Nel memoriale di Geithner mancano nomi e cognomi
14 Maggio 2014
Forza Italia chiede una commissione d’inchiesta dopo le rivelazioni fatte dall’ex segretario del Tesoro di Obama, Tim Geithner, che nel suo ultimo libro racconta di essere stato avvicinato da un paio di euroburocrati durante il G20 del 2011: "Ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere", scrive Geithner, "volevano che rifiutassimo di sostenere i prestiti del Fondo Monetario all’Italia, fino a quando Berlusconi non fosse andato via".
Che una commissione d’inchiesta faccia luce sul tormentato autunno di tre anni fa non è una proposta da escludere a priori, a patto di non ricadere mani e piedi nella logica del complotto inseguendo Grillo sulla sua strada maestra. Del resto Geithner poteva essere un attimo più preciso: nel libro non fa i nomi dei due funzionari europei emissari del complotto e fino ad oggi non ricordiamo evidenze della intelligence sulla cospirazione. Un po’ più di cautela e trasparenza non guasterebbero.
Nel mondo anglosassone è tradizione che gli ex della politica si diano alla memorialistica e non volendo giustamente sfigurare nelle classifiche dei bestseller devono pur condirli con una certa dose di sensazionalismo: oggi il Daily Beast si diverte a punzecchiare "Stress Test", il libro di Geithner, ricordando come il mandato del segretario al Tesoro fu controverso e inviso a destra come a sinistra.
Parliamo di un uomo cresciuto nell’establishment bancario della East coast, una figura politica ed economica espressione dei "poteri forti", chiamato da Obama al governo dopo aver guidato la Fed nel pieno della tempesta finanziaria. Favorendo il salvataggio di AIG, Bear Stearns e altri giganti "troppo grandi per fallire". Sempre nell’interesse del popolo americano, naturalmente…