Nasce il blog di Fiamma Nirenstein

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Nasce il blog di Fiamma Nirenstein

20 Aprile 2007

Nasce oggi il blog di Fiamma Nirenstein. Il frutto dell’esperienza e delle riflessioni della giornalista esperta di Medio Oriente, è così disponibile on-line all’indirizzo www.fiammanirenstein.com anche nella versione in lingua inglese. Il blog ripercorre la sua lunga carriera di cronista, inviata e commentatrice di politica internazionale, e ne raccoglie la produzione giornalistica a partire dai primi anni novanta, per i quotidiani la Stampa e il Giornale, di cui oggi è editorialista, e il settimanale Panorama. 

Il blog offre anche una rassegna delle numerose pubblicazioni che vedono Fiamma Nirenstein come autrice, con l’opportunità di consultare le schede che ne illustrano brevemente il contenuto. In primo piano, troviamo il suo ultimo libro “Israele siamo noi”, edito dalla Rizzoli, dove mette in luce l’infondatezza storica, politica e culturale dello pseudopacifismo che affligge “la stampa internazionale, i partiti di sinistra europei, le organizzazioni non governative, i ministri e i diplomatici di grandi nazioni, l’Onu stessa”, e che è all’origine del pregiudizio e della propaganda contro Israele.

Qui di seguito riportiamo il primo post pubblicato sul blog, in cui Fiamma Nirenstein racconta atmosfere, pensieri e sensazioni sulla via di Gerusalemme, come invitandoci a esplorare la dimensione profonda, unica e irripetibile di questo luogo dalla enorme storicità. (es)
 

La strada Roma-Gerusalemme

Avevo deciso di aprire questo mio sito in Israele, perchè so che chi lo leggerà si aspetta soprattutto di sentirne il respiro, di leggerne la vicenda in queste righe. Dunque, sono tornata ieri dall’Italia lungo una strada che per me è un tutt’uno. Parte dalla mia casa di Roma, salgo in macchina la mattina presto, leggo i giornali in macchina mentre vado all’aereoporto. La città ancora è in parte addormentata, è quieto e pigro il suo respiro rosato, Roma non sa di Gerusalemme, e niente sa Gerusalemme di Roma. Guardo aprire i negozi, mi fermo a prendere il caffè e il cornetto al bar, si ride di prima mattina con tutta la speranza della nuova giornata. Poi, mi ha inseguito fino a Fiumicino il pensiero dello studente americano di origine coreana, l’assassino, il suo modello violento e terrorista così radicato da ispirargli quasi una danza di guerra nel filmetto costruito sulla scorta degli ultimi messaggi jihadisti in cui prometteva morte e distruzioni. Dichiara che la colpa è tutta degli altri, mia, vostra, e che muore come un Gesù Cristo per salvare il mondo. La faccia da bambino, la patetica idiozia del piagnucolio vittimistico e, alternativamente, della ferocia delle sue promesse di vendetta è tipico di quell’altalena psicopatica che fa da sfondo al trionfalismo del terrorismo, non è diversa da quella dei terroristi che scelgono di farsi saltare per aria in nome di una ideologia religiosa di conquista e di morte. E’ una malattia mortale del nostro tempo infestato di violenza, il modello terrorista non è solo un modello politico, sta diventando un modello psicologico che può influenzare le menti dei giovani più fragili, in ogni parte del mondo.

In Israele, all’aeroporto Ben Gurion, dopo un viaggio in cui dozzine di bambini figli di haredim, ebrei ortodossi, saltano e gridano dividendosi a malapena lo spazio con un gruppo di anziani ebrei venezuelani. Un incubo. Ma finalmente riprendo la mia solita strada. All’areoporto prendo il taxi. Il tassita Yigal parla al telefono con la madre che ossessivamente si occupa, mentre io ascolto la conversazione guardando il panorama, dei suoi problemi medici suggerendogli (è un pezzo d’uomo sui 40 anni) cure tradizionali e alternative, medici a Gerusalemme e a Tel Aviv, minestre e bevande calde di ogni tipo; poi scambia qualche parola col figlio, con la moglie, con gli amici “Come stai? Qual’è la situazione? Che si dice?”. Poi, mi comunica preoccupato che si stanno vendendo meno bandiere del solito per Yom Azmaut, la Festa dell’Indipendenza che si avvicina, ma, vede una colonna di soldati di leva che cammina nella campagna oltre la barriera di metallo e lancia baci con le mani. La giornata è fredda, salgo a Gerusalemme, la tv, accesa con autentico desiderio, in preparazione della festa che sarà martedì, mi scarica addosso una quantità di eroi militari e civili che in Italia ci basterebbero per qualche secolo. Poi ve li racconto.