Nel 2010 il piagnisteo della “sinistra catodica” è stato insopportabile

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Nel 2010 il piagnisteo della “sinistra catodica” è stato insopportabile

01 Gennaio 2011

Quante lacrime hanno versato nel 2010. Quanti lamenti si sono levati al cielo, tutti provenienti dalle sedi Rai, tra Roma e Milano. I dodici mesi appena conclusi sono stati, a tutti gli effetti, santificati al martirio catodico. Mai come lo scorso anno abbiamo assistito a piagnistei in diretta, sventolamento di bavagli (immaginari) e grida di dolore motivate da un’inesistente censura.

Michele Santoro, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Maria Luisa Busi, Paolo Ruffini e a scendere Marco Travaglio, Vauro, Serena Dandini, Giovanni Floris, Milena Gabanelli di Report… La stagione televisiva e l’immancabile dibbattito di contorno li hanno dominati loro, seguendo una logica ferrea: chi urla che il regime berlusconiano intende chiudere il suo programma oppure limitare i mezzi a disposizione della trasmissione, ottiene ampia eco sulla stampa amica (dal Fatto Quotidiano a Repubblica, con complicità diffusa nel vasto codazzo cartaceo) e, di conseguenza, vasta pubblicità totalmente gratuita, che quasi sempre si traduce in ascolti notevoli.

L’inventore della strategia è San Michele Martire Santoro, specialista nel campo già alla fine degli anni Ottanta, quando lavorava nella RaiTre di Angelo Guglielmi. Nel libro "Michele chi"?, pubblicato parecchio tempo fa da Baldini e Castoldi, Santoro non spende parole dolcissime sul suo ex protettore, ma racconta con dovizia di particolari e abbondanza di pianti la sua vita difficile nel combattere il Psi e la Dc. Cominciò allora, da conduttore di "Samarcanda", ad accusare i politici senza lo straccio di una prova, sbattendo in video pentiti che straparlavano, privi di qualsiasi contraltare o di documenti che suffragassero le loro dichiarazioni.

I suddetti politici reagivano come ci s’immaginava: si indignavano e chiedevano la sospensione del programma. E Santoro, abilissimo, si atteggiava a martire della libertà di stampa, formandosi uno zoccolo duro di fedelissimi. L’apice del successo, tuttavia, lo ha raggiunto proprio lo scorso anno, grazie a "Rai per una notte", un bel circo antiberlusconiano organizzato al Paladozza di Bologna. In occasione della tornata elettorale – mossa poco intelligente, per la verità – i talk show sono stati sospesi. Tutti, mica solo Annozero. Però Santoro ha avuto una marcia in più e ha approfittato dell’occasione per convocare tutti i dinosauri nemici di Silvio in un palazzetto. Ha utilizzato il nome della Rai, accordandosi anche con altre emittenti, ha convinto i suoi a lavorare gratis e ha promosso una raccolta fondi via web. Risultato: grande successo di pubblico, buoni ascolti anche con la diretta su internet.

Quando la stagione normale di Annozero è ripresa, in autunno, Santoro ha proseguito l’opera, scagliandosi a ripetizione contro il direttore generale della Rai Mauro Masi. Gli ha consigliato di andare a fare il presidente della Lazio, lo ha invitato ad andare affan…bicchiere, ha concentrato tutto il suo potenziale esplosivo nelle anteprime del suo programma, durante le quali ha parlato solo ed esclusivamente di se stesso.

I colleghi hanno seguito l’esempio: Roberto Saviano e Fabio Fazio hanno iniziato mesi prima della puntata inaugurale del loro "Vieni via con me" a lamentarsi di (inesistenti) pressioni dall’alto per mettere in difficoltà la nascente trasmissione. Anche lì, hanno tirato in ballo Masi, che ha dato loro una mano indignandosi. Di nuovo, ottimo risultato: gli ascolti più alti mai visti nella storia della terza rete ed enorme spazio sui giornali, con politici e associazioni in coda per presenziare in trasmissione. Il contenuto di "Vieni via con me"? Noia mortale, un comizio antiberlusconiano via l’altro.

Però la strategia del martirio funziona. Lo ha fatto con Report della Gabanelli, quando se l’è presa direttamente col presidente del Consiglio e con Tremonti. Ha funzionato per Floris quando Silviuccio nostro ha chiamato in diretta incazzato nero. Ha funzionato molto meno per Maria Luisa Busi, che se n’è andata dal TgUno di Augusto Minzolini per motivi politici, mettendosi in fila per diventare la più bella e bionda delle martiri. L’hanno premiata con una prima serata su RaiTre, ma il programma era talmente orrendo (e troppo poco pungente anche per gli antiberlusconiani) che ha rimediato un clamoroso flop. Peccato, perché sul successo della Busi contava anche Rizzoli, casa editrice che le ha da poco pubblicato un libro nel quale la graziosa conduttrice spiega perché la tivù italiana fa schifo.

Dunque l’anno si conclude con tanti nuovi martiri pronti a riempire i palinsesti anche per i prossimi dodici mesi. Va detto grazie ai vertici Rai, che li hanno creati (e se ne sono serviti, giocando al gatto e al topo per aumentare gli ascolti e, tutto sommato, guadagnarne in prestigio). Va detto grazie a Santoro, creatore del "metodo piangina". Un po’ ci dispiace, per Michele. Tanto ha detto e tanto ha teorizzato, che Roberto Saviano gli ha rubato il mestiere. Ha fatto più ascolti di lui e gli ha soffiato il primato di Santo Patrono dei Perseguitati, stimmate incluse.

"Vieni via con me" ha scalzato "Annozero" e nel futuro – che sicuramente riserverà qualche nuova collaborazione Fazio-Saviano – il gioco potrebbe ripetersi. Del resto, gli Anni Zero ormai sono finiti. Largo al 2011, e chi ha occhi per piangere, ci dia dentro con le lacrime.