Natale copto blindato in Egitto. Si stringe il cerchio sull’attentatore
07 Gennaio 2011
di redazione
E’ un Egitto blindato quello che si presenta in occasione del Natale copto, che si celebra proprio oggi. Settantamila fra poliziotti e ufficiali di polizia sono stati schierati per scongiurare attentati come quello di Capodanno ad Alessandria, costato la vita a 23 persone. Una cellula di crisi è stata istituita per seguire la situazione. Raddoppiata la sorveglianza presso le chiese ad Alessandria, rafforzate le misure si sicurezza al Cairo.
Il grande imam della moschea di Al Azhar, Ahmed El Tayyeb si è recato alla cattedrale di San Marco al Cairo prima della messa per porgere gli auguri di Natale a Shenuda III. Le forze di sicurezza impedivano l’accesso alla cattedrale da un centinaio di metri prima dell’ingresso, consentendo l’entrata solo alle persone munite di invito. Ma la giornata cruciale sarà oggi. Anche perché il Natale quest’anno coincide con il venerdì, giorno di preghiera nelle moschee. Le autorità egiziane hanno invitato i predicatori musulmani a non essere incendiari e a fare riferimento alle parole di apertura di Maometto nei confronti dei non musulmani. In tutto l’Egitto sono previste iniziative di solidarietà dei musulmani, che in molte parti del Paese hanno anche cercato di organizzare veri e propri scudi umani attorno alle chiese. Ad Alessandria il patriarcato ha deciso di dedicare la cerimonia della notte di Natale interamente al lutto interno alla comunità per i fedeli morti a Capodanno. Ma per sabato è stato organizzato un incontro nella cattedrale della città, che sarà aperta a tutti coloro che vorranno portare il loro sostegno e vicinanza alla comunità cristiana.
E’ cominciato tra le tensioni, insomma, il Natale copto, ieri con le messe di mezzanotte che si sono tenute in Egitto e in tutto il mondo. Italia compresa. Un forte messaggio di pace è giunto dall’omelia del vescovo copto ortodosso di Roma mons. Barnaba El Soryany, riferimento massimo della comunità. Nel monastero sulla via Laurentina, dove ha sede la diocesi copta, in una chiesa gremita e blindata per timori di incidenti, i fedeli hanno assistito alla messa, mentre il pensiero correva alle vittime dell’attentato di Alessandria.
"A quanti accolgono il Signore – ha ricordato durante la sua omelia mons. El Soryany -, Egli porta la luce e la pace; la pace col Padre celeste, la pace con tutti i nostri fratelli, e la pace interiore e profonda del cuore". Malgrado l’esasperazione dei cristiani in Egitto abbia raggiunto livelli inediti in questi ultimi giorni, fra scontri e manifestazioni nelle strade, il capo della chiesa copta in Italia ha esortato i fedeli alla calma. "Dobbiamo convivere in pace con tutte le confessioni religiose", ha rimarcato mons. El Soryany, "anche con i musulmani". E riferendosi alle dichiarazioni dei giorni scorsi (il rifiuto a che rappresentanti della comunità islamica di Roma prendano parte alla manifestazione di domenica indetta per commemorare le vittime di Alessandria e in favore della libertà religiosa, ndr), il presule ha detto "io non ce l’ho con loro. Aspetto che diano il loro contributo e che ci sostengano. Anche con una loro manifestazione, ma quella del 9 gennaio riguarda noi copti ortodossi".
Parole forti sono state quelle pronunciate a metà delle celebrazioni da Davide, uno dei tanti giovani della comunità. "In questi giorni – ha detto il ragazzo diciannovenne – abbiamo sentito risuonare parole come tolleranza, fratellanza e dialogo. Ma noi non vogliamo tolleranza: si tollera chi non si sopporta". I copti vogliono diritti e sono pronti al dialogo, "ma per dialogare bisogna essere almeno in due e, francamente, non riusciamo a vedere chi potrebbe essere il nostro interlocutore". "Noi – ha concluso il giovane – ci sentiamo fratelli con tutti, ma non vorremmo, in questa vicenda, interpretare il ruolo di Abele". Solidarietà è stata espressa, in un messaggio, anche dal presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Kurt Koch.
Intanto fonti della polizia egiziana sostengono di essere molto vicine all’individuazione dell’identità dell’attentatore della strage di Capodanno. Secondo quanto riporta il giornale arabo al-Quds al-Arabi, gli inquirenti avrebbero una foto segnaletica realizzata con le indicazioni fornite dai testimoni che hanno visto poco prima dell’attacco un uomo seduto all’interno di un’auto parcheggiata proprio davanti alla chiesa copta. Nell’ambito delle indagini per la strage, la polizia egiziana ha arrestato ieri diversi salafiti che risiedono in città, seguendo la pista che porta ad al-Qaeda. Secondo uno sceicco salafita di Alessandria, che ha preferito rimanere anonimo, "le autorità egiziane stanno approfittando di questo evento per reprimere ancora di più il nostro gruppo. Escludo che il kamikaze appartenga ai salafiti della zona, ritengo invece che sia una persona venuta da fuori, appartenente a un gruppo legato al ‘Takfir’ (in arabo anatema, ndr) finanziato e aiutato da elementi stranieri".
Secondo gli investigatori del ministero dell’Interno egiziano, il kamikaze avrebbe un’età che va dai 23 ai 25 anni. Dopo aver analizzato i brandelli dei corpi di 45 persone, gli inquirenti credono di aver individuato il Dna dell’attentatore e hanno anche capito che la bomba usata conteneva tra i 20 e i 25 chilogrammi di tritolo ed era inserita in uno zaino.