Nel Pdl l’unico che continua a pensare al futuro è Berlusconi

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Nel Pdl l’unico che continua a pensare al futuro è Berlusconi

03 Marzo 2009

Perché Gianni Alemanno chiede che Silvio Berlusconi venga eletto leader del Pdl attraverso uno scrutinio segreto e non per acclamazione? In primis per dare fastidio al grande capo, per fargli capire che sì, alla fine il Congresso andrà come vuole lui, ma che non per questo il copione dovrà essere per forza quello scritto da Silvio.

E poi per cercare di preparare le condizioni del dopo Berlusconi, creando un utile precedente. Anche se in politica, è noto, i precedenti servono quando si ha la forza per farli contare. La partita, in questa fase, si gioca su due binari. Uno è legato alla stretta attualità, l’altro riguarda il "dopo Berlusconi", ipotesi che nessuno oggi ha mai avuto apertamente il coraggio di sollevare, fatta esclusione per il politologo Alessandro Campi. Intanto è con la stretta attualità quella con la quale dirigenti di An e Fi avranno a che fare nelle prossime settimane. I forzisti ambiscono a dar vita ad un partito leggero, senza tessere e privo di quelle giurassiche architetture da Prima Repubblica, personalizzando il tutto sulla immagine e sulla leadership del capo.

Il cosmo di An ne è ben consapevole, in parte condivide il progetto, e proprio per questo lavora per creare delle leve di gestione del partito (i famosi luoghi delle decisioni). Perché queste leve? Semplice, oggi servono per impugnarle e cercare di ridurre lo strapotere berlusconiano, impedendogli di fare il bello e il cattivo tempo. E, in vista del domani, per impadronirsene e spianare la strada della leadership a Gianfranco Fini. Ambizioni lecita e mai nascosta.

Unanime è la convinzione che Berlusconi debba essere il leader. Diverse, come abbiamo già detto, le modalità con le quali eleggerlo.

“L’acclamazione è un’arma a doppio taglio”, ha spiegato Alemanno, “rende l’immediatezza della leadership ma assomiglia a una scorciatoia senza controprova. Io, se fossi Berlusconi, chiederei un voto classico a scrutinio segreto, la leadership di Berlusconi non è in discussione, al contrario deve passare dalla legittimazione carismatica al confronto con le regole di un partito strutturato”. Il fatto è che il “voto classico” è davvero troppo per uno che ha fondato un partito arrampicandosi sul predellino della sua berlina in un freddo pomeriggio di novembre.

Di certo la sortita di Alemanno non sarà affatto piaciuta a Silvio, che tutto vuole fuorchè ricadere in noiose liturgie di quella che lui definisce la “politica politicante”.

Intanto fervono i lavori per la stesura definitiva dello Statuto, anche se sorprendono le ultime dichiarazioni di La Russa a proposito del partito, “entro la settimana prossima andrà definita una geometria complessiva”, una esclamazione che fa comprendere quanto siano lenti  i tempi in questa fase. Ci sono poi ancora alcuni nodi da sciogliere: il triumvirato Bondi La Russa Verdini, la scelta dei candidati per le elezioni amministrative, il ruolo di Fini, le strategie per le europee e i coordinamenti regionali.

Cominciamo da Fini, la cui libertà di movimento è limitata dal suo ruolo istituzionale, ma che non per questo rinuncerà a far sentire la sua voce nel nascituro Pdl. Per lui è pronto un ruolo di rango europeo all’interno del Partito Popolare Europeo, magari come ambasciatore del Pdl a Bruxelles. In questo caso non entrerebbe in conflitto con la sua presidenza della Camera. I suoi colonnelli ad ogni occasione utile rivendicano a Fini il naturale ruolo di n.2 del partito, ultimo il caso Gasparri che intervistato dal settimanale del Corriere della Sera, ha ribadito quale sarà il profilo di Gianfranco: “nella scala gerarchica del Pdl viene subito dopo Berlusconi poichè è il più rappresentativo”.

Capitolo candidature per le elezioni amministrative. Dopo aver tirato fuori dal cilindro il duo Cappellacci – Chiodi ora prende sempre più corpo l’idea di candidare Giovanni Galli, l’ex calciatore del Milan degli anni ’80, come sindaco di Firenze. Tutte, politicamente parlando, facce nuove. D’altronde il messaggio del Cavaliere è chiaro: candido chi dico io. Gente non inquinata politicamente, persone fresche. Dietro i quali magari mettere tecnici e professionisti della politica, certo.

Ma il candidato che dovrà metterci la faccia dovrà essere sempre una novità. Come sceglierla? attraverso le primarie? Berlusconi non impazzisce per questa ipotesi. Meglio il così detto “modello Imperia”, sperimentato nella città ligure, dove, guarda caso, un certo Claudio Scajola è di casa. Ecco come funziona: si scelgono i nomi più affiatati con i territori, si verificano con sondaggi scientifici, si sottopongono al confronto degli stati generali degli eletti e dei rappresentanti delle categorie. E poi gli organi dirigenti del Pdl daranno l’ok su questi nomi, venuti dal basso e non dai vertici dei partiti. Un modello questo che proprio ad Imperia, dove Forza Italia ha il 42% dei voti, ha permesso la candidatura a sindaco ad un uomo di An.

Ancora dubbi sui coordinatori nazionali. Ci sarà il triumvirato composto da Bondi La Russa e Verdini o il coordinamento verrà ridotto a solo due elementi? In attesa che il nodo venga sciolto Sandro Bondi ha già fatto sapere che nel caso spettasse a lui il coordinamento del nuovo partito sarebbe disposto a lasciare il Ministero dei Beni Culturali per dedicarsi anima e corpo al progetto, perchè, parole sue, “si può fare bene un lavoro alla volta”. Berlusconi stesso ha chiesto questo sacrificio al suo fedelissimo perché lo vuole impegnato totalmente sul partito.

Magari spetterà proprio all’attuale titolare di via del Collegio Romano avere rapporti con i coordinatori regionali che verranno nominati nelle prossime settimane. Ecco le suddivisioni, sei regioni andranno ad An: Piemonte, Friuli, Marche, Lazio, Calabria e Sardegna. Le altre a Forza Italia. Irrisolto il nodo dei piccoli, Giovanardi vorrebbe l’Emilia Romagna, Rotondi la Basilicata. Ma in questo caso Nucara, Caldoro e la Mussolini rimarrebbero senza nulla.

Statuto, ruoli, organigramma, divisioni dei coordinamenti e scelte sulle candidature europee. Tutto andrà fatto in fretta e senza sollevare malumori. Il 7 giugno si avvicina e anche in occasione di questo appuntamento elettorale Berlusconi è deciso a fare il pieno di voti, tanto che sarà lui stesso capolista in tutte le circoscrizioni. Poi in estate è prevista la nomina di nuovi ministri (Brambilla, Mantovano e Urso in pole position) mentre a settembre da via del Plebiscito vorrebbero far ripartire in pieno la tv della Libertà. Sarà un progetto meno dispendioso del precedente che potrebbe invece sfondare come web tv e sfruttare al meglio la piattaforma sky. Mentre gli alleati pensano se eleggere Silvio per acclamazione o meno, lui già pensa al futuro. Quello con F maiuscola.