Nel Pdl i laici e i cattolici discutono sul biotestamento e su molto altro

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Nel Pdl i laici e i cattolici discutono sul biotestamento e su molto altro

08 Maggio 2009

Ma quale morto. Il testamento biologico è vivo e vegeto e si appresta a varcare le soglia di Montecitorio molto prima di quanto si voglia far credere. È questione di settimane, infatti, e il ddl uscito da Palazzo Madama verrà calendarizzato in Commissione Affari sociali della Camera. Il testo che approderà all’esame della Commissione verrà discusso e ridiscusso, per arrivare in Aula certamente prima della pausa estiva. Anche se l’ultimo scorcio di attività parlamentare non basterà a far approvare la legge sul fine vita e, probabilmente, bisognerà aspettare settembre per ottenere il via libera della camera bassa del nostro Parlamento. Perché, oltre ai "tempi tecnici" su cui ormai sono molti i fattori a giocare contro, la battaglia a Montecitorio si preannuncia molto più agguerrita e lunga di quanto sia stata al Senato.

La decisione di rimandare di qualche settimana l’inizio della discussione si  giustifica con l’imminenza delle elezioni amministrative ed europee di giugno, un appuntamento che potrebbe causare ulteriori condizionamenti politici ad un dibattito che non sarà di certo irrilevante. E intanto c’è già chi, all’interno dei vari partiti, si fa i conti e preconizza l’esito della battaglia politica. Se il Pdl marcia – come sembrerebbe – compatto, in Commissione non dovrebbero esserci problemi per raggiungere una maggioranza, allargata a una parte dei cattolici democratici del Pd e i deputati Udc, che approvi in tutto o in parte il testo uscito dal Senato.

I malpensanti che hanno dato per spacciato il destino della legge sul fine vita dovranno ricredersi su tutto. E tutti coloro – come il senatore del Pd Marino – che hanno sperato che il lavoro del Senato venisse cancellato come con un colpo di spugna da una dilazione nel tempo della discussione della legge – ci assicurano dale file della maggioranza – è meglio che si mettano l’anima in pace. Il dibattito sul fine vita riprenderà infatti da dove era stato sospeso. Con i due punti fermi su cui tanto hanno discusso una parte dell’opposizione e anche della maggioranza: idratazione e alimentazione non sono terapie e quindi non possono essere soggette a dichiarazione anticipata di trattamento e, in caso di incoscienza del malato, l’ultima e definitiva parola spetta al medico.

Intanto su questi due punti continua ad infuriare la polemica a sinistra. L’opposizione ha dato battaglia sul piano politico ma lo sta dando soprattutto sul piano culturale, mobilitando tutto il gotha dell’intellettualità gauchiste sul fronte una lotta senza quartiere contro – parola di Micromega – la “sboccata crociata oscurantista”. Segno dei tempi: mentre il 60 per cento degli operai dichiara di preferire il Pdl al Pd, Reset, Micromega, Left aprono il fronte bioetico e invece di reinventarsi una identità politica e culturale in cui il vecchio elettorato di sinistra può tornare a riconoscersi, discettano su libertà e tortura secondo un copione oramai stucchevolmente di moda tra “angeli e demoni”. Paolo Flores e compagni alzano il tiro, lo fanno usando toni antireligiosi, anticlericali e illiberali il cui unico obiettivo però rischia di essere un ulteriore scollamento della sinistra dalla realtà e dal suo elettorato. In tutto questo Franceschini (insieme a tutta la componente degli ex Mergherita e teo-dem del Pd) preferisce non parlare. Lasciando il campo libero ancora una volta alle componenti più radicali del suo partito.

Altra storia nel Pdl, dove questa mattina grazie all‘iniziativa di quattro fondazioni di centrodestra, si discuterà proprio del rapporto tra il laici e i cattolici. Secondo i promotori dell’iniziativa, a differenza di quanto è avvenuto e sta avvenendo nel Pd, "il Pdl è una grande casa, nella quale convivono indistintamente laici e cattolici, che trovano entro il perimetro del nuovo partito un comune sentire di ideali e di intenti. Ma il Pdl è anche il luogo in cui le differenze e la distanza delle idee trovano lo spazio per il confronto e per il dialogo". Solo se credenti e non credenti affermano liberamente le ragioni della fede e  della politica al riparo dalle nuove ideologie scientiste e laiciste sarà possibile rintracciare quei principi comuni che tanto servono per affrontare con decisione le nuove sfide della modernità.