Napolitano presiede il governo e detta l’agenda al parlamento

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Napolitano presiede il governo e detta l’agenda al parlamento

22 Novembre 2011

Il mare politico non è diventato una tavola dall’oggi al domani. In effetti è “ancora un po’ mosso” eppure ci sono le condizioni “per una maggiore obiettività e serenità nel comportamento degli schieramenti politici”. Parola di Giorgio Napolitano che alla premessa fa seguire la sostanza: il parlamento vari la cittadinanza agli immigrati. Nonostante il bollettino di giornata dica altro: spread su, Borse giù.

Un auspicio, certo, declinato con tono ecumenico e tuttavia con piglio deciso durante l’incontro al Quirinale con la federazione delle Chiese evangeliche, ma il riferimento non poteva passare inosservato o quanto meno non irrompere nel dibattito politico con la ‘leggerezza’ di un elefante che si muove in una cristalleria. Perché se al Colle sta molto a cuore (e c’è stata ampia dimostrazione negli ultimi mesi) la concordia istituzionale e la collaborazione tra forze politiche, è innegabile che un tema come questo appaia particolarmente divisivo per le posizioni diametralmente opposte dalle quali i due schieramenti si sono fronteggiati fuori e dentro le aule parlamentari per molti mesi. Riproporlo d’amblè in una fase come questa, significa da un lato fare un’invasione di campo rispetto alle prerogative e all’agenda del parlamento; dall’altro contraddire l’auspicio per una stagione di confronto costruttivo. E il paradosso è che l’uscita di Napolitano arriva nel giorno in cui tra Pdl e Pd ci cominciano a intravedere segnali concreti e significativi di dialogo – o quantomeno disponibilità a discuterne – su temi importanti quali le regole istituzionali e tra questi, la riforma della legge elettorale.

La stura la dà Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl,  che in un’intervista al Riformista chiama il Pd a “difendere il bipolarismo” aprendo un confronto su legge elettorale, riduzione del numero di deputati e senatori, regolamenti parlamentari, bicameralismo, rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e primarie regolate da una legge per selezionare le cariche elettive”. Apertura di ‘peso’ da Vannino Chiti (“invito giusto e condivisibile”) e dai deputati Giorgio Merlo e Stefano Graziano, solo per citare alcuni esponenti del partito di Bersani.

Una serenità maggiore, è la sottolineatura del capo dello Stato, che il nuovo quadro politico e il nuovo governo possono agevolare, insieme alla convinzione che il parlamento oggi è cosciente del fatto che “si apre un campo di iniziativa maggiore rispetto al passato”. Insomma, per il Colle ci troviamo di fronte a una “netta distinzione tra governo e parlamento e le Camere hanno campi a loro riservati”. Tutto vero, ma non è che si può togliere dal cilindro una questione, gettarla nel campo politico e invitare a fare quasi con una certa sollecitudine.

“E’ un’assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani. Non viene riconosciuto loro un diritto fondamentale”, sentenzia Napolitano riferendosi alla possibilità che il parlamento torni ad esaminare un’iniziativa che dovrebbe rientrare nella consapevolezza della necessità di “acquisire anche nuove energie in una società per molti versi invecchiata se non sclerotizzata”. L’altra sottolineatura sulla quale il capo dello Stato si sofferma è il significato della nomina di Andrea Riccardi a ministro della cooperazione internazionale ma anche dell’integrazione “nella società e nello Stato italiano”. Insomma, un ministero ad hoc. E il neo-ministro con tempestività perfetta (ma pure un po’ sospetta) accoglie e fa propria la sollecitazione del Quirinale in un articolo per Famiglia Cristiana che uscirà nel prossimo numero.

L’effetto politico dell’uscita del Colle è immediato. Dal Pd standing ovation per Napolitano, Fini dice che con Berlusconi era stato definito ‘compagno’ mentre ora si può discutere, i suoi di Fli per oggi hanno convocato una conferenza stampa per chiedere la calendarizzazione “immediata” della proposta di legge (Pd-Fli) Granata-Sarubbi.

Reazioni opposte dal centrodestra: se per Maurizio Gasparri “non si possono affrontare le leggi sulla cittadinanza a spallate e con semplificazioni che rischiano di complicare la vicenda”, il senatore del Pdl Casoli torna al punto registrando positivamente le posizioni democrat sulle regole istituzionali per rafforzare il bipolarismo, ma raccomanda che i temi sui quali impegnare il parlamento nei prossimi mesi siano questi, “non certo proposte divisive come quella sulla cittadinanza ai figli degli immigrati che da qualche giorno sentiamo avanzare con sospetta insistenza”. La Lega non ci sta e Maroni dice che la norma va contro la Costituzione.

Dal Terzo Polo Casini invia un messaggio in codice: il governo Monti è l’occasione per “uscire dallo scontro all’arma bianca” tra i due schieramenti. Cita due temi: la cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia e la legge elettorale. Risposta a distanza di Fabrizio Cicchitto: “Sul tema della cittadinanza esistono varie posizioni. In ogni caso, la priorità riguarda i temi economici che devono concentrare l’attenzione delle camere di qui a fine anno” perché “se si propongono questioni fuori dall’agenda proposta nel suo discorso dal presidente Monti, allora potrebbero emergere anche altri temi fra i quali alcuni riguardanti la giustizia”. Messaggio per Napolitano e il neo-premier.