Nel Marocco di Mohamed VI c’è spazio per la verità sulla Shoah
01 Ottobre 2011
Il Marocco è diventato questa settimana il primo paese arabo a organizzare una conferenza allo scopo di far conoscere la Shoah e la sua realtà storica. L’unico precedente nel mondo islamico sull’olocausto era stato l’incontro negazionista di Teheran nel 2006, voluto dal presidente iraniano Ahmadinejad, che ha reiterato le sue offensive assurdità proprio negli scorsi giorni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L’ideatore della conferenza marocchina è stato Elmehdi Boudra, 24 anni, di religione musulmana, laureando in Scienze politiche presso l’Università Al-Khawayn di Ifrane, a due ore a sud dalla capitale Rabat. Il giovane è presidente dell’Associazione “Mimouna”, nata per diffondere la conoscenza della cultura ebraica in Marocco e il dialogo tra ebrei e musulmani.
Ad organizzare l’evento ha contribuito anche Peter Geffen, che nel 1988 ha fondato il programma di studio “Kivunim”, per permettere agli studenti ebrei dei college americani di incontrare correligionari di tutto il mondo attraverso i viaggi, alcuni dei quali proprio in Marocco.
Hanno partecipato studiosi e soprattutto sopravvissuti della Shoah come Elizabeth Citron, che ha raccontato la propria esperienza di ebrea tra Romania ed Ungheria, l’obbligo d’indossare la stella gialla, prima di essere deportata ad Auschwitz Birkenau.
Alla fine ha parlato Andrè Azoulay, consigliere ebreo di re Hassan II prima, e ora di suo figlio Mohamed VI. Azoulay si batte da molti anni perché a Mohamed V, nonno dell’attuale sovrano del Marocco, venga dedicato un albero nel Giardino dei Giusti in Israele, per essersi rifiutato di consegnare gli ebrei marocchini perché fossero inviati nei lager nazisti.
Peter Geffen ha dichiarato che “aprire una discussione su questo argomento in un momento in cui sembra diffondersi l’idea della negazione della Shoah, è un indiscutibile passo in avanti”, ancora più interessante perché “la primavera araba non era ancora cominciata”, quando un gruppo di studenti universitari musulmani di 20-21 anni, in dicembre, ha iniziato a riunirsi per pensare alla conferenza.
Tale passo avanti può essere legato comunque proprio agli sviluppi che si stanno avendo in questi mesi nel mondo arabo. In Marocco è stata approvata il 1° luglio una riforma costituzionale che prevede la cessione di una parte dei poteri del re al Primo Ministro, in direzione di una monarchia costituzionale. L’affluenza alle urne per il referendum è stata del 72,65% e hanno vinto i “sì” con il 98,5% dei voti.
La nuova Costituzione ristabilisce la pluralità e l’apertura della società marocchina pur nel contesto dell’islam, che rimane religione di Stato, ma viene declinato in senso moderato, tollerante, volto alla comprensione reciproca e incline alla parità tra uomo e donna, garantita, almeno sulla carta, dal Codice di famiglia (Moudawana) del 2004.
Nei confronti delle donne saranno attuate forme di discriminazione positiva per consentire loro di accedere alle cariche elettive e la nuova Costituzione prevede la creazione di un’Authority contro ogni tipo di discriminazione “sul sesso, il colore della pelle, la fede, la cultura, l’origine sociale e regionale, la lingua”, tanto che il berbero diventa lingua ufficiale al pari dell’arabo, ed anche “sulla disabilità”, ha spiegato Hassan Abouyoub, ambasciatore marocchino a Roma, in un’intervista a questo giornale, all’indomani del referendum.
Ma sebbene la situazione della donna marocchina sia migliore di quella di molte altre donne nel mondo arabo e in generale il Marocco sia stato solo relativamente investito dalle proteste popolari, a fine febbraio una giovane madre nubile con due bambini, Fadwa Laroui, 25 anni, si è data fuoco per protesta davanti al Municipio di Souk Sebt, una cittadina nel centro del Paese: in quanto non sposata, era stata esclusa dall’assegnazione di case popolari.
Un cammino verso la modernità – quello del Marocco – che passa anche la trasformazione infrastrutturale. Il presidente francese Sarkozy due giorni fa è stato in visita a Tangeri, per presenziare assieme ad Mohamed VI alla posa della prima pietra del cantiere dell’alta velocità ferroviaria marocchina. Una ditta francese costruirà proprio una linea ferroviaria ad alta velocità che dal 2015 collegherà Casablanca a Tangeri in poco più di due ore in treno, con treni che toccheranno punte di velocità di 320 km orari. A tal fine sono stati stanziati dal governo marocchino tre miliardi di euro, 920milioni dei quali oggetto di prestito dalla governo francese.