Nel Lazio è partita la trattativa per i candidati alla successione di Marrazzo
28 Ottobre 2009
Da oggi la Regione Lazio è senza Governatore. Le dimissioni di Marrazzo a seguito del sexygate aprono uno scenario inaspettato fino a pochi giorni fa. Le uniche certezze a questo punto riguardano l’abbandono ufficiale di Marrazzo dalla scena politica e la necessità di tornare al voto. Ma già sulla data delle prossime elezioni emergono frizioni tra gli schieramenti.
Il Popolo della Libertà chiede elezioni subito, anche prima di Natale o al massimo i primi di gennaio. La maggioranza di centrosinistra, orfana del suo presidente, prende tempo. Il suo obiettivo è di spostare più in là possibile la chiamata alle urne. La legge regionale parla chiaro: per indicare nuove elezioni c’è un limite massimo di novanta giorni, ai quali vanno aggiunti altri quarantacinque per dare notizia agli elettori. In tutto fanno 135 giorni che porterebbe alle urne i cittadini il 7 marzo. Ma se ci si aggiunge una eventuale richiesta di proroga da presentare al Governo la data potrebbe essere spostata ulteriormente, magari al 27 di marzo, giorno dell’election day. In questo modo il Pd e la sinistra tutta potrebbero riprendere fiato e organizzarsi al meglio.
Non c’è la data ma non ci sono nemmeno i candidati. Entrambi gli schieramenti dovranno a questo punto decidere al più presto. Quasi certamente per quel che riguarda il centrodestra il nome verrà scelto tra una rosa di tre nomi: Renata Polverini leader dell’Ugl, molto apprezzata da Gianfranco Fini, Luisa Todini, imprenditrice ed ex europarlamentare forzista, che gode del sostegno di Berlusconi, ma che potrebbe anche essere candidata alla presidenza della regione Umbria, e il senatore Andrea Augello che il sindaco di Roma Alemanno ha definito come un “candidato serio, credibile e preparato”. Ad oggi, secondo i ben informati, ci sarebbe la leader sindacale, nettamente favorita sugli altri due. Quadro più caotico sull’altro versante anche perché, fino ad una settimana fa, la ricandidatura di Marrazzo sembrava scontata.
Per ora circolano solo voci. Di certo non c’è nulla. Sicuramente sul profilo del candidato peserà il parere del neosegretario Bersani che proprio qui nel Lazio ha ottenuto il successo del “suo” Alessandro Mazzoli nella corsa alla segreteria regionale. Le primarie di domenica hanno decretato la vittoria di Mazzoli nei confronti del franceschiniano Roberto Morassut. Anche per questo motivo l’ipotesi Veltroni, per quanto suggestiva, appare poco praticabile. Lo stesso ex sindaco di Roma, tirato in ballo dal vociare vertiginoso di queste ore, si è detto non interessato alla candidatura. Ma chi lo conosce bene sa che Veltroni, rimasto senza cariche operative, stia soffrendo non poco questo particolare momento della sua vita politica.
Un no secco è arrivato anche da Ignazio Marino, nome circolato con insistenza nella giornata di ieri. Si è parlato di Nicola Zingaretti, che però ha dichiarato più volte di voler restare alla guida della Provincia di Roma. Rifiuto anche da parte di Enrico Gasbarra, predecessore di Zingaretti. C’è chi ha proposto la candidatura di David Sassoli, l’ex volto del Tg1 eletto a furor di popolo alle ultime europee. Qualcuno ha fatto notare che sarebbe però il terzo anchorman presentato dalla sinistra qui nel Lazio dopo i colleghi Badaloni ( eletto nel 1995 e sconfitto nel 2000 da Storace) e Marrazzo. Quindi meglio percorrere altre strade. Magari affidandosi a qualche donna navigata ed esperta come Giovanna Melandri, ex Ministro del Governo Prodi, o Silvia Costa, attuale europarlamentare già assessore nella giunta Marrazzo. O puntare sul nuovo, magari presentando l’enfant prodige Deborah Serracchiani.
Ma come dovrà essere scelto il candidato? Nel Pd più di un esponente ha avanzato l’ipotesi primarie. In attesa che Rutelli con il suo sparuto gruppo decida cosa fare c’è poi l’incognita legata all’Udc. Il movimento di Casini cercherà alleanze o correrà da solo? Nello scacchiere che si sta delineando in queste ore anche questo è un elemento non marginale.