Nel mondo che cambia, l’Italia di Renzi sempre più isolata
16 Aprile 2016
di Daniela Coli
Per un Paese vulnerabile come l’Italia non è certo sensato attivare conflitti. Adesso ci troviamo quasi sul punto di rompere le relazioni con l’Egitto, di essere isolati in Medio Oriente, come lo siamo in Europa. È preoccupante che i giornali dell’establishment abbiano seguito l’escalation di Renzi sul caso Regeni. Diversamente da quanto hanno riferito i nostri media, dal 25 gennaio fino all’11 aprile, le maggiori preoccupazioni per l’Egitto non sono state l’Italia e il caso Regeni ma il problema del gas e l’accordo con l’Arabia saudita sulle isole di Tiran e Sanafir, di fronte a Sharm El Sheikh, per il permesso di transito a Israele nello stretto di Tiran.
Il presidente Al Sisi e re Salman dell’Arabia Saudita hanno risolto una complessa questione con un trattato bilaterale: un evento storico nelle relazioni internazionali, che dà l’idea di quanto siamo ormai lontani dal Novecento. Come ha informato Il Foglio, nel Mediterraneo è in atto uno scontro energetico tra Israele ed Egitto, dove è stato scoperto il grande giacimento di gas Zohr, di cui Eni ha l’appalto. In Israele il governo Netanyahu ha deciso di affidare alla Noble Company lo sviluppo dei giacimenti di gas Leviatano e Tamar. Per i media britannici Zohr dovrebbe essere operativo nel 2017, prima di Leviatano e Tamar, che hanno bisogno di quattro anni per entrare in funzione.
Il governo italiano avrebbe dovuto essere soddisfatto del fatto che il Mediterraneo diventasse un polo energetico alternativo allo sviluppo dello shale gas statunitense e alla decadente Opec, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, costretta a negoziare con Mosca che non ha mai fatto parte del Cartello. E, quindi, era necessario mantenere buoni rapporti con l’Egitto. Invece Renzi ha scatenato una campagna che ha come unico effetto quello di destabilizzare Al Sisi. Il New York Times ha solo pubblicato qualche articolo redazionale su Regeni, non un editoriale di Roger Cohen. Il Washington Post ha accolto favorevolmente l’accordo tra Israele, Egitto e Arabia saudita, e – come vedremo – la Turchia, osservando che Israele è meno isolata in Medio Oriente che negli Stati Uniti.
Non si comprende l’attacco renziano all’Egitto di Al Sisi, alle prese con un disperato bisogno energetico. Mentre l’Italia ritirava l’ambasciatore, al Cairo, l’11 aprile scorso, re Salman con Al Sisi risolveva appunto il problema del passaggio israeliano nello stretto di Tiran. Le due isole di Tiran e Sanafir appartenevano all’Arabia Saudita, furono occupate dagli israeliani nel 1967 e restituite da Israele all’Egitto col trattato di pace del 1979. L’11 aprile Al Sisi ha ceduto la sovranità delle due isole all’Arabia saudita, il Paese che, insieme agli Stati del Golfo, ha generosamente aiutato l’Egitto; re Salman ha anche dato all’Egitto 20 miliardi di euro per un ponte sul mar Rosso.
La cessione delle isole – come hanno riferito i media britannici – ha provocato proteste nazionaliste in Egitto, che non avevano niente a che fare con Regeni, come hanno invece sostenuto in Italia giornali come La Stampa. Re Salman si è poi recato in Turchia, accolto trionfalmente da Erdogan, per ristabilire i rapporti con Al Sisi: Erdogan era un sostenitore dei Fratelli Musulmani e di Morsi, e sognava la fine della Siria e l’impero neo-ottomano: l’obiettivo delle Primavere Arabe di Obama.
L’incontro di Salman con Erdogan è stato produttivo, non solo per ricucire i rapporti con l’Egitto, ma anche perché il leader turco si è impegnato a combattere il terrorismo. Questi eventi spiegano almeno in parte la decisione tedesca di processare il comico che aveva fatto satira su Erdogan, presidente di uno Stato membro della NATO. Angela Merkel è stata criticata in Italia, ma la cancelliera sa giocare le sue carte. Deutsche Bank, insieme ad altri istituti finanziari tedeschi e cinesi, costruirà un grande impianto di gas in Egitto e la Siemens si occuperà delle turbine. Il presidente francese Hollande, al Cairo dal 16 al 19 aprile, firmerà contratti per armamenti militari e per un sistema di comunicazione satellitare per la difesa dell’Egitto.
Contratti che avrebbe potuto firmare l’Italia se il caso Regeni non fosse stato così politicizzato, al punto che al ministro Guidi, al Cairo per firmare contratti il giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Regeni, fu chiesto da Roma di ripartire immediatamente. L’Iran è rimasto l’unica carta in mano all’Italia, tanto che Renzi si è precipitato a Teheran a firmare contratti, dopo l’accordo Egitto-Sauditi-Israele-Turchia. Renzi è stato accolto con tutti gli onori da Rohani, che però fa ottimi affari anche con Israele. Certo, i sofisticati e acuti iraniani nutriranno dubbi sull’affidabilità dell’Italia per come Renzi si è comportato con l’Egitto.
Rohani è stato a Roma come a Parigi, l’Iran non si è lasciato dietro aperta solo la porta dell’Italia. Ed Eni ha già ceduto il 20% di Zohr alla russa Lukoil, segno che la Russia non ha problemi con l’Egitto di Al Sisi. Forse Renzi e i suoi consiglieri non si sono accorti che la Guerra Fredda è finita da tempo – Putin si complimenta con Obama, con cui si è accordato sulla Siria – ma soprattutto non hanno capito che il conflitto tra sciiti e sunniti è un problema che preoccupa tutto il modo arabo.
Il conflitto è stato generato da Bush Figlio con l’invasione e l’occupazione dell’Iraq e l’emarginazione dei sunniti. Come dicono i britannici, il conflitto tra sciiti e sunniti iniziò il giorno delle elezioni, perché i sunniti sapevano di essere in minoranza e di essere destinati alla segregazione o al genocidio. Se Obama non diede l’ordine di imporre una “no-fly zone” sulla Siria è stato per il veto russo, per l’opposizione del parlamento britannico e anche per l’intervento dell’Arabia Saudita, che non voleva la destabilizzazione di tutta la regione.
L’Arabia saudita non ha inteso mandare un messaggio anti-Iran a Washington, come sospetta qualche zelante filo-iraniano, sta soltanto cambiando il mondo. Renzi e la sinistra non hanno capito che si sta quasi tornando a Vestfalia, a un’epoca nella quale non si interferiva negli affari interni degli Stati, non si legittimavano le guerre con l’esportazione della democrazia o dei diritti umani, e si rispettava l’ordinamento politico, giuridico e le tradizioni di ogni Stato. Francesi, britannici, americani, tedeschi fanno affari con sauditi e con iraniani. A Parigi, Rohani è stato accolto con grande amicizia e rispetto dallo stesso Hollande che va in Egitto.
Renzi è inadeguato a percepire i grandi cambiamenti in corso nelle relazioni internazionali ed è preoccupante come il presidente del Consiglio e i media italiani siano ottimisti sulla Libia e stiano giocando tutte le carte su un premier, Serraj, nominato dal tedesco Kobler per l’Onu, e ancora rinchiuso in una base navale di Tripoli, mentre seimila “migranti” sono già sbarcati in Italia questa settimana dalla Libia. Chissà se ad aiutarci in una eventuale missione NATO in Libia sarà l’Iran, visto il Regno Unito ha già fatto sapere che non può certo essere una ex potenza coloniale fascista ad avere un ruolo di guida nella ex Jamaria di Gheddafi.