
Nel Pdl si torna a fare politica parlando di debito e destino dell’euro

23 Gennaio 2012
Fine settimana di intensi lavori per il Pdl, con i vertici del partito impegnati a confrontarsi apertamente sui temi caldi della crisi economica, del destino dell’euro, del debito pubblico e delle liberalizzazioni. Si è partiti giovedì in Senato con il convegno “Abbattere il debito si può si deve”, organizzato dal gruppo parlamentare Pdl Senato di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Il dibattito è ruotato attorno alla proposta Cutrufo, confluita in un disegno di legge presentato in Parlamento. L’idea è quella di istituire una tassa di scopo, denominata contributo di riequilibrio, avente l’obiettivo di abbattere lo stock di debito per un ammontare pari a 400 miliardi di euro, in maniera da riportare il rapporto debito/PIL sotto la soglia psicologica del 100%. Come ha ricordato il professor Forte, chief economist del centro-destra, il problema del debito pubblico non è soltanto relativo ai valori flusso e quindi risolvibile attraverso l’azzeramento costante del deficit, ma anche e soprattutto relativo all’ammontare del valore assoluto, pari a 1.900 miliardi di euro. Da qui l’idea di un prelievo per abbattere questa gigantesca massa di debito, assimilabile ad un prestito che i contribuenti possono anche decidere di pagare secondo un piano di rateizzazione trentennale e con un rimborso dello stesso previsto grazie alle risorse derivanti dall’alienazione del patrimonio pubblico e dall’evasione fiscale. Parallelamente a questo verrebbe creato, in seno al Ministero dell’Economia, un fondo per il debito ed una società veicolo di proprietà statale avente l’obiettivo di emettere obbligazioni ad elevato rating, disponendo di una garanzia rappresentata dal patrimonio pubblico. Il prelievo sarebbe rivolto a tutti, con l’eccezione delle fasce di reddito più deboli, e verrebbe applicato in forma progressiva in funzione del reddito complessivo realmente percepito.
Nel convegno si è anche discusso di un altro tema caldo del momento, quello delle agenzie di rating. Il giudizio espresso da Edward Luttwak, economista e saggista americano, è stato pesantissimo. Luttwak ha accusato le agenzie di rating di non aver più alcuna credibilità da parte del mercato, che si comporta in maniera difforme rispetto ai loro giudizi e ha evidenziato come “esista un palese interesse privato che incide sui giudizi formulati da queste agenzie”. Un tema, questo, che sta passando fortunatamente dall’ambito economico a quello del diritto penale, a seguito della recente azione della magistratura, che ha finalmente deciso di avviare le indagini contro queste istituzioni, accusati di aver manipolato il mercato e di aver diffuso notizie tendenziosamente false, al fine di trarne profitto. Da questo punto di vista, è stata premiata la recente campagna di sensibilizzazione del Pdl su questo tema, culminata nella iniziativa di Laura Ravetto che ha presentato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato affinché verificasse se non ci fosse stato un abuso di posizione dominante da parte dell’agenzia di rating Standard&Poor’s.
Il secondo convegno si è svolto venerdì alla Camera ed ha visto la partecipazione dello stato maggiore del PDL al completo. Due dei temi caldi sono stati il futuro dell’Euro, da affrontare come problema politico e quello delle liberalizzazioni. Il professor Forte ha ricordato come, su questo fronte, ci debba essere una gerarchia operativa, consistente nel partire prima dalla liberalizzazione delle reti e delle public utilities, poiché gas, elettricità e trasporti sono tra le componenti di spesa che più incidono sulla spesa della famiglie e, quindi, sull’inflazione. In un secondo momento è necessario privatizzare le professioni e solo in un terzo momento benzinai, farmacisti, edicole e taxi. Rispetto alla strategia elaborata da Monti di iniziare a liberalizzare i settori a più basso impatto inflazione, la proposta di Forte risulta essere più razionale dal punto di vista dell’impatto sulla crescita e della accettazione sociale. Senza dimenticare la riforma del mercato del lavoro, che secondo il centro-destra dovrebbe avere come obiettivo principale quello di creare un sistema di contrattazione salariale decentrato e di diritto privato, da contrapporre al sistema del contratto unico accentrato di diritto pubblico che da sempre ha caratterizzato il rapporto tra imprese e lavoratori, per il tramite dell’oligopolio sindacale CGIL-CISL-UIL. Un metodo di contrattazione, quest’ultimo, che nel mondo occidentale è risultato perdente e che ha portato ad un incremento della disoccupazione, ad un calo del gap di produttività verso i paesi che tale sistema non adottano e al disincentivo nel premiare i più meritevoli. Sì, quindi, al riconoscimento dell’eterogeneità dei bisogni dei lavoratori, ai quali venir incontro con la contrattazione su base aziendale e personale, no alla procrastinazione del modello centralista e statalizzato sostenuto dal centro-sinistra.
A giudicare dal successo di pubblico che entrambi i convegni hanno fatto registrare, si può dire che il PDL ha lanciato una nuova fase di riflessione e discussione al suo interno, con l’intento di formulare nuove proposte concrete e attuabili da tenere in caldo per i prossimi mesi, quando, se Monti dovesse continuare a non convincere la politica e i mercati con il proprio modello economico, il partito potrebbe essere richiamato a prendere di nuovo il timone del paese.