Napolitano pensa a Marini o Amato come esploratori ma il tempo stringe
28 Gennaio 2008
Anche la terza giornata di consultazioni, la penultima in vista di domani quando saranno ascoltati Berlusconi e poi Veltroni, ha confermato che la via per un governo per le riforme è strettissima. Lo hanno ribadito oggi sia la Lega Nord che Alleanza Nazionale, entrambi convinti di dover subito andare alle urne dando ai cittadini la parola.
Più smussata la posizione di Rifondazione Comunista e Udc che sarebbero favorevoli ad un esecutivo per riformare la legge elettorale.
Tutte posizioni che peraltro erano già note ma che sono servite al Colle per constatare che la via d’uscita dall’ipotesi elettorale attraverso un governo di transizione è davvero disperata. Lo ha spiegato Umberto Bossi, per l’occasione ritornato a Roma, al Capo dello Stato chiarendo che “affidare un mandato esplorativo è una cosa legittima. Il presidente lo può fare, ma speriamo di no. Mi sembra una perdita di tempo”. Quindi andare subito al voto anche perché per la Lega Nord dalle urne “uscirà una maggioranza fortissima per il centrodestra che garantirà un governo compatto”. Ed al centrosinistra che chiede un governo di “scopo” è lo stesso Maroni che risponde con malizia: “Adesso si sono inventati il governo di scopo, ma io non l’ho mai studiato nei libri di diritto costituzionale… Lo scopo è evitare elezioni per evitare di perdere”. Quindi spediti verso le elezioni come ha precisato poco dopo anche Gianfranco Fini salito sul Colle insieme ai capigruppo di Senato e Camera, Matteoli e La Russa. “Al presidente Napolitano – ha spiegato il leader di An alla fine del colloquio con il presidente della Repubblica – abbiamo ribadito che per An l’Italia ha bisogno di un governo che abbia una maggioranza politica e che affronti i temi come quelli della sicurezza, dei salari e del rilancio delle piccole e medie imprese. Oggi non c’è alcuna condizioni perchè nasca un governo così”. Un “non senso” lo ha così battezzato Fini un governo per fare la riforma elettorale insistendo anche sul fatto che “per 24 mesi si sono fatte solo discussioni”.
Diversa, invece, la posizione dell’Udc che al presidente Napolitano ha spiegato la necessità di “un governo di pacificazione tra centrodestra e centrosinistra”. Una disponibilità ad un esecutivo di transizione che però non deve leggersi come una spaccatura nella CdL. Su questo punto l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini è stato molto attento precisando che “non siamo disponibili a pasticci e trasformismi”. Parole che confermano quanto nei giorni scorsi era andato ripetendo il segretario Cesa e che cioè nessun governo è possibile se non c’è il pieno coinvolgimento di Forza Italia. Udc che comunque spiega di essere pronta ad andare alle urne chiedendo però che almeno sia “inserita la preferenza nell’attuale normativa elettorale per consentire di scegliere ai cittadini e non ai partiti”.
Nel centrosinistra continua invece la richiesta di un governo di transizione per evitare il voto. A ripeterlo al Capo dello Stato è stata in mattinata Rifondazione Comunista con il segretario Franco Giordano che ha chiesto “un governo a termine, di scopo, per sbloccare la legge elettorale sull’impianto dell’ultima bozza Bianco così da contrastare ogni trasformismo”. Nessuna ipotesi di semplice modifica della legge vigente con introduzione delle preferenze come richiesto da Casini ma una legge elettorale ex novo. Ma il segretario di Rifondazione è anche ritornato sulle dichiarazioni di Berlusconi di qualche giorno fa, quando evocò manifestazioni popolari in caso di non voto. “Abbiamo espresso contrarietà alle intimidazioni inquietanti nei confronti del presidente della Repubblica. Si tratta di tentativi di condizionare le decisioni del capo dello Stato”. Dichiarazioni che segnalano un certo nervosismo nello schieramento di centrosinistra dove anche lì ormai l’ipotesi delle urne non viene più scartata. Da qui l’appello dello stesso Giordano affinché in vista del voto “tutte le forze di sinistra si presentino in maniera unitaria alle prossime elezioni, indipendentemente dalla legge elettorale”. Accenni di campagna elettorale che almeno per il momento il leader del Pd, Walter Veltroni, vuole cercare di tenere lontano ricorrendo alla retorica “dell’assunzione nazionale di responsabilità” in modo da andare al voto “fra 8-10-12 mesi” avendo fatto prima le riforme di cui il Paese ha bisogno. Riforme ma non solo per il sindaco di Roma che nell’agenda di un ipotetico governo di transizione mette anche la “questione dei salari e l’aumento della produttività”. Un “no” alle elezioni anticipate anche perché per il leader del Pd “gran parte del Paese non vuole le elezioni”. Mentre sul rifiuto del centrodestra ad un governo per le riforme Veltroni attacca parlando di “incomprensibili bizantismi della politica italiana”. Ed infine rilancia a Forza Italia la sfida a “correre da sola”. Da Forza Italia giunge immediata la replica con i capigruppo di Camera e Senato Elio Vito e Renato Schifani che ribattono: “Veltroni, con la sua sfida a Forza Italia, cerca di depistare l’attenzione dai veri problemi della sua coalizione”. Mentre Cicchitto e Bondi rispediscono al mittente la proposta veltroniana come “incomprensibile invito”. Posizioni che domani sia Forza Italia che il Pd potranno spiegare e ribadire al Capo dello Stato per l’ultimo giorno di consultazioni. Poi spetterà a Napolitano decidere.
E nelle ultime ore dal Colle filtra la voce che il mandato esplorativo sarà dato a prescindere dall’esito dei colloqui. Il presidente del Senato Marini o il ministro Amato i nomi più accreditati per tentare il disperato ed ultimo tentativo per rinviare il voto. E se dovesse andare male la prossima settimana Napolitano potrebbe decidere di sciogliere il Parlamento