Negli USA il Supermartedì è targato Trump
02 Marzo 2016
Non c’è dubbio che il SuperTuesday è stato sinonimo di Donald Trump, il miliardario che sembra aver ipotecato la “nomination” del partito repubblicano alle elezioni per la Casa Bianca. Il SuperTuesday è un momento attesissimo della campagna per le presidenziali in America, si è votato in una dozzina di Stati, e che Trump sia al centro del dibattito pubblico negli Usa lo dimostrano gli attacchi concentrici che stanno arrivando sia dai suoi sfidanti, Marco Rubio e Ted Cruz, e dalla favorita per modo di dire Hillary Clinton. Oltre al trattamento che gli riservano emittenti come CNN.
Democratici e repubblicani continuano a dipingere Trump come uno zoticone estremista, l’amico del Klu Klux Klan, dei suprematisti bianchi, anche se la Clinton, dopo aver detto che l’America è altro da Trump, ascolta timorosa i suoi consiglieri che la invitano a non sottovalutare “The Don”. La conferma del “Trump momentum” arriva dal sondaggio di CNN, l’emittente televisiva che negli ultimi giorni ha dedicato commenti al vetriolo sul candidato repubblicano, e che adesso lo stronca preventivamente dicendo che in uno scontro Donald contro Hillary il margine di vittoria della democratica sarebbe sensibilmente più alto rispetto a sfide come quella tra Hillary e Rubio o tra Hillary e Cruz.
Attenzione, però, perché il margine tra Clinton e Trump è calato rispetto alla precedente rilevazione di gennaio. In Tennessee, secondo le previsioni dei media amerciani, Trump ha vinto la sfida con Cruz e Rubio, con il cinquanta per cento degli elettori, conquistando praticamente la maggioranza assoluta. Trump ha conquistato importanti posizioni in stati come in Arkansas, Texas e Georgia. Il Don è arrivato in vantaggio al SuperTuesday e nel partito adesso si cerca di correre ai ripari: fino a quando il miliardario con la sua fibra e la sua foga faceva comodo per recuperare voti, nessuno ha detto nulla sulla sua candidatura; ora lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, mette dei paletti alti così dicendo che chiunque voglia candidarsi alla presidenza correndo sotto le insegne del partito che si ispira ad Abramo Lincoln deve rigettare il sostegno di qualsiasi gruppo o individuo dichiaratamente razzista.
Il nostro partito, ha detto Ryan, non si fa dettare l’agenda dai pregiudizi popolari. Trump domenica scorsa si era rifiutato di disapprovare qualsiasi forma di sostegno all’ex leader del Ku Klux Klan, David Duke, dando un altro segnale che la sua eventuale campagna elettorale da candidato alla Casa Bianca pescherà nell’elettorato bianco e ispanico, lasciando quello nero e obamiano alla Clinton. Hillary è pronta a dare continuità alle politiche del presidente Barack Obama, ma Sanders continua ad essere una spina nel fianco costringendola a prestare ascolto anche alle richieste della sinistra.
Il senso del SuperMartedì è quello di offrire agli Usa una ‘controprova’ rispetto al piccolo ma indicativo test dello Iowa. Tra due settimane cosa avverrà nello scontro Trump-Rubio in Florida? Già il solo fatto che i media si pongano domande del genere dimostra che gli equilibri tradizionali nel partito repubblicano si stanno spaccando, una situazione che potrebbe generare delle derive imprevedibili se davvero Trump diventasse presidente degli Usa. Secondo il New York Times è per questo che i democratici non vogliono ripetere l’errore dei repubblicani che hanno sottovalutato Trump. Il piano di Hillary per battere Trump sarebbe puntare sulla sua misoginia, sull’essere nemico della classe lavoratrice. Hillary probabilmente chiederà agli americani: dareste la valigetta nucleare a un comandante in capo celebre perché dà in escandescenza? In attesa che Donald esageri di nuovo, magari lanciandole qualche insulto sessista.
Viene da chiedersi però se gli americani voteranno per una candidata che proseguirà nel solco della politica economica seguita da Obama, che avrà pure rimesso in sesto gli Usa, ma non abbastanza da convincere la classe media e la working class che la tempesta è passata o che i rischi per la occupazione e gli investimenti sono spariti. Credere di battere Trump sull’economia potrebbe rivelarsi l’errore peggiore della Clinton. Ma per adesso Trump deve vincere la sfida nel partito repubblicano. Il SuperMartedì indica che potrebbe farcela molto presto.