Nel Pdl ben vengano le idee di Fini. Se ci sono
10 Settembre 2009
di redazione
E ancora: “Credo che non si tratti di favorire la morte ma di prendere atto dell’impossibilità di impedirla, affidando all’affetto dei familiari e alla scienza dei medici la decisione”. E per questo – aggiunge Fini – farò "il possibile per correggere alla Camera un testo che difetta nel rispetto di questo principio".
“Se un giorno ci sarà modo di discutere, il che vuol dire anche con eventuali emendamenti, con cose non collimanti con il testo del Senato, non ci sarà nulla di male se si metteranno a confronto delle posizioni, magari anche votando: sarà un momento in cui il Pdl non avrà fatto un passo indietro ma un passo in avanti o forse il primo momento in cui si sarà comportato da partito del 35-40% dei voti”. E non si tratta di fare una “crociata contro i cattolici, per i quali ho il massimo rispetto” ma “chi dice che su queste questioni decide la Chiesa e non il Parlamento per me è un clericale. Per me spetta al Parlamento decidere".
"Sul testamento biologico credo che non si sia fatto tutto il possibile per trovare un punto di equilibrio". Il "rispetto della volontà della persona, della famiglia, e del parere scientifico del consiglio medico" sono i punti che secondo il presidente della Camera andrebbero inseriti nella legge. «Prescindendo da essi – ha detto – non si fa una buona legge".
Se il presidente Fini avesse approfondito la lettura del testo della legge che è attualmente in discussione alla Camera – testo su cui ogni volta che è possibile dice la sua –, si sarebbe accorto che quando parla di “decisione finale” da affidare all’affetto dei familiari e alla scelta dei medici e di "rispetto della volontà della persona, della famiglia, e del parere scientifico del consiglio medico" parla lo stesso linguaggio della legge licenziata dal Senato. Poiché, fermo restando il rifiuto di ogni forma di eutanasia e di accanimento terapeutico, la tutela della volontà del malato e la professionalità del medico curante, attualizzata in base ai progressi della scienza, è esattamente il principio a cui la legge si è ispirata.
Se poi il presidente della Camera si fosse preso la briga si paragonare il testo base presentato all’inizio dell’iter parlamentare con il testo finale approvato in Aula probabilmente si sarebbe accorto che l’approvazione della legge sul testamento biologico è stata il frutto di mesi di dibattito, di mediazione e di una discussione sempre attenta alle posizioni di tutti, fino a raggiungere un punto di equilibrio, quello che lui stesso auspica, senza soggezioni né condizionamenti provenienti d’Oltretevere nei confronti della libertà dei senatori, ma anche senza cedimenti aprioristici ad un laicismo politicamente corretto. E altrettanto probabilmente avrebbe pensato un attimo prima di sostenere che nell’approvazione di quella legge non sono state rispettate le prerogative del Parlamento.