un organismo di indirizzo, separato dai partiti, al riparo dalle loro fibrillazioni, che sia in grado di spronare le Camere nel processo di riforma. Con la fiducia data al governo, dovranno essere Camera e Senato, con una mozione o un ordine del giorno, a indicare i punti sui quali la Convenzione inizierà a lavorare. Per accelerare i tempi di manovra, il testo di riforma sarebbe votato dal Parlamento senza emendamenti. Le riforme dovrebbero essere consolidate da un referendum confermativo. A quel punto la Convenzione si scioglierebbe.