Nebrodi, Macellazione illegale: 33 misure cautelari

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Nebrodi, Macellazione illegale: 33 misure cautelari

15 Dicembre 2016

Le forze dell’ordine hanno portato alla luce una vera e propria filiera illegale di carne adulterata destinata al consumo, e portato all’emissione di 33 misure cautelari tra allevatori e veterinari nel territorio del Parco dei Nebrodi

Tutti gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, furto, ricettazione, maltrattamento e uccisioni di animali, commercio di sostanze alimentari nocive, adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, abuso d’ufficio, falso e favoreggiamento. L’Asp di Messina ha sospeso sette veterinari che assicuravano le false certificazioni e avvierà l’iter per il licenziamento.
 
“L’indagine ha fatto scoprire una serie attività illecite sulla commercializzazione della carne. Venivano elusi i controlli di sicurezza, non siamo in grado di dire se sia stata consumata carne infetta o meno”, ha detto il questore di Messina Giuseppe Cucchiara, al termine dell’inchiesta “Gamma Interferon“. 

I veterinari, tra i quali il sindaco di Floresta, Sebastiano Marzullo, sono stati accusati di avere attestato falsamente che carni risultate poi malate erano commestibili. I veterinari non andavano a visitare gli animali e affermavano che non avevano alcuna patologia, poi a fine anno in base al numero dei controlli ricevevano dei benefit, qualcuno fino a 70 mila euro.

In altri casi effettuavano esami di intradermoreazione e attestavano la buona qualità della carne o delle carcasse. Ma successive analisi del sangue, effettuate dalla polizia, per vedere se gli animali avevano contratto la tubercolosi hanno provato il contrario. 

Per l’accusa allevatori, macellai, e veterinari con compiti e modalità differenti facevano passare per buona la carne durante i passaggi della filiera. Gli investigatori hanno anche accertato la presenza di due gruppi criminali, uno facente capo a Biagio Salvatore Borgia e l’altro guidato da Nicolino Gioitta. 

La polizia ha scoperto tra l’altro che alcuni bovini o altri animali erano rubati o erano il frutto di caccia da frodo. Gli animali venivano poi macellati clandestinamente e senza alcun controllo e rispetto delle norme igienico sanitarie e messi in commercio in almeno 10 macellerie. 

In alcuni casi veniva utilizzato un medicinale per eliminare la cosiddetta mosca che uccide gli animali, chiamato Ivomec, prelevato dalla Romania senza controlli. Il farmaco per essere smaltito dall’animale ha bisogno di 150 giorni ma, come spesso accadeva, i capi di bestiame venivano macellati prima e la sostanza presente veniva quindi assimilata dall’organismo umano a seguito del consumo della carne. 

“Da molto tempo l’assessorato alla Sanità è a lavoro per garantire trasparenza e sicurezza ai consumatori, ma anche il rispetto delle norme che regolamentano la filiera agroalimentare. L’operazione di oggi ci dice che siamo sulla giusta strada perché conferma l’attenzione messa in campo anche dalle forze dell’ordine”, ha detto l’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi. 

Attacca il Codacons: “in estate avevamo lanciato l’allarme, presentando esposti alle nove Procure della Repubblica siciliane, e chiesto ai Nas controlli sulle condizioni degli allevamenti di animali destinati alla produzione di carne e trasformati, per verificare l’esistenza di omissioni nei controlli, l’eventuale abuso di antibiotici e farmaci abusivi miscelati nell’acqua, che inevitabilmente, dopo essere assunti dagli animali, finiscono sulle tavole dei consumatori. L’allarme quindi riguardava tutta l’isola e scaturiva da segnalazioni che interessano l’intero territorio”. 

Anche per la Cisl di Messina si tratta di “un fatto gravissimo che fa luce su una situazione che ha messo a rischio la salute dei cittadini che inconsapevolmente hanno consumato carni ed alimenti spacciati per buoni”. 

Già lo scorso 6 giugno, i vertici regionali del sindacato avevano avvisato sulla necessità di controlli approfonditi nella zona dei Nebrodi. “Quello offerto da parte di dipendenti e funzionari pubblici – ha detto la Cisl – lo riteniamo irresponsabile perché hanno messo a repentaglio la vita degli inconsapevoli consumatori. Il malaffare, la cattiva gestione, la mancanza di controlli e di verifica nel corso di questi anni sono stati scoperchiati grazie al lavoro oculato e puntuale delle forze dell’ordine e del Palazzo di giustizia”.