‘Ndrangheta. Clan Barbaro accusato di smaltimento abusivo
30 Marzo 2010
di redazione
Quindici anni di reclusione per il boss della ‘Ndrangheta Salvatore Barbaro. E’ la condanna richiesta dal pm di Milano Alessandra Dolci nel processo a carico di sei persone, accusate di associazione mafiosa e ritenute le nuove leve del clan Barbaro-Papalia. Il gruppo operava nel settore del movimento terra nei comuni a sud del capoluogo lombardo, tra cui Buccinasco.
Il pm ha chiesto, inoltre, altre quattro condanne a pene comprese tra i 7 e i 10 anni di reclusione. In particolare, l’accusa ha chiesto 10 anni per Domenico Barbaro, 71 anni, padre di Salvatore e detto "l’Australiano", 7 anni per Rosario Barbaro, fratello di Salvatore, 8 anni per l’imprenditore milanese Maurizio Luraghi e 7 anni per Mario Miceli. Chiesta invece l’assoluzione per la moglie di Luraghi, Giuliana Persegoni.
Durante la requisitoria il pm Dolci ha fatto riferimento a ingiusti vantaggi che il clan avrebbe ricavato dallo smaltimento di rifiuti tossici nei cantieri dove operava. Il magistrato ha spiegato che nelle aree in cui veniva effettuato lo smaltimento, dove ci sono abitazioni e parchi giochi per bambini, sono stati ritrovati materiali pericolosi di ogni sorta: idrocarburi, catrame, gasolio e eternit.
Il magistrato ha anche ricordato il contenuto di alcune intercettazioni effettuate sui telefoni degli inquisiti, in cui viene fatta esplicita menzione dei reati a loro attribuiti.