Natale di Roma: celebriamo l’eterna bellezza e la gloriosa storia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Natale di Roma: celebriamo l’eterna bellezza e la gloriosa storia

Natale di Roma: celebriamo l’eterna bellezza e la gloriosa storia

21 Aprile 2020

Il Dies Romana – o Natale di Roma – ricorre il 21 aprile di ogni anno, dal quel lontanissimo 753 a.C., data nella quale, secondo Marco Terenzio Varrone e secondo la leggenda, Romolo fonda Roma, tracciando il sacro perimetro della città ed iniziando la sua costruzione a partire dal Colle Palatino.

In realtà, i miti sulla nascita di Roma sono diversi e sono stati tramandati oralmente di generazione in generazione, fino alla cosiddetta età augustea: a questo punto storici come Tito Livio e Plutarco e poeti come Virgilio e Ovidio cercano di dare un’uniformità di fondo a questi miti, interpretando il passato alla luce del loro presente, cercando, appunto, di trasmettere un’immagine divina e mitica della figura di Augusto.

Curiosi sono i riti che vengono celebrati in occasione del Natale di Roma in tutta l’età imperiale. È Ovidio, in particolare, che, nei Fasti – opera rimasta incompiuta – illustra le feste religiose e le ricorrenze presenti nel calendario romano introdotto da Cesare e riporta anche i particolarissimi riti, di stampo pastorale, compiuti il 21 di aprile: queste feste, chiamate Palilia, sono rivolte al dio Pale. Secondo Ovidio, la cerimonia aveva due forme rituali: la prima, urbana, che si svolge a Roma e la seconda, rurale, che si svolge fuori dalla città. All’interno di questi riti sono presenti due elementi fondamentali ed opposti tra di loro, ossia l’acqua ed il fuoco: secondo Ovidio la loro presenza è giustificata dal fatto che sono elementi indispensabili alla vita ed efficaci per la purificazione e per l’annullamento delle colpe.

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente queste celebrazioni sono cadute nell’oblio. I festeggiamenti, infatti, sono stati ripristinati solo nel 1870, in pieno Risorgimento, attraverso colossali rievocazioni storiche. Anche il fascismo dà peso al Natalis Urbis, il quale, a partire dal 21 aprile 1924, diviene festività nazionale, che viene denominata “Natale di Roma – Festa del lavoro”, andando ad includere anche il 1° maggio.

E quindi auguri a Roma, che nonostante i barbari, i Barberini, i turisti maleducati, i romani esasperati, i criminali organizzati ed i sindaci incapaci, conserva intatta la sua eterna bellezza e la sua gloriosa storia!